6 luglio 2025  

Prossimo aggiornamento, il 205°, SABATO 2 agosto 2025

Come ogni anno il Blog nei mesi di luglio e agosto sarà aggiornato non settimanalmente ma mensilmente, sostituendo la Rassegna Stampa Settimanale con la segnalazione di Libri interessanti per l’estate.

A tutti, ringraziandovi per avermi seguito anche in questo anno sociale, gli auguri di un BUON ESTATE!

EDITORIALE UNO

“Cure Palliative”, alternativa al suicidio assistito e all’eutanasia

Entro le “vacanze estive”, i nostri parlamentari, vorrebbero giungere ad approvare una legge sul “fine vita” anche se, a mio parere, questo progetto chiederà molto più tempo visto la lontananza di idee dei vari schieramenti politici ma una riflessione che investa la società civile chiarendo i termini è senz’altro utile.

Due domande iniziali.
Cosa chiede il malato terminale? Un’autentica vicinanza e un valido supporto terapeutico; di fronte a queste situazioni la richiesta di eutanasia o di suicidio assistito scompaiono.
Come si chiama il supporto terapeutico? “Cure Palliative” che purtroppo nel nostro Paese sono poco conosciute non solo dalla popolazione ma anche da parecchi medici di famiglia.

“Cure palliative”

Le “Cure Palliative” sono così descritte dall’ Organizzazione Mondiale della Sanità. “E’ il prendersi cura attivo e globale del paziente la cui malattia non è più responsiva alle terapie specifiche. Sono il controllo del dolore e degli altri sintomi, unitamente all’attenzione ai problemi psicologici, sociali e spirituali”.

Il vocabolo “palliativo” ha origine dal termine latino “pallium” che indicava il mantello di lana indossato dai pastori. Per comprenderne pienamente il significato dobbiamo riferirci a san Martino di Tours, vescovo del IV secolo, che trovandosi di fronte ad un povero tremante per il freddo e non avendo nulla da offrirgli, tagliò in due, con la spada, il mantello che indossava, donandone la metà all’indigente. Metaforicamente l’episodio suggerisce gli obiettivi delle Cure Palliative. Il santo, pur non avendo eliminato la causa della sofferenza, cioè la povertà, coprendo quell’uomo lo ha protetto e ha contribuito a mitigare il suo disagio.
Anche le Cure Palliative, non rimuovono la patologia, cioè la causa della situazione di dolore e di disagio, ma leniscono efficacemente le sofferenze; curano la persona nella sua totalità unificata; offrono al malato una terapia globale; lo difendono dallo scoraggiamento, dall’isolamento, dalla chiusura in se stesso affinché attenda serenamente il naturale decorso della malattia. Dunque, questa prassi assistenziale, insegna che il malato in fase terminale non è un “ormai morto”, ma una persona che sta percorrendo un tratto rilevante della vita.

Le Curative Palliative furono ideate in Inghilterra negli anni ’50 del XX secolo con la costituzione degli hospices, dove operavano équipe composte di medici, psicologi, infermieri, religiosi e volontari. Il sostegno era prestato anche ai familiari chiamati a svolgere una funzione rilevante nel processo di cura totale e globale.
In Italia, le prime esperienze di hospices, risalgono agli anni ’80 del XX secolo, essendo gli ospedali impreparati a curare adeguatamente i morenti e i medici insufficientemente addestrati nel settore. Attualmente, nel nostro Paese, le Cure Palliative sono regolate dalla legge 38/2010: “Disposizioni per garantire l’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore”. Il provvedimento legislativo afferma che ogni cittadino ha il diritto ad accedere alle cure palliative e alle terapie del dolore che dovranno essere garantite nella continuità assistenziale dalla struttura ospedaliera, dagli hospices o a domicilio.

