QUARESIMA 2022: USUFRUIAMONE PER LA RIPARTENZA SPIRITUALE

By 5 Marzo 2022Spiritualità

La pandemia ha provocato in molti turbamenti, sofferenze e smarrimenti, e tanti faticano a ritornare alla normalità. Ciò è la conseguenza di errori di scelte e di coordinamento commessi in questi due anni, in particolare l’aver puntato tutto “sul fisico”, trascurando le altre dimensioni della persona: da quelle relazionali, a quelle psicologiche, a quelle spirituali. Si è scordata, in nome della “salute fisica”, l’ attenzione all’unitotalità della persona, dimenticandosi che sia la salute che il benessere, in altre parole: “il senso della vita”, l’uomo lo acquista unicamente intersecando, curando ed occupandosi di tutte le componenti del suo essere.

Nelle settimane di quaresima, questo sito punterà “sullo spirituale”, fornendo nelle varie rubriche (pillola di saggezza, video, libri, film…) indicazioni per “tornare a Dio”, convinti che la relazione con l’Assoluto è un’istanza fondamentale per ogni uomo. “Ci hai creati per Te, o Signore, e inquieto è il nostro cuore finché non riposa in Te”, amava ripetere sant’Agostino. E, F. Dostoevskij, gli fece eco affermando che “il senso più profondo dell’esistenza umana consiste nell’inchinarsi di fronte all’infinitamente grande”. Ma pure questa osservazione di Chiara Amirante, fondatrice della comunità “Nuovi Orizzonti” è preziosa: “Abbiamo il corpo, la psiche, la mente, ma spesso dimentichiamo l’importanza del nostro spirito. Se trascuriamo i bisogni del nostro fisico e della nostra psiche, ci ammaliamo! Lo stesso accade per lo spirito. Se non ci prendiamo cura del nostro spirito ci ammaliamo interiormente: un sordo malessere continua a crescere nel cuore e nell’anima, fino a diventare il nostro costante compagno di viaggio nella vita”.

Nel corso della pandemia le chiese si sono svuotate, la laicizzazione è cresciuta, il relativismo è esploso. Ma, questo malessere, era già presente da tempo; l’occasione pandemica lo ha unicamente reso visibile ed evidente. Dove sta la radice? Nell’errata interpretazione della propria religiosità e spiritualità. Tanti, si reputavano cristiani, poiché partecipavano alla Messa domenicale, osservano qualche comandamento o precetto ed elargivano delle elemosine. Pensando e ragionando così si è confusa “la religiosità” con “la moralità” e si è collocata la normativa al primo posto, anche se il Signore Gesù più volte ha parlato di libertà dal giogo della Legge. Questi atteggiamenti meccanicisti hanno svuotano, con il trascorrere del tempo, il cristianesimo della sua originalità, ponendo alla pari di quelle religioni che impongono unicamente una serie di comportamenti e di prescrizioni da adempiere. Il cristianesimo è altro, è molto di più, avendo come centro l’incontro con una persona e un evento: Gesù di Nazaret. Vivere la religione solo in un’ ottica moralista, vuol dire averla costruirla sulla sabbia e alle prime intemperie tutto cade. E, la violenta perturbazione “pandemia”, con la sospensione per un periodo delle Messe in presenza, il timore del contagio anche in chiesa, la trasmissione di Messe su tutti i canali… hanno ridotto, e forse cancellata, la pseudo fede di molti.

Ecco allora la Quaresima, un tempo da valorizzare per la nostra ripresa spirituale, rimotivando le nostre azioni, offrendogli un significato reale e  profondo. Si partecipa alla Messa domenicale per incontrare il Signore Gesù e, di conseguenza, si adempie anche un precetto. Si osservano i comandamenti e le norme della Chiesa poichè indicano le modalità per irrobustire i vincoli di unione e di comunione con Cristo. Si compiono delle pratiche di carità per onorare il Signore Gesù presente nel bisognoso d’aiuto: “In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt. 25,40).

Utilizzare al meglio il periodo quaresimale significa recarsi nel deserto.

Il deserto è un luogo arido, immerso e circondato da un profondo silenzio.

Il Signore Gesù si recò lì per quaranta giorni per ascoltare la voce di Dio e per prepararsi alla predicazione. Carlo Carretto, mistico italiano del XX secolo, abbandonò tutto e si trasferì nel deserto, affermando: “vado nel deserto per disintossicarmi da una vita nella quale non trovo più Dio”. E nel libro: “Lettere dal deserto” narra che laggiù, nel deserto, ritrovò la forza di guardare le stelle, il cielo, il sole, il movimento della sabbia, un fiore… Ma soprattutto recuperò la pace con se stesso, la sintonia con le cose, la compagnia di Dio.
Dobbiamo andare tutti nel deserto? Non è possibile, e Dio non lo vuole. Dobbiamo, invece, identificare tempi di silenzio nelle nostre case per “nutrirci del silenzio e dell’ascolto della Parola di Dio”, poiché solo così, si interiorizza l’insegnamento del Cristo.

Nel deserto domina l’austerità.

Chi lo percorre porta con sé il minimo per sopravvivere, mentre noi siamo possediamo molto, e spesso non ci soddisfa più nulla, poiché
circondati da un logorante spreco e sciupio. E, l’austerità, ha come conseguenza la solidarietà. In questi mesi di pandemia ad alcuni la sobrietà è stata imposta, per altri può essere una libera scelta che abbraccia due direzioni: il riscoprire il significato del sacrificio e delle rinunce e l’utilizzo di ciò che è stato risparmiato a favore dei poveri in costante aumento.

In tempo del deserto è lungo.

Il Signore Gesù ha vissuto questa esperienza per quaranta giorni. Ciò mostra che “riordinare” la vita è gravoso e faticoso. L’entusiasmo iniziale è insufficiente; è indispensabile la costanza e la perseveranza non trascurando che spesso, anche inconsciamente, qui iniziano i timori e la ricerca di alibi. Ma, unicamente perseverando in questa rivoluzione, ci accorgeremo dei benefici, poiché il frutto della perseveranza e del sacrificio è la gioia spirituale

l deserto invita alla pazienza.

Il cammino del deserto insegna, infine, che dobbiamo liberarci dalla frenesia e dall’attivismo esasperato che caratterizzano tante nostre giornate.

“Il tempo è compiuto” ammonisce più volte Gesù nel Vangelo. Non attendiamoci nuovi miracoli; non aspettiamo altri avvisi da parte di Dio. Egli, ci ha già offerto il massimo, donandoci il Suo Figlio.

Ora sta a noi decidere o a favore della felicità o proseguire un’esistenza bieca, scontenta, insoddisfatta e malinconica.

Buona quaresima.

Don Gian Maria Comolli