CORRIERE DELLA SERA – Miozzo (Cts): «I contagi aumenteranno, ma no a nuove chiusure. A scuola niente deroghe sulla distanza tra studenti»

By 19 Agosto 2020Coronavirus

Il capo del Comitato tecnico scientifico: trend ampiamente previsto. La curva è in lenta ascesa, sull’onda di un’estate «da liberi tutti», ma per ora l’epidemia è sotto controllo.

«Scordiamoci le deroghe all’italiana, di quelle che una volta concesse restano per sempre. Saranno poche e transitorie, autorizzate di volta in volta dopo approfondita analisi». È severo al termine di una giornata pesante Agostino Miozzo, coordinatore del comitato tecnico scientifico (Cts), parlando di scuola e dell’atteggiamento che pare stia prevalendo ora che ci si avvicina al 14 settembre. Quello appunto di poter contare su strappi alla regola.

Dunque massimo rigore, sempre?

«I principi cardine sui quali è basata l’offensiva anti Covid devono restare inalterati. Il distanziamento deve essere di almeno un metro. C’è un dato consolidato della comunità scientifica internazionale. Un momento di aggregazione non controllato, e la scuola è il momento di aggregazione per eccellenza, può spostare l’indice di moltiplicazione del virus, l’ormai noto Rt, di alcuni decimali. Se questo valore è ipotizziamo di 0,3 allora si può stare relativamente tranquilli, ma se oscilla attorno a 1 e oltre, il rischio comincia ad essere importante. L’Rt italiano almeno nell’ultimo rapporto di monitoraggio era proprio attorno all’unità».

Le deroghe al distanziamento fra i banchi saranno date col contagocce, è questo che intende dire?

«Esattamente così. Sulle deroghe si è fatta molta confusione. Funzionerà che verranno valutate di volta in volta dal Cts sulla base di richieste bene argomentate. Autorizzeremo situazioni transitorie, non generalizzate, caso per caso. Avranno la durata di giorni, ore. No all’andazzo all’italiana. Non vale la regola del “per sempre”. Nell’ultimo verbale del comitato lo abbiamo chiarito questo punto. Immaginiamo delle circostanze particolari che potrebbero portarci all’eccezione. Ad esempio la presenza nella scuola di portatori di handicap, oppure la necessità da parte dell’istituto di trovare spazi alternativi e soprattutto di renderli idonei all’attività didattica. I ragazzi non possono essere messi in biblioteche o altre strutture prive di servizi».

E nel caso ci sia bisogno di altro tempo per ricreare ambienti adatti?

«Indicheremo la formula per garantire ugualmente la sicurezza, come adeguata areazione degli spazi, igienizzazione ripetuta delle stanze. Bisogna trovare il modo di abbattere o contenere il rischio di contagio anche nell’ambito di situazioni non ideali».

Il dossier scuola è in corso d’opera?

«È un documento molto complicato perché riguarda casi non semplici da affrontare. Il decreto della presidenza del Consiglio dell’8 agosto prevede che ogni deroga al distanziamento passi al vaglio di noi tecnici e così sarà».

Ma se mancheranno i banchi monoposto?

«I banchi monoposto ci saranno. Il commissario per l’emergenza Arcuri ha assicurato che le richieste ricevute dal ministero dell’ Istruzione dagli istituti verranno esaudite entro i tempi previsti. Non ci saranno banchi doppi. Su questo non si transige. C’è un problema oggettivo e organizzarsi diversamente significherebbe contraddire la definizione che l’Organizzazione mondiale della sanità ha coniato per la parola contatto suscettibile di dar luogo al contagio di due persone. Si intende il rapporto ravvicinato per oltre 15 minuti con un soggetto positivo. Immaginiamo a scuola cosa succederebbe se dei ragazzi potessero sostare fianco a fianco per 5 ore in una giornata».

E le mascherine?

«Sono un’arma indispensabile. Sono obbligatorie dopo i 6 anni, sono uno dei pilastri della prevenzione. Come usarla correttamente? Se il docente è certo che i bambini siano seduti e distanziati, ad esempio durante un compito in classe o l’interrogazione, allora potrà consentire di abbassarla. Chi si muove in classe deve indossarla, i movimenti vanno protetti. C’è differenza tra staticità e mobilità. No la mascherina a mensa o in palestra, fermo restando il metro di distanza».

Se c’è un soggetto positivo, alunno, operatore o insegnante, la classe o l’intera scuola finiranno in quarantena?

«Non necessariamente un positivo determinerà questa conseguenza. Dipende dal ruolo e dalla mobilità di questa persona all’interno della struttura. Se ad avere il Covid è un funzionario della segreteria che non ha avuto contatti potrebbe non essere necessario isolare tutti quanti. Poi vorrei smentire una fake news. I bambini positivi non verranno prelevati dai marziani e portati sulla Luna. I primi ad essere avvertiti saranno i genitori come succede quando lo scolaro si sente male in classe per qualsiasi altro motivo».

I casi aumentano al ritmo di più di 600 al giorno.

«Siamo in un trend ampiamente previsto. La curva è in lenta ascesa ma per il momento l’epidemia è sotto controllo. È molto probabile che nelle prossime due settimane i casi cresceranno ancora, effetto di una estate vissuta sull’onda del liberi tutti. Dopo le discoteche, per ora non c’è ipotesi di altre chiusure. I dati sull’occupazione degli ospedali e sulla capacità del sistema di tracciare i positivi ci rassicurano. Il servizio sanitario si è messo in moto, sa cercare, circoscrivere e curare. E per fortuna i cittadini stanno collaborando. Se hanno la febbre si autosegnalano. I giovani? Hanno commesso tante sciocchezze, speriamo abbiano capito che è ora di smetterla».

Margherita De Bac

Corriere della Sera

20 Agosto 2020