Intelligenza artificiale e robotica: quale futuro ci attende? (3)

By 27 Maggio 2023Attualità

Dopo aver chiarito nelle scorse settimane i concetti di Intelligenza Artificiale e di Robotica e aver compreso che entrambe le discipline sollecitano un eccezionale discernimento etico affinché la persona permanga al centro di ogni servizio, ci chiediamo, concludendo l’argomento,  quali sono le sfide dei prossimi decenni e quali criteri, categorie e linguaggi andranno posti a fianco dei tradizionali principi della bioetica, Rivolgeremo l’attenzione a tre categorie di discernimento etico che stanno sviluppandosi: la bioetica dell’artificiale, l’algor-etica e la roboetica.

Bioetica dell’artificiale

Alcuni bioeticisti e filosofi reputano che la bioetica vada riletta riscoprendo l’intuizione iniziale di Van Rensselaer Potter, quando presentò questa conoscenza come una “scienza globale” che non si limitasse all’ambito degli interventi biomedici ma coinvolgesse tutti i settori esistenziali dell’uomo, dalla società alle politiche pubbliche, dalla bio-politica all’eco-sistema, coniugando le “scienze della vita” con l’“etica della vita”.

Nel 2016, l’intuizione di Potter fu fatta propria anche dall’Encyclopedia of Global Bioethics. Per chiarire la sua visione di bioetica, Potter si avvalse della “metafora del ponte” come strumento di comunicazione e di connessione. Un “ponte” tra presente e futuro, tra scienza e valori, tra natura e cultura, tra esseri umani e universo e – noi aggiungiamo – tra bioetica e artificiale, assumendo anche la denominazione di “bioetica dell’artificiale”.

Un’ambiguità potrebbe derivare dal sovradimensionamento del prodotto tecno logico a scapito dell’umano, scordando che è sempre l’uomo con i suoi principi e le sue convinzioni – in ultima analisi – a determinare il ruolo dell’artificiale, come affermato dal filosofo M. Negrotti: «L’artificiale è sempre tale rispetto a qualcos’altro che non lo è e da cui trae la sua raison d’être». Ebbene, per alcuni la bioetica dell’artificiale – multidisciplinare e contestualizzata nei processi storici – supporterebbe l’uomo a discernere negli attuali sistemi, evitando il rischio di sottomettersi acriticamente ad ogni opportunità di sviluppo in un’epoca, che come ricorda il filosofo e scrittore francese P. Virilio, ha smarrito il limite fisico e psichico imposto all’uomo dalla sua costituzione biologica.

In cosa si distingue la “bioetica dell’artificiale” dalla “bioetica globale” di cui tratta spesso papa Francesco?  Nell’assenza della “conversione ecologica” per giungere a “un’ecologia integrale” che è la sfida che la rivoluzione tecno-scientifica indirizza alla vita umana (cfr. 5 ottobre 2017).

Leggendo i testi di alcuni fautori della “bioetica dell’artificiale” – pur accennando alla multidisciplinarietà, già proposta da Potter – emerge carente la prospettiva di oltrepassare la millenaria divisione tra i saperi umanistici, filosofici, letterari e teologici e quelli tecnico-scientifici per intraprendere un dialogo profondo e arricchente: un errore che determina un impoverimento reciproco.

