Pillole di saggezza

Perché tanti non partecipano alla Messa della Domenica?

Perché la domenica il cristiano ha l’obbligo di partecipare alla Messa con tutti gli altri e ripetere le stesse cose sempre e comunque? Alessandra

Il quesito di Alessandra che aleggia in molte persone e l’esortazione di papa Francesco nell’Udienza Generale di mercoledì 5 febbraio 2014: “E tutte le domeniche andiamo a Messa, perché è il giorno proprio della risurrezione del Signore. Per questo la domenica è tanto importante per noi. E con l’Eucaristia sentiamo questa appartenenza proprio alla Chiesa, al Popolo di Dio, al Corpo di Dio, a Gesù Cristo. Non finiremo mai di coglierne tutto il valore e la ricchezza”, mi hanno sollecitato a dedicare la “pillola di saggezza” di questa settimana e della prossima alla Messa domenicale, augurandomi di offrire degli spunti per riscoprire la bellezza, Ia ricchezza e l’importanza di questo rito.

Oggi esamineremo alcune cause che hanno allontanato molti dalla Messa, la prossima volta entreremo nel significato profondo della Celebrazione Eucaristica.

 I brani del Vangelo che narrano gli atti che il Signore Gesù ha compiuto dopo la sua risurrezione, ci mostrano che varie volte Cristo, apparendo agli apostoli, spezza con loro il Pane e benedice il Vino, ripetendo il gesto delI’Ultima Cena dove ha affermato la Sua continua permanenza tra noi sotto le apparenze del Pane e del Vino che contengono realmente, mediante la transustanziazione, il Suo corpo, il Suo sangue, la Sua anima e la Sua divinità.

Spezzò il Pane con loro la sera di Pasqua (cfr.: Gv. 20,19ss) e otto giorni dopo (cfr.: Gv. 20,26ss) per consegnarci questo appuntamento settimanale con Lui. Anche la prima comunità cristiana di Gerusalemme si riuniva con costanza e metodicità per leggere la Parola e per spezzare il Pane e, questa prassi, la ritroviamo ininterrotta dai tempi apostolici fino ai nostri giorni. Dunque, generazioni di cristiani, sono rimaste fedeli a questo incontro con il Cristo risorto. E nel periodo delle persecuzioni, per partecipare alI’Eucarestia, molti non hanno esitato a rischiare la vita e anche nei decenni scorsi, tanti hanno sopportato gravosi sacrifici, magari per la lontananza dalla chiesa, pur di partecipare alla Messa domenicale.

Oggi, la presenza alla Messa domenicale è scarsa; alcune ricerche fissano al 20% coloro che vi assistono con un aumento numerico nell’età adulta e anziana e una diminuzione nelle fasce giovanili.

I motivi della scarsa partecipazione vanno ricercati principalmente nella secolarizzazione della nostra società e del giorno festivo, cioè la non comprensione di quello che è chiamato il “Giorno del Signore” e nella moda di definirsi “credente ma non praticante”. Come pure, alcuni vanno alla Messa per una tradizione consolidata, oppure per “sentirsi a posto”.

Ma le motivazioni societarie e i numeri da soli sono aridi infatti, il più delle volte, influenzano questa decisione motivi strettamente personali, identificabili nelle banali scuse che ripetiamo a noi stessi e agli altri.

Esaminiamo le più frequenti per verificarne I’ inconsistenza.

“Partecipo alla Messa solo quando me la sento, quando ne ho voglia”. È rischioso ridurre la Celebrazione Eucaristica a sensazione, a sentimento, a semplice stato emotivo. Ciò significa che non consideriamo I’aspetto religioso e spirituale una componente significativa della nostra personalità accanto a quella biologica, psicologica e sociale. Di conseguenza, fatichiamo a ottenere un adeguato equilibrio della nostra esistenza. Inoltre, dovremmo domandarci “il perché” accampiamo questa giustificazione unicamente nei confronti della Messa poiché non sempre abbiamo voglia di lavorare o di impegnarci nelle varie attività quotidiane. Le compiamo ugualmente essendo un dovere. Dunque, ugualmente, dovremmo comportarci nei riguardi della Messa.

Non ho tempo” oppure “La domenica è l’unico tempo che ho per fare varie incombenze tralasciate nella settimana”. Pur avendo molteplici impegni, quando desideriamo qualche cosa che riteniamo importante, la cerchiamo con insistenza e nella maggioranza dei casi la otteniamo. Per quanto riguarda la gestione del tempo non possiamo dimenticare che, soprattutto nelle città, le Messe sono celebrate in più orari e anche nei giorni prefestivi (il sabato) fornendo così un’ampia possibilità di scelta.

