
Papa Leone XIV saluta i fedeli all’arrivo a Tor Vergata, 2 agosto 2025 (ANSA/US VATICAN MEDIA)
Un milione di giovani sono accorsi da ogni angolo del mondo e fa sorridere vedere come il mainstream mediatico cerchi di annacquare questo fatto. Un milione. Ripeto: un milione.
È come se quasi tutta Milano si sia data appuntamento a T
or Vergata e si sia trasferita in blocco sulla spianata romana. Tanto per dire, fa sorridere che poco più di due settimane fa siano tutti impazziti per 230.000 biglietti venduti per un concerto tra un anno: praticamente un quinto dei presenti.
Ma ciò che fa pensare è COSA abbia mosso quei ragazzi, quel Qualcuno che dopo duemila anni nonostante tutto e tutti è qui ancora a muovere proprio i più giovani.
Non dirò, per ossequio alle vedove del predecessore di Leone XIV, che hanno riecheggiato forti e vibranti le parole di Giovanni Paolo II e che il concetto di “amicizia” con Gesù era il fondamento di un pontificato che di nome faceva Benedetto e di cognome Sedicesimo.
No, non lo diremo.
Così come non diremo che la forza di questo Giubileo dei Giovani è stata proprio in quel Papa che ha reso plastiche e vive le sue prime parole da Pontefice: “sparire, perchè rimanga Cristo”.
Ed è questo che manda in tilt il mainstream mediatico: cosa sono venuti a vedere un milione di giovani? Un uomo? No. Un Papa? No. Roma? No.
Nessuna vetrina distrutta, nessun incendio in piazza, nessun tafferuglio.
Giovani che si sono mossi da tutto il mondo per l’incontro con Qualcuno che ancora li richiama e li proietta a cose più grandi. Paradossalmente un pezzo di pane che risponde a quella sete infinita dell’uomo aprendo un orizzonte più grande della nostra vita.
“Aspiriamo continuamente a un ‘di più’ che nessuna realtà creata ci può dare. Sentiamo una sete grande e bruciante a tal punto, che nessuna bevanda di questo mondo la può estinguere.
Di fronte ad essa, non inganniamo il nostro cuore, cercando di spegnerla con surrogati inefficaci! Ascoltiamola, piuttosto! Facciamone uno sgabello su cui salire per affacciarci, come bambini, in punta di piedi, alla finestra dell’incontro con Dio. Ci troveremo di fronte a Lui, che ci aspetta, anzi che bussa gentilmente al vetro della nostra anima. Ed è bello, anche a vent’anni, spalancargli il cuore, permettergli di entrare, per poi avventurarci con Lui verso gli spazi eterni dell’infinito”.
Evviva!
Lorenzo Guzzetti (DA)