Pillole di saggezza

E’ stata respinta la petizione popolare “Uno di Noi”

Mercoledì scorso, la Commissione Europea uscente, quindi in una delle ultime deliberazioni del suo mandato, ha deciso di non presentare una proposta legislativa al Parlamento europeo per la tutela della dignità umana dell’embrione come richiesto dal Comitato promotore della Campagna “Uno di noi” che aveva raccolto ben 1.901.947 firme nei 28 Paesi della Ue, di cui 600.000 in Italia.

1La motivazione del non recepimento della petizione è: “gli Stati membri e il Parlamento europeo hanno discusso e deciso la politica della Ue in questo settore solo recentemente”, cioè quella di finanziare con soldi pubblici europei la ricerca scientifica su embrioni umani oltre finanziare i progetti di cooperazione internazionale che implicano la diffusione dell’aborto e dei farmaci abortivi nei Paesi del Terzo Mondo, anche in quelli che vietano l’aborto.

Questa decisione non è assolutamente condivisibile!

1.E’ stata presa da una Commissione uscente.

2.La Commissione Europea, inoltre, è unicamente un organo esecutivo dell’Unione. Di conseguenza decidere in questa materia non stà nei suoi poteri che appartengono al “legislatore europeo”, cioè al Parlamento e al Consiglio. Perciò, non è facoltà della Commissione, impedirne la discussione in Parlamento.

3.Penalizza uno dei pochi strumenti democratici e di partecipazione presenti nell’Unione Europea, introdotto dal Trattato di Lisbona.

4.Non possiamo dimenticare il pregiudizio politico e il ruolo del potere economico presenti nella decisione come spiegato da G. Puppinck, il responsabile europeo della Campagna. “La Commissione europea considera tutte le cose solo da un punto di vista economico. Per essa, l’uso industriale di embrioni umani è un bene per l’industria biotech; l’aborto e il controllo della popolazione nei paesi poveri rappresentano un bene per i consumi elettrici e per l’economia. Non riflette ulteriormente. Non è animata da principi etici, né democratici, ma unicamente economici” (intervista al SIR 28 maggio 2014).

I promotori della campagna “Uno di noi”, non intendono arrendersi. “Da parte nostra – afferma Puppinck – intendiamo continuare a lavorare col Parlamento europeo appena eletto, oltre che con la futura Commissione, ed eventualmente ricorreremo alla Corte di giustizia del Lussemburgo. Il nostro impegno è e rimane quello di testimoniare l’umanità e la dignità della vita umana e non accetteremo di essere ridotti al silenzio a seguito di una decisione arbitraria” (intervista al SIR 28 maggio 2014).

A questo punto, per comprendere più profondamente la gravità del fatto, è opportuno chiederci: Chi è l’embrione umano? Qualcuno o qualcosa?

L’embrione umano è qualcuno, cioè un soggetto ben determinato già nelle primissime fasi del suo sviluppo avviato con la fusione dell’oocita femminile e dello spermatozoo maschile, formando lo zigote. L’ embrione, se posto in condizioni idonee, si svilupperà in un organismo adulto perché rappresenta la prima fase dell’esistenza di ogni uomo, infatti “dal concepimento in poi non ci sono salti nello sviluppo: la differenza tra embrione-feto-bambino è come quella tra bambino-adolescente-adulto: è un fatto quantitativo e non qualitativo” (C.V. Bellieni, Il mio «paziente» soffre, sogna, ricorda, Avvenire 5 marzo 2005, 7). E J. F. Gilbert, celebre 1embriologo statunitense, avverte che “con la fertilizzazione inizia un nuovo organismo vivente. C’è un unico continuo processo dalla fertilizzazione allo sviluppo embrionale e fetale, alla crescita post natale, alla senescenza, fino alla morte” (The international journal di Developmental Biology, vol. 47, 72). A. Vescovi, scienziato di fama internazionale, sottolinea che “Qualunque fisico esperto di termodinamica può dire che all’atto della fecondazione c’è una transizione repentina e mostruosa in termini di quantità e qualità d’informazioni. Una transizione d’informazioni senza paragoni che rappresenta l’inizio della vita: si passa da uno stato di totale disordine alla costituzione della prima entità biologica. Un’entità biologica che contiene tutta l’informazione che rappresenta il primo stadio della vita umana, concatenato al successivo, e al successivo, e al successivo, in un continuum assolutamente non scindibile, se non in modo arbitrario” (Avvenire, 22 febbraio 2005).

