Credo la CHIESA una, santa, cattolica e apostolica

By 19 Maggio 2025Notizie Chiesa

L’editoriale della scorsa settimana ha approfondito l’importanza del Papa e perché gli dobbiamo fedele rispetto e obbedienza. Oggi, poiché Papa Leone XIV domenica 18 maggio inizierà solennemente il suo pontificato, rifletteremo sulla Chiesa prendendo come spunto la frase della Professione di fede che tratta dell’argomento.

Fino a questo momento affermiamo sempre “credo in”: Dio Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo… Ora, “la formulazione” cambia in “credo la”. Anche se apparentemente la diversità può apparire irrilevante, in realtà è sostanziale. “Credere in” significa riporre la propria vita e la propria fiducia nelle mani di colui in cui si crede, aprendosi esistenzialmente a lui e accogliendolo nella propria vita. “Credere la Chiesa” significa avere la certezza della sua natura, che si manifesta nella sua unicità esclusiva, nella sua santità, nella sua cattolicità e nella sua apostolicità. Affermando: “Credo la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica” noi affermiamo degli “attributi” che “qualificano” la Chiesa nel suo essere e nel suo esprimersi. Ma, con questi quattro termini esprimiamo anche le “dimensioni” che strutturano la natura della Chiesa e sono fondamentali, poiché se ne togliamo uno viene a mancare un elemento costitutivo del suo “essere Chiesa”. Ebbene, questi sono i “pilastri” su cui si regge l’intera piattaforma ecclesiale.

Chiesa “Una”

L’unico fondamento della Chiesa è il Signore Gesù che esprime il suo desiderio che in questa Istituzione si realizzi l’unità: “che tutti siano uno come tu, Padre, in me ed io in te” (Gv 17,20). L’unità, pertanto, fa riferimento al “Mistero di Dio” che pur nella diversità delle tre persone, è Uno! Unità dice, innanzitutto, “relazione tra diversità” che non si contrappongono, ma che si arricchiscono intrecciandosi.
L’unità, tuttavia, non va intesa come somma di individui, ma come “intreccio di relazioni partecipate”. In essa riscontriamo l’unica fede, l’unico battesimo, l’unico Dio, l’unico Cristo (cfr. Ef. 4,5). In questo contesto la diversità non è in contrasto con l’unità, ma trova in essa la sua piena maturità che si trasforma in ricchezza. L’unità, pertanto, è valorizzazione piena delle singole diversità. E, l’unità della Chiesa, è data dall’unicità di Dio che, pur diversificato in tre persone, è uno.
La Chiesa, pertanto, a dispetto delle sue divisioni interne prodottesi nel corso della storia, è ontologicamente “unità”. E, tale unità, non è frutto della volontà umana, ma fa parte della natura stessa della Chiesa. I credenti, invece, sono chiamati a realizzare sacramentalmente, cioè visibilmente, quella unità già presente ontologicamente. La Chiesa, pertanto, rimane “una” anche tra le divisioni, poiché essa è per sua natura “una”, e l’unità è un suo elemento costitutivo, che è presente in essa come un dono che attende di essere colto e testimoniato nella sacramentalità della storia. “L’unità”, quindi, non manca nella Chiesa e tra le chiese; è assente, invece, la capacità di convertirsi a questo dono, sempre disponibile, dell’unità di Dio; un dono che ci sta davanti e che attende di essere accolto.

Chiesa “Santa”

Parlando di santità della Chiesa, questa non va intesa in termini di “distinzione” o di “contrapposizione al mondo”, quasi che la Chiesa sia solo santa e il mondo solo peccatore. Anche se, il concetto di santità, contiene in sè un’idea di separazione e di alterità.
Il termine, deriva dal latino “sancire”, che significa anche “dedicare, consacrare” e, quindi, “riservare e separare dal resto”. Inoltre. parlando di santità nella Chiesa, questa non va intesa in “termini di privilegio”. Per comprendere questa caratteristica dobbiamo primariamente fare riferimento a Dio: la Chiesa è santa, perché santa è la sorgente da cui essa sgorga. La santità della Chiesa, pertanto, si recepisce nell’ambito della sua relazione con Dio: “Siate santi perché io, il Signore vostro Dio, sono santo” (Lv. 19,2).
Poiché la santità della Chiesa va letta in rapporto a Dio comprendiamo il significato biblico del termine. Dio è santo essendo totalmente altro rispetto al mondo e all’uomo, e non è riconducibile nell’ambito dell’esperienza umana. Dio è perché il suo agire avviene in modi completamente diversi da quelli dell’uomo, anzi esattamente contrapposti: “Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie oracolo del Signore. Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie, i miei pensieri sovrastano i vostri ” (Is. 55,8-9).
Ebbene, per la Chiesa, la santità non è un privilegio ma la dimensione entro cui si muove e vive, cioè la dimensione stessa di Dio. Essa è invitata ad essere santa, cioè a “riflettere” nella propria vita quella santità divina che la permea nella sua più profonda intimità; una santità che non è fine a se stessa, ma è chiamata ad estrinsecarsi.
La Chiesa, dunque, è santa ed è chiamata a santificare! Ma attenzione: santità non significa “esenzione dal peccato” poiché questo appartiene alla dimensione della storia, è sinonimo di fragilità; per questo appartiene anche alla Chiesa.
La Chiesa è santa ma è formata da peccatori; ecco, allora, che i Padri della Chiesa, in particolare sant’Ambrogio, l’ha definita: “casta meretrix“, indicando con ciò questa convivenza di colpa e santità. Quando, il sacerdote nella prece Eucaristica afferma: “Padre veramente santo e fonte di ogni santità, santifica …”, non dobbiamo mai scordare che la sorgente di ogni santità e santificazione è sempre e unicamente Dio.

