Quando si tira il Papa per la veste

By 29 Aprile 2020Attualità, Coronavirus

Non è la prima volta e non sarà l’ultima che si strumentalizza il Papa, o meglio in questo caso specifico si tenta di contrapporlo a qualche episcopato. E’ accaduto anche ieri dopo la durissima reazione della Conferenza Episcopale Italiana all’annuncio di Conte del perdurare della negazione delle Messe con il popolo.

Una reazione, quella del card. Bassetti, indigesta non solo all’ avvocato Conte, ma anche a molti mezzi di comunicazione, che avevano interpretato la celebrazione delle Messe senza popolo per oltre due mesi come l’agonia di una Chiesa che sembrava aver perso ogni diritto di parola, quindi avviata ad un’ arrestabile agonia. E, allora, per difendere la loro teoria, quale occasione più ghiotta che manipolare le parole pronunciate dal Papa all’inizio della Messa di martedì 28 aprile: “In questo tempo, nel quale si incomincia ad avere disposizioni per uscire dalla quarantena, preghiamo il Signore perché dia al suo popolo, a tutti noi, la grazia della prudenza e della obbedienza alle disposizioni, perché la pandemia non torni”. Di conseguenza i titoloni ben riassunti da quello del Fatto Quotidiano: “Fase 2. Papa Francesco sconfessa la Conferenza Episcopale Italiana e sostiene la linea Conte”, oppure dalla copertina di molti Tg. .

Peccato, che tutti questi nuovi “pastoralisti”, si siano già scordati come si espresse il Papa il 17 aprile e non diedero alle sue parole lo stesso rilievo. Disse Francesco: “La familiarità con il Signore, dei cristiani, è sempre comunitaria. Sì, è intima, è personale ma in comunità. Una familiarità senza comunità, una familiarità senza il Pane, una familiarità senza la Chiesa, senza il popolo, senza i sacramenti è pericolosa. Può diventare una familiarità – diciamo – gnostica, una familiarità per me soltanto, staccata dal popolo di Dio. La familiarità degli apostoli con il Signore sempre era comunitaria, sempre era a tavola, segno della comunità”. E concluse: “Che il Signore ci insegni questa intimità con Lui, questa familiarità con Lui ma nella Chiesa, con i sacramenti, con il santo popolo fedele di Dio” (17 aprile 2020).

A restaurare la verità ci ha pensato monsignor Bruno Forte, collaboratore di Papa Francesco e persona da lui stimato: “C’è un spazio nel quale non è il potere politico a dover dire che cosa fare alla Chiesa. Il richiamo alla responsabilità, ribadito oggi dal Santo Padre, indica proprio questo: che sono la Chiesa e i suoi pastori a dover agire con responsabilità e prudenza, nel rispetto delle regole”.

Che delusione per molti a cui ha rotto le uova nel paniere!