Algor-etica

“Algor-etica”, è un progetto e un termine proposto da P. Benanti riferendosi agli algoritmi. Afferma Benanti: «Per far sì che questa innovazione sia davvero al servizio dell’uomo occorre legare il progresso allo sviluppo mediante i valori etici. Una sfida particolarmente impegnativa nel caso dell’intelligenza artificiale perché i valori su cui decide la macchina sono valori numerici e allora bisogna creare nuovi paradigmi per trasformare i valori etici in qualcosa che la macchina possa capire. Per questo occorre formulare la nuova modalità dell’algor-etica che dovrà racchiudere tavole di valori, principi e norme da tradurre in linguaggio-macchina. Un modello può essere quello di “insinuare” all’interno della macchina una sorta d’incertezza. Così di fronte a un dubbio la macchina interpellerà chi dell’etica è portatore, ossia l’uomo per validare le sue decisioni. Questo ci porta a creare una “Human Centered AI” e a sviluppare macchine che siano integrate con l’uomo e insieme all’uomo cerchino la soluzione migliore» (G. Pasqualin Traversa, Intelligenza artificiale. Paolo Benanti: «Algor-etica perché la macchina sia sempre al servizio dell’uomo», in «AgenSIR», 24 gennaio 2019). Benanti conclude approvando l’intelligenza artificiale, ma «solo se orientata e guidata da un’etica dell’algoritmo, un’algor-etica in grado di impostarne le scelte affinché siano a favore dell’uomo».

Roboetica

La roboetica è una disciplina sorta nel 2002 dall’intuizione di G. M. Veruggio del Centro Nazionale delle Ricerche. Egli la definì come «un’etica applicata» il cui scopo è quello di «sviluppare strumenti e conoscenze scientifiche, culturali e tecniche che siano universalmente condivisi, indipendentemente dalle differenze culturali, sociali e religiose. Questi strumenti potranno promuovere e incoraggiare lo sviluppo della robotica verso il benessere della società e della persona. Inoltre, grazie alla roboetica, si potrà prevenire l’impiego della robotica contro gli esseri umana». Per Veruggio, dunque, la roboetica è quella parte dell’etica che si occupa delle controversie connesse ai robot e alla loro interazione con l’uomo, la società e la natura. Analizzare le potenzialità dei robot come si presentano oggi – cioè macchine sofisticate ma ancora subordinate all’uomo – è però insufficiente: dobbiamo prevedere come si svilupperanno nei prossimi decenni quando saranno guidate da intelligenze artificiali evolute che offriranno a questi dispositivi vasta autonomia e svolgeranno ruoli prioritari nei confronti dell’uomo, prevalentemente nei servizi. È urgente, quindi, fissare i limiti delle applicazioni, definire le responsabilità e sancire meticolose regole.

Negli ultimi vent’anni si sono svolti simposi internazionali multidisciplinari per focalizzare il ruolo della roboetica, conformandola ai princìpi e alle norme delle maggiori Carte dei Diritti dell’Uomo. Rimangono irrisolti vari aspetti. Dalla difficoltà a determinare un pensiero comune all’interrogativo: «Fino a quale stadio d’imitazione dell’individuo si dovrebbe giungere nel progettare un robot», al loro grado di autonomia e alla loro presenza nell’assistenza. Certamente, la roboetica, può divenire uno strumento di discernimento nel determinare standard internazionali sul futuro di queste macchine.

Alcuni documenti internazionali e nazionali

-World Commission on the Ethics of Scientific Knowledge and Technology dell’Unesco (Commissione Mondiale per l’Etica della Conoscenza e della Tecnologia Scientifiche) (COMEST): Parere su Robotics ethics (ottobre 2017). Di fronte al rapido sviluppo dell’autonomia dei robot, il Parere si interroga prevalentemente a riguardo di chi deve assumersi la responsabilità etica e legale del comportamento di queste macchine nei settori “sensibili”: sanitari, assistenziali e educativi.

-Parlamento Europeo: Raccomandazioni alla Commissione concernenti norme di diritto civile sulla robotica (2015/2103-INL) (16 febbraio 2017). La Raccomandazione, dopo aver esposto le definizione di robot e di A.I. ed evidenziato la rivoluzione industriale e sociale in corso richiama l’improrogabile esigenza di disciplinare l’uso dei robot sia nelle attività produttive, sia nella vita privata dal momento che queste macchine hanno oltrepassato i tradizionali confini che l’uomo si era posto come perimetri alla sua umanità.