Le Cure Palliative, dunque, non anticipano né posticipano la morte, ma unicamente alleviano il dolore, suggerisco un valido strumento anche nei confronti dei sostenitori dell’eutanasia, essendo un accompagnamento attivo della vita per offrirgli il massimo significato, compatibilmente con la malattia che distrugge il corpo, ma generalmente mantiene integro lo spirito e la mente. E, chi assiste i malati terminali non coloro che parlano senza conoscere la materia, ben sa che il paziente così assistito e curato non richiederà l’eutanasia e supererà le idee suicidarie, essendo attorniato da relazioni ricche di amore, sapendo di potersi rivolge a chi lo cura con la stessa affermazione che il Signore Gesù nell’Orto degli Ulivi rivolse ai suoi apostoli: “Restate qui e vegliate con me” (Mt. 26,38). Così un’infermiera di un hospice riassume i desideri di questi malati: “Spesso la cosa più importante che offriamo ai nostri pazienti è una tazza di tè e la possibilità di parlare della morte. Ed è quello che vogliono davvero. Qualcuno che li ascolti e che condivida con loro quest’ ultimo viaggio senza spaventarsi e senza scappare. Senza volere, a tutti i costi, fare qualcosa”.

Si stima che ogni anno, in Italia, 250mila persone dovrebbero essere accompagnate da un approccio palliativo essendo malati terminali e i numeri aumenteranno per l’invecchiamento della popolazione. Il “Libro Bianco degli Hospice” riportava che ad aprile 2024 erano presenti sul territorio nazionale soltanto 235 strutture residenziali con un forte disequilibrio tra nord e sud. L’augurio e l’auspicio è che si possa, nonostante la limitatezza delle risorse, ampliare questi interventi, poiché il vero dramma dell’ammalato in fase terminale non è la presenza o l’assenza delle DAT, o del suicidio assistito o dell’Eutanasia di Stato ma il fatto che l’assistenza palliativa, in Italia, è ancora troppo scarsa.

Una precisazione. La legge 38/2010 semplificò anche la prescrizione dei farmaci analgesici basati sugli oppioidi per malati cronici e terminali (cfr. art 6). L’articolo, pur nella sua positività, pone alcune riserve. Vari malati terminali giungono alla fase finale della vita con alle spalle sofferenze acute e prolungate; di conseguenza, alleviare il dolore con farmaci appropriati, tra cui gli analgesici oppioidi, è da ritenersi corretto. Il problema etico si pone nei casi di assuefazione che obbliga l’incremento progressivo del medicinale, limitando la libertà del soggetto e portandolo, a volte, alla perdita di coscienza. La situazione, dunque, sollecita una notevole prudenza, non essendo lecito privare il moribondo della coscienza di sé se non in assenza di grave motivo. Dunque, l’uso degli analgesici oppioidi, è lecito a condizione che i soggetti interessati abbiano in precedenza adempiuto i doveri finali nei confronti dei familiari, della società e, se sono credenti, anche di Dio.

Don Gian Maria Comolli

EDITORIALE DUE

COSA TEMO? IL FALSO “BUONISMO” DI COLORO CHE SI RITENGONO “COMPASSIONEVOLI”; CI CADONO ANCHE I PRETI!

Riporto una lettera scritta alcuni anni ad una sacerdote mentre l’Associazione Luca Coscioni stava raccogliendo firme per l’eutanasia legale. Dopo la sconfitta da parte della Consulta questi “paladini della morte” ci stanno nuovamente tentando.

