«Mi sembra che molti oggi parlino di donne e aborto senza conoscere davvero l’impatto profondo che questa esperienza ha su di loro».
Un ordine esecutivo per garantire che tutti i bambini sopravvissuti all’aborto ricevano le cure necessarie. È durato meno di tre minuti il discorso, preregistrato, con cui Donald Trump è intervenuto per la prima volta all’annuale National Catholic Prayer Breakfast, evento svoltosi stavolta solo con collegamenti da remoto, a causa del Covid-19.
Migliaia di bambini nati all’estero da utero in affitto, i committenti ancora bloccati dalla pandemia. Da San Pietroburgo si pensa a un volo per 30 neonati, con destinazione Pechino. Il caso India.
All’esame della Commissione giustizia le proposte di Giorgia Meloni e Mara Carfagna.
Dove finiscono i resti mortali dei bambini abortiti con la RU486? Prima della pubblicazione delle nuove linee guida avvenuta nell’agosto scorso, i corpicini abortiti con la suddetta pillola, al pari di quelli abortiti chirurgicamente, potevano avere un doppio destino. O finivano nei rifiuti speciali e quindi, infine, nell’inceneritore oppure trovavano sepoltura grazie ad apposite convenzioni con realtà associative quali l’Associazione difendere la vita con Maria (ADVM) che nell’arco di poco più di una ventina di anni ha dato degna sepoltura a ben 360mila bambini mai nati. Tale pratica, oltre che essere comandata dal Magistero (cfr. Donum vitae), è giuridicamente legittima (cfr. Dpr 285/90, art. 7, comma 50).
Il 3 settembre, a due mesi esatti dalle elezioni presidenziali, Donald J. Trump ha inviato una lettera al mondo pro-life per sottolineare i risultati ottenuti nei quattro anni della propria Amministrazione e per rinnovare pubblicamente il proprio impegno antiabortista. Lo aveva fatto anche nel 2016, dopo avere firmato uno storico articolo, ovviamente passato in silenzio dalla grande stampa.
La Rai finanzia un docufilm, dal titolo «Tuttinsieme», in cui il regista Puccioni racconta la relazione con il suo compagno, a lui unito civilmente (celebrante Nichi Vendola e presente Monica Cirinnà), e i bambini avuti con la pratica della maternità surrogata, pratica vietata nel nostro Paese. Dunque noi contribuenti abbiamo finanziato l’uscita di questa pellicola.