Sono passati quasi sette anni dalla prima decisione con la quale la Corte costituzionale, chiamata a pronunciarsi sulla legittimità dell’art. 580 c.p. Durante questo lungo periodo di tempo, nell’ambito di due legislature distinte, si sono succedute quattro maggioranze parlamentari profondamente diverse. Eppure, si è ancora ben lontani dal capire quali iniziative legislative debbano essere messe in atto al fine di dar seguito alle indicazioni della Corte.
Un’anziana madre peggiorata dopo il Covid e ricoverata. Poi la scoperta che anche in Lombardia gli ospedali non sono attrezzati e il personale non è informato sulle prestazioni cliniche dovute.
Esprimiamo preoccupazione per recenti iniziative regionali sul tema del fine vita. Da ultimo, l’approvazione nei giorni scorsi della legge sul suicidio medicalmente assistito da parte del Consiglio Regionale della Toscana. Ricordiamo che “primo compito della comunità civile e del sistema sanitario è assistere e curare, non anticipare la morte” (Conferenza Episcopale del Triveneto, 2023).
Il 10 febbraio scorso, in seguito all’approvazione della legge regionale toscana, si è instaurato un imponente dibattito sul tema del “suicidio assistito”. L’Associazione Luca Coscioni, capofila nella battaglia per la liberalizzazione di questo crimine, sta adottando una strategia molto efficace.
Apprendiamo che il Partito Democratico ha presentato un emendamento in Regione Toscana per tagliare 30 mila euro dal fondo disabilità e destinarli al suicidio assistito. Si tratta della prova definitiva che dietro la propaganda sul “fine vita” si cela un vero e proprio progetto eutanasico che mira a rifondare il sistema sanitario nazionale sullo scarto dei più fragili, gli anziani e gli “improduttivi”, proprio come nei più barbari regimi totalitari del passato.
Intervista a Francesco Grazzini, consigliere comunale di Italia viva a Firenze che ha espresso la propria contrarietà alla legge toscana sul suicidio assistito.
Dopo la nota Cei, la politica si confronta su regole che siano condivise. Il relatore al Senato Zanettin (FI): non basta una maggioranza risicata. Schillaci: Schillaci: Schillaci: no a leggi regionali.
Dal presidente dell’Associazione religiosa istituti socio-sanitari (Aris) un rigetto, argomentato e definitivo, per ogni ipotesi di percorsi di morte in strutture che devono battersi per salute e vita.
Altro che dibattito, in commissione i promotori della buona morte smantellano la bozza approvata alla Camera dei Comuni. Via la garanzia del giudice dell’Alta Corte, a rischio il criterio dei 6 mesi di vita: «Troppe tutele e perdite di tempo».
La condanna dell’eutanasia trova le sue motivazioni nella legge naturale e in una corretta filosofia della politica.