Proseguiamo la nostra attenzione alla “Comunità Politica” illuminati dalla Dottrina Sociale della Chiesa. Dopo aver esaminato il concetto e i fondamenti dell’autorità politica oltre chi è il popolo e la persona oggi evidenzieremo maggiormente chi è l’uomo e come deve comportarsi con gli altri.
Tutela e promozione dei diritti umani
Affinchè ogni persona sia il fondamento e la finalità della comunità politica è primario riconoscere e tutelare i suoi diritti inalienabili, che possiamo anche definire “diritti umani”, cioè quei diritti irrinunciabili da riconoscere al singolo appartenendo al genere umano, indipendentemente dalle origini, dai legami o dai luoghi. Tipici prototipi di “Carta dei Diritti Fondamentali” sono la “Dichiarazione Universale dei Diritti dell’uomo” approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948 e la “Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea” (Carta di Nizza) ratificata dai Paese dell’Unione Europea il 7 dicembre 2000.
I diritti umani, inoltre, includono le primarie esigenze morali e giuridiche dell’individuo e sono sorretti da quattro pilastri: dignità, libertà, uguaglianza e fratellanza. La “dignità” manifesta che l’uomo è riflesso dell’immagine di Dio oltre che, come asseriva il filosofo tedesco Emmanuel Kant (1724-1804), un fine e mai un mezzo. La “libertà”, ricordava il filosofo francese Jean-Luc Nancy (1940- 2021), non va intesa come un concetto astratto, ma «come un dato esperienziale, una componente insostituibile della vita, che va declinata, vissuta e per la quale bisogna avere degli obiettivi sempre più alti»( J. Luc Nancy, L’expérience de la liberté, Galilée 1988, 91). L’ “uguaglianza” assicura la partecipazione politica e pubblica. La “fratellanza” è quel rapporto naturale che ogni uomo dovrebbe instaurare con l’altro edificato sulla relazione e sul confronto. Il perseguimento di questi diritti, superando favoritismi e privilegi, fa sgorgare nel cittadino l’esigenza di un pieno adempimento dei relativi doveri.
Convivenza fondata sull’amicizia civile
Ai diritti umani sopra evidenziati, il Compendio aggiunge altre due virtù: l’amicizia civile e la fraternità. Afferma il Documento: «il significato profondo della convivenza civile e politica non emerge immediatamente dall’elenco dei diritti e dei doveri della persona. Tale convivenza acquista tutto il suo significato solo se basata sull’amicizia civile e sulla fraternità» (390).
Ebbene, nella costruzione del bene comune, è insufficiente il riferimento unicamente ai diritti e ai doveri, o meglio, questi devono intersecarsi con l’“amicizia civile” e la “fraternità” che è diversa dalla “fratellanza”. «Mentre quello di fratellanza è un concetto immanente che dice dell’appartenenza delle persone alla stessa specie o a una data comunità di destino, la fraternità è un concetto trascendente che pone il suo fondamento nel riconoscimento della comune paternità di Dio. La fratellanza unisce gli amici, ma li separa dai non amici; rende soci (socio è “colui che è associato per determinati interessi”) e quindi chiude gli uniti nei confronti degli altri. La fraternità, invece, proprio in quanto viene dall’alto (la paternità di Dio) è universale e crea fratelli, non soci, e dunque tende a cancellare i confini naturali e storici che separano».
Punti nodali dell’amicizia civile e della fraternità sono il disinteresse, la donazione e la disponibilità alle esigenze dell’altro ma purtroppo, queste caratteristiche, sono spesso disattese nelle società politiche moderne e contemporanee, soprattutto dalle ideologie individualiste e collettiviste.
Don Gian Maria Comolli (fine quarta parte)
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