Cos’è la Legge Naturale, spesso citata dalla Chiesa cattolica affrontando le tematiche sulla vita umana? Guido.
LA RISPOSTA DEL DON
Diverse e molteplici sono le leggi che si riferiscono alla vita dell’uomo; tra queste troviamo la legge naturale che ci indica le modalità per agire in conformità alla nostra natura di unità che porta in sé tutta la ricchezza dinamica delle nostre componenti. Afferma il Catechismo della Chiesa Cattolica: «La legge naturale esprime il senso morale originale che permette all’uomo di discernere, per mezzo della ragione, quello che sono il bene e il male, la verità e la menzogna» (1954). Perciò, «questa legge è chiamata naturale non in rapporto alla natura degli esseri irrazionali, ma perché la ragione che la promulga è propria della natura umana» (1955). Di conseguenza costituisce anche «il fondamento necessario alla legge civile» (1959). Tutto ciò fu riassunto da Papa Benedetto XVI ricordando che «con questa dottrina si raggiungono due finalità essenziali: da una parte, si comprende che il contenuto etico della fede cristiana non costituisce un’imposizione dettata dall’esterno alla coscienza dell’uomo, ma una norma che ha il suo fondamento nella stessa natura umana; dall’altra, partendo dalla legge naturale di per sé accessibile ad ogni creatura razionale, si pone con essa la base per entrare in dialogo con tutti gli uomini di buona volontà e, più in generale, con la società civile e secolare» (Discorso ai componenti della Commissione Teologica Internazionale, 5 ottobre 2007).
La legge naturale ha due caratteristiche: la teonomia e l’autonomia.
– La teonomia sottolinea che l’uomo non è l’ideatore di questa legge ma la scopre iscritta nel suo cuore nel momento della nascita e l’autore è Dio: «Nell’intimo della coscienza l’uomo scopre una legge che non è lui a darsi, ma alla quale invece deve obbedire e la cui voce, lo chiama sempre ad amare, a fare il bene e a fuggire il male e, quando occorre, chiaramente dice alle orecchie del cuore: fa’ questo, fuggi quest’altro. L’uomo ha in realtà una legge scritta da Dio dentro il suo cuore» (Concilio Vaticano II, Costituzione Pastorale Gaudium et spes, 16).
– L’autonomia, cioè il doversi proporre all’uomo che ha come caratteristica «la libertà» non assoluta ma intimamente congiunta alle regole della propria umanità.
Nel contesto cristiano queste due caratteristiche non possono prescindere da Dio e dalla concezione di uomo aperto all’Assoluto che trova nel suo Creatore il termine ultimo di riferimento.
Più semplicemente possiamo definire la legge naturale come il discernimento tra il bene e il male, e quell’inclinazione a operare rettamente ripudiando il negativo presente nella natura dell’uomo; tutto ciò è partecipazione dell’uomo alla legge eterna di Dio.
La legge naturale si interseca anche con quelle civili che obbligano la persona a determinate azioni ed atteggiamenti in quanto membro della società nei confronti della quale detiene, nello stesso tempo, diritti e doveri.
«Ma proprio a motivo dell’influsso di fattori di ordine culturale e ideologico – ricordava Benedetto XVI – la società civile e secolare oggi si trova in una situazione di smarrimento e di confusione: si è perduta l’evidenza originaria dei fondamenti dell’essere umano e del suo agire etico, e la dottrina della legge morale naturale si scontra con altre concezioni che ne sono la diretta negazione. Tutto ciò ha enormi e gravi conseguenze nell’ordine civile e sociale. Presso non pochi pensatori sembra oggi dominare una concezione positivista del diritto. Secondo costoro, l’umanità, o la società, o di fatto la maggioranza dei cittadini, diventa la fonte ultima della legge civile. Il problema che si pone non è quindi la ricerca del bene, ma quella del potere, o piuttosto dell’equilibrio dei poteri. Alla radice di questa tendenza vi è il relativismo etico, in cui alcuni vedono addirittura una delle condizioni principali della democrazia, perché il relativismo garantirebbe la tolleranza e il rispetto reciproco delle persone. Ma se fosse così, la maggioranza di un momento, diventerebbe l’ultima fonte del diritto. La storia dimostra con grande chiarezza che le maggioranze possono sbagliare. La vera razionalità non è garantita dal consenso di un gran numero, ma solo dalla trasparenza della ragione umana alla Ragione creatrice e dall’ascolto comune di questa Fonte della nostra razionalità» (5 ottobre 2007).
Dunque, oggi, molti rifiutano la possibilità di fondare sulla «natura umana» regole universalmente valide o criteri etici e morali, ritenendo che unicamente la persona può determinare i comportamenti nei confronti della natura, e di conseguenza anche la possibilità di manipolazioni illimitate. E le conseguenze pratiche di queste posizioni, soprattutto nei riguardi della vita, sono note: dall’aborto all’eutanasia, all’uso puramente edonistico della sessualità.
La nostra disamina si complica dovendo riferirsi a molteplici visuali storiche e numerosi aspetti della vita della persona. Per sinteticità mi limito a sottolineare che la legge naturale evidenzia i diritti dell’uomo nell’ordine personale e sociale, mentre la legge civile ne garantisce l’attuazione. Di conseguenza, ogni persona, ha diritto al totale rispetto della sua unitotalità somatica-psichica e spirituale, della sua affettività famigliare, parentale e amicale, della sua capacità lavorativa e creativa, della sua vecchiaia e delle sue disposizioni ultime, quando è morente. «La legge naturale diventa così la vera garanzia offerta ad ognuno per vivere libero e rispettato nella sua dignità, e difeso da ogni manipolazione ideologica e da ogni arbitrio e sopruso del più forte» (5 ottobre 2007, Benedetto XVI). Ma tutto ciò che riguarda la legge naturale inscritta nel cuore dell’uomo, a volte, è poco onorato dalle leggi civili, in primo luogo le argomentazioni bioetiche.
Strettamente congiunto alla legge naturale è il dovere; infatti il dovere morale e la volontà sono le fondamentali caratteristiche che rendono un atto umano. Il dovere unisce la tensione tra ciò che sono e ciò che dovrei essere, mentre la volontà è il collante di questa: «Video meliora proboque deteriora tamen sequor» (Ovidio).
All’essenza della legge appartiene anche la promulgatio, dato che una lex sconosciuta non è obbligante e vincolante; dunque l’uomo apprende la lex naturale dalla ragione e la lex civile dalla sua promulgazione.
Don Gian Maria