Dunque, l’embrione non è un agglomerato di cellule, un’appendice del corpo della 1madre, o una creatura dissimile dal futuro neonato; è il prossimo adulto in fase di sviluppo, con un patrimonio genetico differente da coloro lo hanno concepito. Per questo, l’embrione non è proprietà della madre o del padre, della società o della scienza, dato che nessun essere umano è possesso di un altro. L’embrione appartiene a sé stesso e a Dio, fonte della Vita. Da questo deduciamo che l’embrione dall’atto della fecondazione, è un essere umano da rispettare “come una persona”; di conseguenza è immorale, sacrificarlo nei processi di fecondazione assistita o come cavia di laboratorio.

Questo convincimento, oltre che nella Parola di Dio e nel Magistero della Chiesa, rintraccia un fondamento nel Diritto Romano Classico: “Qui in utero sunt intelliguntur in rerum natura esse” (i concepiti sono da considerare come già esistenti). Il principio, che divenne la base dei diritti inviolabili dell’uomo, fu riaffermato anche dal Comitato Nazionale per la Bioetica: “c’è il dovere morale di trattare l’embrione umano, sin dalla fecondazione, secondo i criteri di rispetto e tutela che si devono adottare nei confronti degli individui umani a cui si attribuisce comunemente la caratteristica di persona” (Identità e statuto dell’embrione umano, 11996, 10). Pure il Consiglio d’Europa fece propria questa convinzione: “fin dalla fecondazione dell’ovulo la vita umana si sviluppa in un modo continuo, sicché non si possono fare distinzioni durante le prime fasi dello sviluppo. (…) L’embrione e il feto umano devono in ogni circostanza beneficare del rispetto dovuto alla dignità umana” (Risoluzione 1046/1986, 18). “L’embrione umano, pur sviluppandosi in fasi successive indicate con definizioni differenti (…) mantiene continuamente la propria identità biologica e genetica” (Risoluzione 1100/1989, 12). Il 18 ottobre 2011, la Corte di Giustizia dell’Unione Europea, chiamata ad esprimersi sulla brevettabilità dei procedimenti che si avvalgono delle cellule staminali estratte da embrioni umani, nella sentenza, oltre che proibirne l’uso, sottolineò che la “nozione di embrione umano deve essere intesa in senso ampio”.

Questi eminenti pareri sostengono la convinzione che l’embrione, a seguito della 1fecondazione, è un essere vivente appartenente alla specie dell’homo sapiens; per questo dobbiamo garantirgli, come sollecitato dal principio di uguaglianza, il diritto alla vita e all’integrità fisica. Il concetto è approfondito dal Catechismo della Chiesa Cattolica: “la vita umana deve essere rispettata e protetta in modo assoluto fin dal momento del concepimento. Dal primo istante della sua esistenza l’essere umano deve vedersi riconosciuti i diritti della persona, tra i quali il diritto inviolabile alla vita” (2270). Chi uccide un’embrione, annienta una vita in divenire!

Negli ultimi decenni, l’embrione sta smarrendo celermente la sua dignità, essendo ritenuto da alcuni un essere umano, ma unicamente in potenza, che acquisirà i diritti della persona in un determinato momento del suo sviluppo, da stabilirsi per convenzione. Contribuiscono a questo declassamento alcune tecniche medico-scientifiche, dalla fecondazione artificiale alla clonazione, dalla modifica del Dna alle ricerche sulle cellule staminali embrionali.

Concludo con la testimonianza della nota scrittrice laica, O. Fallaci, morta il 15 settembre del 2006, all’età di settantasette anni, a seguito di una grave forma di tumore: “Come dissi in un’intervista, non me ne importerebbe niente se le staminali embrionali (che determinano la morte dell’embrione) servissero a guarire il mio cancro, anzi i miei cancri. Dio sa se amo vivere, si, vorrei vivere il più a lungo possibile. Sono innamorata, io, della vita. Ma a guarire i miei cancri iniettandomi le cellule d’un bambino mai nato (cioè di un embrione) mi parrebbe d’essere una cannibale. Una Medea che uccide i propri figli.(‘Donna maledetta, aborrita dagli Dei, da me, dall’intero genere umano. Crepa, essere osceno, assassina dei tuoi figli’ le dice Euripide attraverso Giasone)” (Corriere della Sera, 3 giugno 2005, 3).

1

Non è meraviglioso rammentare che ognuno di noi fu un embrione a cui fu concessa la possibilità di svilupparsi divenendo uomo ?

 

 

 

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