Il Belgio scopre l’esistenza delle lettere di san Paolo. E si indigna

By 10 Settembre 2018Libertà Religiosa

Il 26 agosto è scoppiata nelle Fiandre una polemica surreale: la notizia buona è che l’assessore alla Cultura Sven Gatz ha scoperto chi è san Paolo, quella cattiva è che non ha capito niente di quello che scrive.

Che il Belgio sia una terra largamente secolarizzata dove il cattolicesimo non è più di casa, le chiese chiudono e il gregge, come anche i pastori, si assottigliano a un ritmo che sembra inesorabile, lo si sapeva già. Ma la polemica nata dalle letture della messa di domenica 26 agosto, trasmessa sulla tv pubblica delle Fiandre Vrt, è ugualmente sconcertante.

LA NOTIZIA BUONA. C’è una notizia buona e una cattiva. Quella buona è che l’assessore alla Cultura Sven Gatz ha scoperto chi è san Paolo. È vero, le sue lettere circolano da duemila anni, ma meglio tardi che mai. La notizia cattiva è che il dibattito politico in Belgio è così secolarizzato e ideologizzato, che lo stesso Gatz non ha capito nulla di quelle lettere.

IL PASSO INCRIMINATO. Come in tutto il mondo, anche nelle Fiandre il curato dell’abbazia di Grimbergen ha letto un passo famosissimo della missiva dell’apostolo agli Efesini. È un passaggio in particolare che ha fatto saltare sulla sedia l’assessore alla Cultura, che facendo zapping deve essere malauguratamente incappato nella messa sulla tv pubblica: «Fratelli, nel timore di Cristo, siate sottomessi gli uni agli altri: le mogli lo siano ai loro mariti, come al Signore; il marito infatti è capo della moglie, così come Cristo è capo della Chiesa, lui che è salvatore del corpo. E come la Chiesa è sottomessa a Cristo, così anche le mogli lo siano ai loro mariti in tutto. E voi, mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa».

«DISCORSO SESSISTA». Quando la parola «sottomissione» si è fatta strada all’interno del sistema uditivo dell’assessore, Gatz non ha potuto fare a meno di scagliarsi su Twitter per dare libero sfogo a un’invettiva di rara ignoranza che gli nasceva spontanea dai polpastrelli: «Se un imam avesse detto la stessa cosa in televisione, sarebbe scoppiato un putiferio. Va bene la libertà di culto, va bene la libertà di opinione, ma un simile discorso retrogrado e sessista a spese del servizio pubblico, non va bene».

STUPORE E IMBARAZZO. Quando gli sono state riferite queste parole, è stata la volta del padre superiore dell’abbazia di Grimbergen di saltare sulla sedia. Visibilmente imbarazzato, ha risposto a chi gli chiedeva quale risposta volesse dare all’assessore: «La lettera di san Paolo è stata letta in tutte le chiese e in tutte le lingue del mondo interno. È un testo che ritorna spesso nella liturgia e parla in realtà dell’amore. Il senso è che l’uomo e la donna devono amarsi e rispettarsi». Aggiunge un commentatore sul famoso quotidiano belga La Libre: «La lettera chiede di “essere sottomessi gli uni agli altri”. Il testo non parla principalmente della coppia, ma della Chiesa e della relazione che Cristo intrattiene con la Chiesa e l’umanità. Se usa l’immagine della coppia è per parlare di quella tra Dio e gli uomini».

«UN TESTO SCIOCCANTE». Sven Gatz non ha voluto sentire ragioni e si è spinto con foga grillina fino a chiedere che la messa non sia più trasmessa sulla tv pubblica. Ma proprio la surreale polemica dimostra che le funzioni religiose domenicali diffuse via etere servono ancora a qualcosa. Commenta infatti il polverone padre Cédric Burgun, vicedecano della facoltà di Diritto canonico dell’Istituto cattolico di Parigi: «San Paolo non introduce una differenza gerarchica tra l’uomo e la donna, ma di natura. L’uomo e la donna, diversi per natura, non si donano allo stesso modo. E bisogna notare che il testo è estremamente esigente verso l’uomo, chiamato a dare se stesso. Il dono e servizio totale l’uno per l’altro invocato da san Paolo è scioccante e io lo capisco. Non solo il termine “sottomissione” oggi non viene più compreso, ma il fatto di essere chiamati a sottomettersi gli uni gli altri, stravolge le nostre comodità individualiste».

SAN PAOLO. Sven Gatz non sembra un politico molto incline ad ascoltare e quindi difficilmente farà marcia indietro, perdendo l’occasione di imparare qualcosa da questa disavventura. Intanto però ha scoperto l’esistenza di san Paolo e di un modo di concepire i rapporti interpersonali un po’ più profondo della retorica #metoo. È già qualcosa.

Leone Grotti

Tempi.it, 29 agosto 2018