Esamina alcuni principi etici tradizionali ed affronta inoltre cinque temi.

1.La responsabilità civile dei danni. La capacità dei robot di apprendere e di agire in base all’esperienza maturata, li rende autonomi, di conseguenza imprevedibili. Pertanto: chi è responsabile delle lesioni che potrebbero arrecare a persone e a oggetti?

2.Status giuridico dei robot. Considerando un’ipotetica autonomia decisionale dei robot, il Parlamento europeo, esorta a istituire uno “status giuridico” specifico per queste macchine cfr. (art. 59 F).

3.Affezione e dipendenza emotive dai robot. Viene esaminata l’eventualità di un’ipotetico “attaccamento emotivo” tra uomini e robot, prevalentemente nelle categorie più vulnerabili: dai bambini ai disabili (cfr. art. 3) con il rischio dello smarrimento percettivo dell’ambiente, dello spazio e del tempo. All’umano, quindi, va sempre riconosciuto il ruolo prioritario, non sostituibile ma unicamente supportato dagli assistenti robotizzati.

4.Robotica medico-assistenziale. La Risoluzione obbliga i chirurghi ad un’adeguata formazione, inoltre non sarà la macchina a determinare la tipologia d’intervento ma il medico. La macchina ha unicamente il compito di ridurre l’errore umano.

5.Conseguenze sul mercato del lavoro. Il robot libererà «le persone dalla monotonia del lavoro manuale, consentendo loro di avvicinarsi a mansioni più creative e significative» (art. 43), ma contemporaneamente potrebbe abolire le funzioni poco specializzate. Ciò comporterebbe la trasformazione del mercato del lavoro e il dover ridisegnare le politiche sociali.

-Comitato Nazionale per la Bioetica (CNB) e Comitato Nazionale per la Biosicurezza, le Biotecnologie e le Scienze della Vita (CNBBSV), Parere: Sviluppi della robotica e della roboetica. Il è testo composto da cinque parti.

1.Breve descrizione dello sviluppo della robotica e delle sue applicazioni tecnologiche.

2.Robotica, roboetica e società. Si evidenziano le potenzialità e i limiti delle nuove tecnologie e sono descritti i probabili scenari che queste apporteranno agli ambiti sociali.

3.Sorveglianza.

4.Responsabilità giuridica

5.Raccomandazioni (cfr. pp. 34-36). Riguardano anzitutto l’ambito sociale. 

Conclusione

Intelligenza artificiale e robotica, come più volte ribadito, stanno insinuandosi in ogni aspetto della vita dell’uomo. Accreditati studiosi hanno evidenziato i rischi di un “futuro dispotico”, quando le potenzialità di queste macchine progrediranno ulteriormente. Pertanto, oltre ai benefici dei cambiamenti, non possiamo ignorare le criticità.

Ad esempio l’astrofisico inglese S. Hawking, al Web Summit “Le nostre A. I. devono fare quel che vogliamo che facciano” (Lisbona, 7 novembre 2017), dichiarò: «Non possiamo prevedere cosa riusciremo a raggiungere quando le nostre menti saranno amplificate dalle A.I. Forse, con questi nuovi strumenti, riusciremo a rimediare ai danni che stiamo infliggendo alla natura e forse potremmo essere in grado di sradicare povertà e malattie. Ogni aspetto della nostra vita sarà trasformato. Ma è anche possibile che con la distruzione di milioni di posti di lavoro sia distrutta la nostra economia e la nostra società». La sua conclusione: «L’A.I. si rivelerà come la cosa migliore o peggiore mai successa all’umanità».

Ebbene opportunità e minacce ci impegnano a discernere il fenomeno, cioè al «sincero lavoro della coscienza, nel proprio impegno di conoscere il bene possibile in base a cui decidere responsabilmente nel corretto esercizio della ragione pratica» e dei valori etici.

Don Gian Maria Comolli