Ci si inoltra nella vecchiaia da viandanti. Ogni giorno è una tappa che impegna le forze. È bene esaurirle, anziché risparmiarle. A quest’età non giova fare economie, scorte da tenere in magazzino. La dote quotidiana di risorse va consumata intera senza residui, come prescritto per la manna: se fatta avanzare per il giorno dopo, andava a male.
L’Ucraina cede, l’aggressore no e l’Europa scompare. Ma ricordiamo che Kiev è il Paese aggredito.
L’Europa non può prendere il posto degli Stati Uniti nelle forniture militari e Zelensky inizia a cedere: «Siamo pronti a lavorare velocemente per porre fine alla guerra».
Secondo il ministero della salute ucraino, circa quattro milioni di persone svilupperanno, nel prossimo futuro, disturbi mentali moderati o gravi. Oggi due terzi delle famiglie già soffrono di depressioni estreme.
I sondaggi Demos sulla guerra in Ucraina, con la sorpresa sui leader “protagonisti”: Zelensky perde metà dei consensi dal 2022, Trump verso 30%.
Vorrei riflettere con voi sulla figura dei “laici” nella Chiesa anche sollecitato dal “Giubileo della ministerialità” che sabato scorso si è celebrato in varie diocesi.
Il vertice di Londra rivela l’aspirazione europea a ritagliarsi un ruolo contrapposto a quello di Trump, ma nessuna soluzione alla guerra è possibile senza gli Stati Uniti e neanche la difesa europea è ipotizzabile senza le armi americane.
Il duro scontro nello Studio Ovale davanti ai media nasce da un rituale insolito per un incontro del genere: dilettantismo o “trappola” per ridicolizzare il presidente ucraino? In ogni caso la risposta del vertice di Londra appare confusa e velleitaria.
Mentre la Russia intensifica gli attacchi aerei, il Paese ostenta compattezza. Dietro le quinte, però, aleggiano gli interrogativi sul futuro del leader: «Costringerlo a farsi da parte o sostenerlo».
Per la destra suprematista al potere negli Usa il Governo di Netanyahu è un pilastro ideologico su cui poggiare il nuovo ordine mondiale in via di definizione con Vladimir Putin. Ora per l’Ue è il momento delle grandi decisioni: vale la pena tradire la natura di pace dell’Unione? Come sostenere attivamente il diritto internazionale? Perché non spostare la sede dell’Onu da New York a Strasburgo?