Chiesa Cattolica

Il termine “cattolica” deriva dal greco “catoliké” e significa “universale”. Anche “la cattolicità della Chiesa” si aggancia sempre alla sua fonte primaria che l’ha generata: il “Cristo morto-risorto”, che proprio in questa esperienza salvifica abbraccia, misteriosamente e realmente, l’intera umanità: “Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me” (Gv 12,32).
Unica condizione per parteciparvi è “il credere”, un credere aperto a tutti, indipendentemente dalla propria collocazione storica e culturale.
La Chiesa, dunque, è “universale” essendo strumento universale di salvezza, così come pensato da Dio ed è aperta a tutti, a qualunque popolo si appartenga. Ebbene, l’espressione “cattolica”, benché contenga in sè anche un’accezione quantitativa ed estensiva, non va intesa in senso di “estensione confessionale” poiché ciò sarebbe riduttivo della vera universalità di cui la Chiesa è portatrice. La Chiesa è Cattolica poiché va bene per tutti gli uomini, di ogni razza, colore, Paese d’origine, in ogni tempo e circostanza. Ciò vale per il cinese o per il Nord Coreano internato in una prigione di regime, per il cacciatore africano, per la prostituta dei Paesi dell’Est Europa. Nessuno è escluso, nessun peccato può limitare la libertà dell’uomo di aderire a Cristo tramite la sua Chiesa.
Mi ha sempre colpito, in Piazza san Pietro, trovarmi accanto il portoghese e l’argentina, e sapere di essere lì per l’identico motivo.
Prima del cristianesimo ogni popolo aveva il suo Dio, e non vedeva ragione di andare a procacciarsi altri fedeli; unica eccezione il buddismo, che però si può considerare più una filosofia che una religione. L’espansione dell’Islam, invece, è avvenuta quasi ovunque sul filo di una spada…
Unicamente la Chiesa “cattolica” ha come “fondamento costitutivo” l’annuncio ad ogni uomo del messaggio del Signore Gesù ad ogni uomo santo o peccatore, ricco o povero, saggio o semplice, intellettuale o analfabeta… Nessuno può accampare scuse per rimanerne fuori!

Chiesa Apostolica

Io sono stato ordinato sacerdote dal vescovo della mia diocesi: mons. Teresio Ferraroni ma conosco perfettamente chi erano i suoi predecessori immediati. Quindi, potrei giungere andando indietro nel tempo, fino al primo vescovo della diocesi di Como, più di millecinquecento anni fa. Ma, potrei andare ancora più indietro, giungendo a colui che mandò a Como, il primo vescovo, giungendo fino agli apostoli i testimoni del Risorto.
Lo stesso vale per il Papa il successore di Pietro. Noi conosciamo esattamente e puntualmente tutti i Papi che si sono succeduti nei secoli che magari non sempre sono stati degni, ma pur nella loro pochezza personale e nel peccato che talvolta li hanno caratterizzati, -non hanno mai tradito o contraddetto il “depositum fidei”. Ebbene, una tradizione ininterrotta confermata da una autorità: questo si intende con apostolicità. Nessuno, si può improvvisare sacerdote o vescovo, e amministrare i sacramenti, senza che la sua investitura arrivi tramite questa catena che ha attraversato i secoli.
La Chiesa è stata fondata dal Signore Gesù su Pietro, il pescatore di Galilea, e sempre Cristo ha affermato che mai, l’Inferno, sarebbe prevalso su di essa.
E, “il germe”, dell’apostolicità sta nelle verità espresse in precedenza e sul fatto che è “inviata”.

Don Gian Maria Comolli