Reverendo dottore don Ettore Cannavera
Noi non ci conosciamo ma ho potuto ammirare la sua opera a favore degli ultimi della società, identificati nei carcerati o ex-carcerati. Anch’io per oltre quindici anni ho svolgo il mio servizio pastorale a contatto con un’ altra tipologia di “ultimi”, le persone affette da patologie psichiatriche in un Istituto gestito dai Padri Fatebenefratelli a Cernusco sul Naviglio (Mi) che ospitava oltre 400 malati molti dei quali giovani. E pure queste persone, come i carcerati, anche oggi sono emarginate, rifiutate e segregate poiché i vocaboli che iniziano con il suffisso “ps” incutono sempre un ingiustificato timore. Ebbene, spariti i manicomi, non è scomparsa la manicomialità come modalità e stile di avvicinarsi e di rapportarsi con l’ altro.
Guardando negli occhi questi miei “amici” smarriti, impauriti e confusi, questi miei “fratelli” deboli e indifesi, non posso accettare, mi scusi la franchezza, la superficialità con cui lei si è schierato a favore dell’eutanasia. Io, come più volte ho già manifestato, mi batterò con tutte le mie forze, per loro, affinchè questo orrore non sia legalizzato.
Mi meraviglia molto che una persona della sua sensibilità ed elevatezza culturale non riesca a presumere il futuro, non perché posseggo delle “sfere di cristallo” per prevede il domani ma in base a ciò che sta avvenendo nei tre Paesi dove l’eutanasia è legale: Olanda e Belgio da vent’anni e Canada da pochi anni. Mi dispiace che non riesca a comprendere, e come lei tanti altri, che la stessa modalità che si vuole adottare in Italia è già stata sperimentata da questi tre Paesi. Prima la legalizzazione del suicidio assistito, poi dell’eutanasia per i casi più gravi, infine, con il trascorrere del tempo, “le maglie si sono allargate” e tutti i “paletti” sono saltati, e ora in molti la esigono per ogni tipologia di malattia e di disabilità, anche per i minori. Ma, peggio ancora, tanti sono vittime di questa barbaria e il loro ultimo grido straziante prima della “dolce morte” è: “non voglio l’eutanasia”. Ma, ormai, è troppo tardi! Emblematico in Olanda, tra le centinaia di casi fu “la soppressione” di una donna di 74 anni affetta da demenza senile episodio che portò in tribunale la dottoressa Catharina A., poi assolta dalla Corte Suprema Olandese. Cosa successe quel giorno? La signora, alcuni anni prima, aveva redatto un testamento biologico esigendo l’eutanasia se fosse stata ricoverata in una casa di riposo, ma specificò: “solo su mia richiesta, quando riterrò che sia giunto il momento”. La dottoressa, invece, in accordo con la famiglia, un giorno del luglio 2016 decise di “terminare” la donna. Drogò l’anziana versandole un sedativo nel caffè, ma dopo la prima delle tre iniezioni, la signora si svegliò, comprese quello che stava avvenendo e tentò di divincolarsi. Ma, lo spietato medico, nonostante le suppliche della paziente, supportata dai familiari, immobilizzò l’anziana e terminò la procedura di morte .
Non possiamo scordare, inoltre, per quanto riguarda il Canada la legge BILL C-7 del 17 marzo 2021 che ampliò le opportunità di accedere all’eutanasia. Ora, per avvalersi della pratica eutanasica, non necessita più essere affetti da gravi malattie fisiche o accentuate disabilità, ma l’accesso è accordato a chi è sofferente di qualsiasi infermità o fragilità; anche la solitudine e l’isolamento. E, l’l 11 marzo 2022, toccò ai malati mentali. Ma queste cose, il suo “amico” Marco Cappato, non le racconterà mai!
E, poi, se vogliamo allargare un po’ il discorso, non possiamo scordare quello che io definisco il “problema dei problemi” della nostra Nazione: l’inverno demografico. Poche nascite, una popolazione che invecchia, e ciò comporterà a breve, prima la riduzione e poi l’abolizione dell’attuale sistema sanitario “universalistico” come pure dovrà essere riformulato il sistema pensionistico. Le proiezioni riguardanti il 2030 mostrano che l’assegno mensile del pensionato non potrà superare il 60% dell’ultima mensilità percepita da lavoratore. Pertanto, quale soluzione migliore di avviare i più vulnerabili alla morte? L’eutanasia potrebbe divenire una “formidabile pressione” sugli “scarti della società”, dal momento che il malato, il disabile, il sofferente di patologie psichiatriche sono liberi solo formalmente, vivendo una condizione di totale fragilità esistenziale, psicologica e emotiva. Si pensi, esempio, alle sollecitazioni a “togliere il disturbo” che potrebbero essere esercitate su questi sofferenti colpevolizzandoli per i loro costi sociali. Sa, caro don, con questa metodologia quanti risparmi si ipotizzano?
Interessante è la storia di Francois e Anne Schiedts. Nel maggio 2015, questa coppia di ottantenni belgi, Francois (anni 89) e Anne (anni 86), dopo 63 anni di matrimonio decisero di darsi insieme una “buona morte preventiva” dopo aver salutato famigliari e amici. Così commentò la morte dei genitori uno dei tre figli, Jean-Paul: “Capisco perfettamente l’atteggiamento dei miei genitori. Li sostengo. Sia per loro che per noi, loro figli, questa è la soluzione migliore. Se uno di loro dovesse morire, chi resta sarebbe così triste e totalmente dipendente da noi, diverrebbe per noi un grosso problema” .
Questi sono solo due casi ma ne può trovare decine tutti documentati.

