Importante vittoria pro life all’ONU: gli Stati Uniti hanno rifiutato un accordo in materia di assistenza umanitaria che avrebbe previsto l’aborto.
Ci sono record che sarebbe meglio dimenticare e che invece, purtroppo, non solo restano attuali ma vengono perfino superati. È il caso del numero degli aborti nel Regno Unito – precisamente in Inghilterra e Galles – che proprio nel 2019 ha toccato il suo
massimo storico con la bellezza, si fa per dire, di 209.519 interventi. A renderlo noto, l’ultima relazione del Dipartimento della Salute di Sua maestà; una ventina di pagine da cui si evince appunto come lo scorso anno si sia raggiunto il numero di aborti più alto dall’entrata in vigore, nell’aprile 1968, dell’Abortion Act.
L’emergenza coronavirus ha fatto prendere coscienza che ai diritti individuali va anteposto l’interesse della comunità e in particolare dei più fragili. Un cambio radicale delle priorità etiche.
Riguardando le foto di Chi che festeggia con Nike Vendola «perché ora Tobia è a tutti gli effetti mio», parlando di quello che chiama suo figlio come un oggetto di proprietà ma concepito tramite l’utero in affitto, non si può non domandarsi come mai oggi centinaia di associazioni , in gran parte femministe, si sono unite in tutto il mondo per chiedere la proibizione
della pratica. E com’è possibile poi che solo ora politici, giornalisti e intellettuali discutano animatamente della situazione delle ormai centinaia di bambini (ordinati, pagati e non ritirati) ammassati nelle cliniche della surrogacy di Kiev mentre gridano soli
ricordando a tutti di essere stati strappati dai seni delle donne che li hanno partoriti?
Oggi sono disponibili mezzi etici altrettanto efficaci nello sviluppo di vaccini: cellule ombelicali, placentari, cellule staminali adulte, e cellule di insetti e di animali.
Sarebbe lecito produrre e usare, al fine di debellare la presente pandemia, vaccini ricavati da aborti volontari? La domanda non è oziosa perché, tra le moltissime aziende farmaceutiche che si stanno spendendo per trovare un vaccino, ve ne sono due, la Moderna e la Johnson & Johnson, che stanno studiando un vaccino a partire da linee cellulari ricavate da feti abortiti.
Pur trattandosi di pochi aborti e avvenuti molti anni fa, il problema morale comunque si pone.
Decine di neonati “parcheggiati” in un hotel a Kiev, frutto di maternità surrogata e in attesa dei genitori-acquirenti che non li possono “ritirare” a causa del lockdown imposto dal Covid-19. Di “nuova schiavitù” e “commercio di esseri umani” che “calpestano la dignità della persona” parla la presidente del Movimento per la vita, sostenendo l’appello di alcuni politici al governo italiano e auspicando una nuova visione antropologica per “superare il male con la forza persuasiva del bene.”
L’Assemblea dell’Irlanda del Nord approva la mozione contro la legalizzazione dell’aborto imposta da Londra. Determinante l’intervento della 24enne che si batte contro la strage dei disabili. Ecco la sua lettera aperta ai parlamentari.
La denuncia dell’associazione: la vita umana non è una merce. Webinar per tenere viva l’attenzione sul fenomeno svelato dalla vicenda dei bebè ordinati a un’azienda specializzata di Kiev.
Vuole trascinare il governo inglese in tribunale per affossare la legge sull’aborto, o almeno una sua parte. Tutto si può quindi dire tranne che la britannica Máire Lea-Wilson, 30 anni, contabile di Brentford, Londra, difetti di coraggio. Sì, perché questa
battagliera madre di famiglia sembra davvero intenzionata ad andare fino in fondo, spinta da una forza incontenibile: l’amore per il figlioletto Aidan, nato nel giugno 2019 non grazie bensì nonostante le indicazioni sanitarie.