Qualcuno in realtà paga per gli errori di pm e giudici, ed è lo Stato, cioè noi.
I magistrati incrociano le braccia in molte città, con tanto di flash mob davanti al Palazzaccio, preoccupati del corretto funzionamento della democrazia. Ma la sincera apprensione per la giustizia appare poco credibile alla luce dell’interventismo politico di alcune correnti della magistratura.
Non scordiamoci che “il pettegolezzo” può distruggere persone e famiglie oltre che causare sofferenze che portano alla morte psicologica e spirituale.
La misura della felicità è la gratitudine. Gratitudine, grazioso, grazia, gratis vengono tutti da un’antica radice che indicava ciò che dà gioia, qualcosa che riceviamo senza essercelo aspettato, e per questo interpretato come dono divino. La grazia è questo: un dono elargito senza averlo chiesto o meritato, ma che inaugura in noi un modo di essere più vero, compiuto, luminoso. Una luce che non proviene solo da situazioni positive.
A tre anni di distanza dall’inizio della guerra in Ucraina Interris.it, in merito alla situazione umanitaria della popolazione civile nel Paese, ha intervistato il dott. Ettore Fusaro, membro del Servizio Europa di Caritas italiana operante a Kiev.
A tre anni dall’inizio della guerra, lo stato della fede è ancora un dato complesso da analizzare. Ma le Chiese sono da sempre vicine alla popolazione.
Nel terzo anniversario dell’inizio del conflitto nel Paese europeo, una riflessione del nunzio apostolico a Kyiv: è necessaria una mobilitazione collettiva delle coscienze per sradicare all’origine le cause di una guerra.
I sondaggi, le esperienze di Vance e Gabbard, i ripensamenti sui conflitti in Iraq e Afghanistan. Dopo tre anni di conflitto, c’è un “pensiero tragico” che si è fatto largo nel cuore della maggior potenza mondiale.
L’anniversario dell’inizio della guerra ha un sapore più amaro nella cava di Zaballya, dove si estrae il minerale prezioso. Mykola: «Non l’abbiamo consegnata a Putin, dovremmo ora regalarla a Trump?
Or sono quasi 6 anni scrissi delle difficoltà della transizione energetica a fronte del cortotermismo (neologismo horribilis) della politica; e anche del dubbio che la forma democratica occidentale potesse sopravvivere a una transizione energetica.