LEGGI COSA STA AVVENENDO ALL’ESTERO

 

LA PAROLA DI DIO DI DOMENICA 

6 luglio 2025 – XIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (Lc.10,1-12;17-20)
L’URGENZA DI IMPEGNARSI PER L’APOSTOLATO

Leggendo il brano di Vangelo di questa domenica il famoso gesuita, Padre Sertillanges, esclamò: “Incaricare questi uomini di conquistare il mondo sembra una follia, invece è onnipotenza”. La partenza per la missione di quei poveri uomini è l’aspetto più ammirabile, ma anche più inquietante del Vangelo e ci fa comprendere perché Dio fatica a cambiare il mondo, a salvarlo e ad illuminarlo. Ma Dio ha deciso di non violare la nostra libertà piuttosto di procedere solo con il nostro consenso, mediante la nostra libertà.

Gesù, invia settantadue a predicare il Vangelo, ciò ci ricorda che tutti siamo apostoli e missionari.
Dio, non ha bisogno di cortigiani, ma necessita di persone che si diano da fare per introdurre nella società il Vangelo.
Dio ha bisogno di uomini che accrescano il Suo onore, che nessuno può togliergli e nemmeno mettere in discussione o in pericolo.
Dio ha bisogno di noi per gli altri, per comunicare il suo amore per l’uomo!
Un cristiano che non sente bollire nell’anima la voglia di gridare il Vangelo e il dovere di parlare di Dio in ogni occasione “opportuna o non opportuna”, che non sente l’urgenza di impegnarsi nell’apostolato… non è un cristiano, ma solo un pagano verniciato da cristiano.

Di fronte a questo invio di Gesù potrebbe nascere in noi un’ obiezione da rivolgere allo stesso Cristo: “Gesù, Tu ci mandi nel mondo, ma come possiamo essere apostoli in questa società? Chi ci ascolterà?”. Per questo il Cristo esorta: “La messe è molta, ma gli operai sono pochi”.
Ma c’è una soluzione?
Certo ed è questa: “Pregate il Signore della messe e Lui manderà operai per la sua messe”.

Poi Gesù prosegue: “Andate: io vi mando come agnelli in mezzo ai lupi; non portate borsa, né bisaccia, né sandali e non perdete tempo in cose inutili”.
Parole fortissime!
“Vi mando indifesi in un mondo violento!”.
Noi ci aspetteremmo un’ altra conclusione: “Portate allora il bastone e difendetevi”.
No, invece Cristo dice tutto il contrario: “Vincerete se sarete agnelli miti, se sarete distaccati dalle cose, convinti e attratti da un’altra ricchezza”. È lo stile dei santi e di coloro che operano per cambiare in meglio la storia.

Conclude il Cristo: “In qualunque casa entriate, prima dite: ‘Pace a questa casa”.
Dunque, cosa dobbiamo portare agli altri? La pace.
Nel mondo manca la pace, perché questa è assente nei cuori. Oggi è l’epoca dei tranquillanti essendo irrisolti i problemi fondamentali del cuore umano.
Il cristiano è mandato a portare la pace comunicando una gioia conquistata, vissuta e posseduta!

BUONA DOMENICA

 

IL “CONTATORE” DEGLI ABORTI

Controlla in tempo reale il numero degli aborti nel mondo dal 1 gennaio 2025

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LE DOMANDE AL DON (19)

Il comune senso del “pudore”

Con l’estate ritornano le pratiche naturaliste in casa e all’aperto. Coloro che le attuano sostengono che questa abitudine non comporta nulla di negativo se attuata senza malizia. Altri avanzano motivazioni salutiste. Vi sono poi gruppi che praticano il nudismo, ad esempio in spiaggia, ritenendo lecito liberarsi totalmente dei vestiti per stare in libertà. Come si è giunti a questi incomprensibili comportamenti?
Senza il pudore dove arriveremo? Edmondo.

LA RISPOSTA DEL DON 

Il pudore, ritenuto da alcune concezioni ateistiche un prodotto culturale del passato o un pregiudizio sociale, oggi è giudicato un atteggiamento bigotto, non più condiviso a livello societario, nonostante sia il confine che stabiliamo nei confronti degli altri. Non riguarda unicamente la sfera fisica, ma l’esposizione della nostra intimità, dunque il nucleo più profondo dell’uomo. Prosegui la lettura.

