Si tratta di parole e di una considerazione che mi hanno toccato nel profondo. Ha ragione, è un tema complesso. E’ facile parlare, mentre è molto più difficile vivere ogni giorno nella sofferenza, nella disperazione, nella debolezza del corpo, nella stanchezza dell’anima. Chi non ha provato certe esperienze dovrebbe fare grande attenzione nel parlarne. Ma mi permetto di raccontare a voi lettori – e chi mi ha scritto questo messaggio – con umiltà, un frammento della mia storia.
L’arcivescovo di Udine Lamba interviene, a nome dei vescovi del Nordest, nel dibattito sul suicidio assistito in Veneto e Friuli Venezia Giulia. Da medico ricorda che la vita è un dono. Da rispettare.
Il “dolore totale” (Total Pain) è un concetto chiave per la cura nella malattia inguaribile, introdotto da Cicely Saunders, infermiera, medico e assistente sociale che, nella seconda metà degli anni Sessanta del secolo scorso, fondò a Londra il primo Hospice, dando vita al movimento moderno delle cure palliative.
Dopo l’approvazione della normativa toscana, il Mcl promuove un incontro ad Arezzo per ribadire che il sistema sanitario deve tutelare la vita e non arrendersi alla cultura della morte. A margine dell’evento Toscana Oggi ha intervistato Cesare Mirabelli, presidente emerito della Corte costituzionale.
Perché è possibile e doveroso fare una legge che prevenga il suicidio assistito e assicuri la cura di chi soffre.
Da tempo sul fine vita il Centro Studi Livatino ha lanciato l’idea di una legislazione che, mantenendo ferma l’inviolabilità del diritto alla vita e il divieto di ogni forma di eutanasia, continui a sanzionare penalmente l’assistenza al suicidio, prevedendo eventualmente in alcune fattispecie una riduzione di pena.
Perché è possibile e doveroso fare una legge che prevenga il suicidio assistito e assicuri la cura di chi soffre.
Dare a un medico la possibilità di somministrare un farmaco letale significa trasformarlo in un sicario, significa fare in modo che egli possa tradire l’etica e la professione medica procurando la morte.
Alcune associazioni cattoliche prendono posizione nel dibattito sul suicidio assistito: contro l’idea che la vita dei malati vaga meno di quella dei sani.