Chi partecipa alla Messa è peggiore degli altri”. Anche se questo, qualche volta, corrisponde alla realtà per la mancata testimonianza offerta da coloro che con metodicità assistono alla Messa, è superficiale e ingiusto puntare il dito sugli altri. Si rinnova la diffusa mentalità di aspettare che siano sempre gli altri a compiere il primo passo. Noi, non abbiamo nessun diritto di giudicare gli altri e tantomeno di giustificare una nostra azione errata, accusando ingiustamente il prossimo. Ognuno renderà conto a Dio delle sue azioni: alcuni del cattivo esempio offerto, chi non va alla Messa della sua non partecipazione.

Non mi piace il prete: è incoerente e antipatico”. Il sacerdote è un uomo e come tale può essere non del tutto adeguato a svolgere determinate mansioni, ma nel momento che presiede la liturgia non agisce a titolo personale: esercita un ministero affidatogli da Cristo nell’ordinazione sacerdotale. Il Signore Gesù ben conosceva questo rischio affidando agli uomini la sua Chiesa; sapeva che l’inadeguatezza e anche il tradimento è il prezzo che anche Dio paga scegliendo gli uomini come suoi collaboratori.

La predica è lunga e noiosa”. E’ vero che alcune omelie sono lunghe, noiose e a volte poco comprensibili. E qui, noi sacerdoti dobbiamo compiere un serio esame di coscienza e prepararle con più accuratezza. Ricordava papa Paolo VI nell’Enciclica “Evangelii nuntiandi”: “I fedeli si attendono molto da questa predicazione e ricevono un frutto abbondante purché sia semplice e chiara, diretta ed adatta alle esigenze del tempo; profondamente radicata nell’insegnamento del Vangelo, fedele al Magistero della Chiesa; animata da ardore apostolico, piena di speranza, nutriente per la fede, generatrice di pace e di unità” (n. 21). Ma anche una predica lunga e noiosa è un motivo insufficiente per rinunciare alla Celebrazione Eucaristica; si cambi chiesa o orario della Messa.

La messa è sempre uguale”. Questa scusa ci porta al nocciolo del problema evidenziando la difficoltà che fatichiamo maggiormente a superare. Partecipando alla Messa, spesso “ci sentiamo più spettatori che attori”, non siamo coinvolti nei gesti che si compiono, non li interiorizziamo, e non ne comprendiamo la ricchezza. E’ come rivedere lo stesso film decine di volte; alla fine ci si annoia!

 Per comprendere l’importanza e il valore della Messa è fondamentale credere che in quel momento è realmente presente il Signore Gesù e inoltre trasformarci da “spettatori in attori”, riscoprendo la sostanza dei riti e il coinvolgimento che richiedono.

Il Vangelo afferma che Gesù dopo la risurrezione “Venne e si fermò presso i suoi” (gli apostoli) (cfr.: Gv. 20,19-20). Cristo, nella Celebrazione Eucaristica, viene e si ferma in mezzo a noi e questo vale per ciascuna Messa che ogni giorno si celebra in qualsiasi parte del mondo. E anche al termine, Gesù continua a essere lì, nella chiesa, presente in ogni ostia consacrata, chiusa nel tabernacolo, perché I’Eucarestia è il mistero della Sua presenza. A Lui possiamo in ogni momento raccontare i nostri dolori e le nostre difficoltà o le nostre gioie e le nostre speranze.

 La Celebrazione Eucaristica è un appuntamento con il Cristo: il padre, il fratello, I’amico, e gli incontri più intimi, non sono mai uguali perché c’è un rapporto di amicizia che cresce e che non può fondarsi unicamente su una legge canonica, il precetto di partecipare la domenica alla Messa, ma deve poggiare sulla legge del cuore. Quindi, se il nostro rapporto con Cristo è autentico, la Celebrazione Eucaristica diviene un momento irrinunciabile, importante e sempre nuovo. Anche il simbolismo del banchetto ci aiuta a sentire la gioia e la spontaneità con cui dovremmo partecipare a questo appuntamento domenicale: la stessa presente quando ci riuniamo a tavola con i nostri famigliari e amici, perché qui Gesù ci nutre con la Sua carne e ci offre il Suo sangue.

Se crediamo in questo, dobbiamo rispondere alla Sua presenza con la nostra partecipazione attiva.

E termino con un episodio narrato da Fra Marco Fabello nel corso di una relazione dal titolo: “Media a servizio della pastorale della salute”. “Un mio vecchio zio, per tanti anni organista della parrocchia, anziano e acciaccato, da una certa data non poté più recarsi in chiesa la domenica. Erano gli anni 1980. Allora egli la domenica mattina si vestiva per tempo, come si diceva allora, con i vestiti della festa, si sedeva davanti al televisore dopo essersi tolto il capello che teneva sempre sul capo, chiudeva bene la porta per non essere disturbato da alcuno e assisteva alla santa Messa della RAI alle ore 11. Terminata la Santa Messa dismetteva i vestiti della festa perché per lui la festa consisteva essenzialmente nel partecipare ala Santa Messa”.

Davvero commovente!

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