LE DOMANDE AL DON… Il cristianesimo “amico” della scienza

By 20 Giugno 2025Attualità

Il biologo molecolare Edoardo Boncinelli nel libro «La scienza non ha bisogno di Dio» (edito da Rizzoli), e molti scienziati affermano che tra Dio e scienza non esiste nessun rapporto. Altri sostengono che la Chiesa, nel corso dei secoli, dimostrò scarsa sensibilità alla rilevanza del progresso scientifico, ed ancora oggi ostacola la scienza assumendo posizioni ostili nei suoi confronti. Qual è il suo parere? Bruno.

LA RISPOSTA DEL DON

La domanda di Bruno è molto ampia; di conseguenza, porrò la mia attenzione unicamente sulla seconda parte. Per questo ho ritenuto idoneo intitolare il quesito: «Il cristianesimo “amico” della scienza», augurandomi di contribuire ad eliminare alcuni preconcetti.
Di fronte ad un lungo elenco di nomi, di circostanze e di eventi, è irrealistico smentire l’enorme collaborazione che la Chiesa donò al progresso scientifico, non perdendo mai di vista la salvaguardia della dignità della persona umana, come richiamato dal Catechismo della Chiesa Cattolica. «E’ illusorio rivendicare la neutralità morale della ricerca scientifica e delle sue applicazioni (…). La scienza e la tecnologia richiedono, per il loro stesso significato intrinseco, l’incondizionato rispetto dei fondamenti della moralità; devono essere al servizio della persona umana, dei suoi inalienabili diritti, del suo bene vero ed integrale, in conformità al progetto e alla volontà di Dio» (2294).
Sono queste delle indicazioni rassicuranti per il genere umano, ma purtroppo furono rigettate dalla scienza con la diffusione dello «scientismo-tecnologico». Originatosi dalla teoria evoluzionistica di C. Darwin, dal sociologismo di M. Weber e dal sociobiologismo di H.J. Heisenk e E.O. Wilson e dal positivismo e neo-positivismo, lo scientismo-tecnologico, valuta dannose e deleterie, le asserzioni metafisiche; di conseguenza, anche la nozione di essere, va abbandonata. Lo scientismo-tecnologico, è il modello della manipolabilità dell’uomo mediante l’ equazione tra possibilità tecnica e liceità morale. All’interrogativo: «Ciò che è tecnicamente possibile è anche moralmente lecito?», il modello risponde affermativamente, essendo quella scientifica l’unica realtà verificabile e dimostrabile empiricamente mentre la religione, l’etica, come pure il diritto, sono unicamente espressioni culturali modificabili nelle varie epoche. Ad esempio, il biologo francese J.L. Monod, premio Nobel per la Medicina nel 1965, affermò che la conoscenza autentica ed oggettiva è quella scientifica; di conseguenza può ignorare i valori etici e morali (cfr Per un’ etica della conoscenza, Bollati Boringhieri 1990, 21).
Procedendo dal presupposto che tutto è in divenire, lo scientismo-tecnologico definisce positivo ciò che è tecnicamente fattibile; quindi, di fronte all’evoluzione scientifica, i valori si devono adeguare non ponendo limiti alla ricerca e alla scienza. Il modello sostituisce “la verità” con “l’attualità”, sostenendo che le normative delle varie epoche sono determinate dalle culture relative e mutevoli, non essendoci principi assoluti ed idonei per sempre. La Chiesa comprese la deleterietà e l’azzardo dell’impostazione appurando le incalcolabili opportunità generate dalle scoperte scientifiche, e di conseguenza, le loro temibili applicazioni alla vita umana. Per questo, il pensatore tedesco J. Honas, affermò di diffidare da «coloro che amano l’umanità, e che sognano un grandioso miglioramento della specie» (Frontiere della vita, frontiere della tecnica, Il Mulino 2011, 17).

Dopo questa doverosa premessa, rispondo al quesito. La storia presenta numerosi religiosi o scienziati cristiani che fornirono notevoli contributi alla scienza, alla medicina e alla cura. Ne indico alcuni come esempio, e rimandando per l’approfondimento al testo di G. Cosmacini, La religiosità della medicina (Laterza 2007).

La Chiesa istituì gli ospedali e le prime Università di Medicina a Bologna, a Ferrara e a Roma, città dello Stato Pontificio; autorizzò, precedentemente ad altri, lo studio anatomico a A. Benedetti (1450-1512) che nell’opera Anatomicae, sive de historia corporis umani, scrisse: «scorgiamo la mirabile, divina opera di Dio Creatore nel corpo, che secondo Platone è come il veicolo temporaneo dell’anima». Inseguito troviamo B. Eustachi (1500-1574) protomedico pontificio e docente di anatomia presso l’Università Pontificia La Sapienza; R. Colombo (1516-1559) che insegnò a Padova e a Roma, e tra l’altro, eseguì l’autopsia di sant’Ignazio di Loyola, il fondatore dei Gesuiti (cfr G. Ferrari, Tra medicina e chirurgia: la rinascita dell’anatomia e la dissezione come spettacolo, in AA VV, Il Rinascimento Italiano e l’Europa: le scienze, Angelo Colla 2008, vol. V). R. Grossatesta (1175-1253), frate francescano, vescovo di Lincoln, teologo e scienziato, è ricordato come uno degli inventori degli occhiali. L. Spallanzani (1729-1799), gesuita e biologo, è ritenuto il padre scientifico della fecondazione artificiale, oltre che celebre studioso della fisiologia gastroenterologica. Le sue ricerche risultarono determinanti nel dimostrare che il processo digestivo non consiste unicamente nella triturazione meccanica del cibo, ma anche nel decorso dell’ azione chimica a livello gastrico, basilare per l’assorbimento dei nutrienti. L. Pasteur (1822-1895), rivelò al mondo scientifico che le malattie originano da microrganismi trasmissibili, e il 1 marzo 1886, annunciò all’ Accademia delle Scienze di Parigi che delle trecentocinquanta persone sottoposte al trattamento preventivo da lui ideato contro la rabbia, solo una era deceduta. Il monaco ceco G. Mendel (1822-1884) formulò le leggi della trasmissione dei caratteri ereditari, che costituiscono il fondamento dell’attuale genetica. I pochi scienziati menzionati, a fianco di quelli che non ho l’opportunità di rievocare, comprovano che la «culla» della scienza moderna fu la cristianità occidentale.

Come conclusione, per suggerire il rapporto da instaurare tra cristianesimo e scienza, privilegiando la tutela dell’uomo, riporto delle considerazioni del cardinale D. Tettamanzi: «Mai come in questi anni la tensione tra etica e scienza/tecnica si è data tanto acuta, poiché mai nei secoli passati la scienza e la tecnica hanno visto crescere la loro capacità e ampliarvi i loro confini nella misura presente. Il conflitto, tuttavia, nasce da un errato modo di concepire il rapporto tra l’etica e la scienza come se fossero estrinseche l’una all’altra, al punto che lo scienziato vede nel moralista una sorta di nemico che vorrebbe tenere in soggezione la sua attività e limitarne la libertà di ricerca o di sperimentazione o di applicazione. Il rapporto è intrinseco, nel senso che la dimensione etica è interna alla scienza e alla tecnica, al punto che è proprio la dimensione etica a preservare l’una e l’altra dalla loro stessa corruzione» (L’intrinseca dimensione etica della scienza e della tecnica, in AA. VV, Etica e società contemporanea, Libreria Editrice Vaticana 1992, Tomo I, 231).

Don Gian Maria