LE DOMANDE AL DON… Sperimentazioni sugli animali: indispensabile per salvaguardare l’uomo

By 23 Agosto 2025Attualità

Nelle campagne presso Modena la Guardia di Finanza ha sequestrato un laboratorio che effettuava  prove di compatibilità su animali a beneficio delle aziende operanti nel settore biomedico. All’interno furono trovati oltre 200 animali, rinchiusi in gabbie e pronti per essere sottoposti ai test sperimentali. Secondo la Guardia di Finanza, negli ultimi anni, si sarebbero svolte  oltre 1.300 sperimentazioni per 566 farmaci diversi. E’ questa la serietà con cui si conducono le sperimentazioni cliniche? E’ eticamente corretto far soffrire degli animali? Ermes.

LA RISPOSTA DEL DON 

Quello che si verificava nel casolare di Modena trasformato in laboratorio è da condannare duramente; per questo i proprietari dovranno rispondere davanti alla Legge di maltrattamento ed uccisione di animali. Ma l’ episodio, che ha avuto ampia risonanza massmediatica, non può strumentalizzare negativamente la rilevanza degli animali nel settore sperimentale.

Ci si avvale degli animali nella fase pre-clinica o fase 0, cioè nel primo atto dello studio di una nuova molecola (o principio attivo) che si ipotizza portatrice di benefici terapeutici. Con questo stadio, che comprende anche le prove di laboratorio, ci si propone di apprendere le caratteristiche positive o negative della nuova molecola, oltre che le informazioni preliminari riguardanti la sicurezza, l’efficacia, la tossicità, la farmacocinetica (assorbimento, distribuzione e escrezione dei farmaci nell’organismo) e la farmacodinamica (effetti biochimici e fisiologici dei farmaci sull’organismo).

La sperimentazione sugli animali è soggetta ad alcune leggi che tutelano i diritti degli stessi nei confronti di inutili sofferenze o danni duraturi, limitandone l’impiego all’essenziale. Le norme di Good Laboratory Practices (GLP), cioè le linee di Buona Pratica di Laboratorio, hanno standardizzato le procedure sia per la scelta delle tipologie di animali che per le metodologie da seguire. Come pure si afferma la legittimità dell’utilizzo degli animali, unicamente quando determinate conoscenze non sono già state acquisite in precedenza, e unicamente nel caso di reale necessità essendo inattuabile l’utilizzo di modelli matematici computerizzati, di colture cellulari di tessuti, di piante, di invertebrati e di microrganismi.

Dunque, la sperimentazione sugli animali è irrinunciabile, non esistendo attualmente metodologie alternative. Per onorare le differenti sensibilità, il legislatore con la Legge 413/93, ha contemplato l’obiezione di coscienza per chi opera in questo settore.

Una critica frequente rimarca riguarda la difformità degli animali dall’uomo, di conseguenza sussistono incognite collegate alla disparità delle specie; pertanto, per alcuni, questa prassi sperimentale non fornisce risultati attendibili. La sostanziale disuguaglianza tra uomo ed animale è reale, ma alcuni animali posseggono in comune con l’uomo omogeneità anatomiche e fisiologiche. Ad esempio, il ratto, detiene un Dna in molti aspetti simile a quello umano. Certamente è impossibile ricreare in laboratorio sugli animali, con precisione, il complesso intreccio di relazioni tra gli organi e i mediatori chimici tipici dell’organismo dell’uomo.

A volte, l’atteggiamento nei confronti di questa fase sperimentale, sfocia in esagerazioni ed esasperazioni. Personalmente ritengo doveroso ridurre al minimo il numero di animali da sottoporre alla ricerca, sviluppando maggiormente i metodi complementari e alternativi, ma proibire questa tipologia di studi bloccherebbe la ricerca scientifica. Un Parere del Comitato Nazionale per la Bioetica ci fornisce la giustificazione: «E’ nel nome stesso della salute dei viventi – non solo dei viventi umani, ma anche dei viventi non umani – che trovano le proprie giustificazioni etiche tutte le diverse forme di intervento umano sulla natura vivente, ivi comprese quelle attività – indubbiamente estreme che implicano il sacrificio di forme di vita» (Sperimentazione sugli animali e salute dei viventi, Roma 1997, 9). Lo stesso Comitato aveva già precisato che la «ricerca biomedica sugli animali non è sinonimo di vivisezione» (cfr La sperimentazione dei farmaci, Roma 1992, 3).

Da ultimo evidenzio la supremazia dell’uomo sul creato, come affermato dai primi capitolali del libro della Genesi. Ma oggi, in diverse situazioni, il canone biblico appare capovolto. Molti, s’impegnano meritevolmente nella difesa degli animali, ma sono indifferenti al rispetto della vita umana. E’ opportuno, di conseguenza, richiamare che le creature terrestri sono finalizzate al beneficio dell’uomo, anche nel difficile settore sperimentale, dove assumono la valenza di prevenzione e di protezione. Negli anni ’70 del XX secolo la somministrazione del «talidomide» causò danni drammatici a 2.625 bambini che nacquero affetti da varie malformazioni, oppure «l’elisir di sulfanilamide» provocò la morte di oltre cento bambini a causa di un solvente tossico poiché si era evitata la sperimentazione sugli animali. Dite voi se questo è accettabile”.

Don Gian Maria