LE VARIE RISPOSTE DEL DON

 

VOLONTARIATO

Perchè non diventi volontario?

Un breve corso per comprendere chi è il volontario

 

Presentazione ASSOCIAZIONI VOLONTARIATO e TERZO SETTORE

Chi desidera far conoscere la propria associazione o ente può mandare una mail: gmcomolli@fatebenefratelli.eu oppure chiamare il 339.7674746.

ASSOCIAZIONI PRESENTATE

–PANE DI SANT’ANTONIO, per aiutare le persone più in difficoltà. Varese
–SENECA, assistenza domiciliare anziani. Milano
–ASSOCIAZIONE NEVRA, per il dolore neuropatico cronico. Milano
–MOVIMENTO PER LA VITA
–ASSOCIAZIONE VIDAS, Assistenza completa e gratuita agli ammalti inguaribili
–UNITALSI – Unione Nazionale Italiana Trasporto Ammalati a Lourdes e Santuari Internazionali
–CARITAS ITALIANA
–AVO – Associazione Volontario Ospedalieri
–ABIO – Associazione per il bambino in ospedale

APPROFONDISCI

 

SOSTIENI CHI “fa il bene” ANCHE A NOME TUO

Il Blog dell’ “Uomo pensante” vuole combattere stereotipi e pregiudizi, non sta dalla parte di nessuno ma si basa unicamente sulla verità dei fatti e si propone di essere il più inclusivo possibile. Come potete notare, nonostante i numeri soddisfacenti di entrate giornaliere, non vi è nessuna pubblicità per non essere manipolato dagli inserzionisti. Per questo, se presto un servizio che ritenete buono, chiedo la vostra generosità nei confronti di chi fa il bene anche a “nome vostro”.
Evidenzio due situazioni: i sacerdoti e un prete mio caro amico che gestisce una comunità di persone fragili.

SACERDOTI


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I sacerdoti sono un dono perché donano la loro vita agli altri. Dona anche tu. Il tuo bel gesto nei confronti dei sacerdoti è riconosciuto anche dal sistema fiscale. Una donazione, infatti, è deducibile dal reddito annuale se effettuata a favore dell’ICSC (Istituto Centrale per il Sostentamento del Clero) attraverso: carta di credito, conto corrente postale, bonifico bancario.
Per le donazioni tramite conto corrente postale o bonifico bancario usare la causale “erogazione liberale art. 46 L.222/85”. Le donazioni per i sacerdoti sono deducibili dal reddito annuale fino a un massimo di euro 1.032,91.
Un sacerdote vive con molto meno di quello che si crede. E fa molto di più.
Dal 1984 è stata soppressa la retribuzione statale ai sacerdoti e il loro sostentamento è affidato esclusivamente alla tua generosità. In Italia esistono più di 35.000 sacerdoti che donano la propria vita agli altri. Con ogni tua offerta puoi garantire a queste persone una dignitosa sussistenza e contribuire alle loro missioni quotidiane, sempre rivolte ai più sofferenti. Basta un piccolo contributo per dare sostegno a tanti.
Mentre le offerte che fai direttamente in chiesa aiutano esclusivamente il sacerdote della parrocchia, le donazioni presenti in questo sito sono ripartite equamente tra tutti i sacerdoti per assicurare loro una vita decorosa.

 

DON MAURIZIO UDA

<Siamo saliti a Garzola, frazione di Como, attuale residenza di don Maurizio Uda. Con don Maurizio abbiamo visitato la sua casa su tre piani ascensore interno e stanze pregevolmente arricchire da stucchi sul soffitto e grandi finestre su un panorama stupendo. La villa è dotata di tante stanze che don Maurizio ha aperto a chi per molti motivi si trova in momenti particolari della propria vita. Don Maurizio ha sgombrato le stanze e le ha riadattate con letti a castello per gli ospiti. Eravamo in tredici ma con don Maurizio e i suoi ospiti ci siamo trovati in un attimo in una tavolata di venti persone. E così abbiamo conosciuto persone fragili che dopo aver perso il lavoro sono cadute nella dipendenza dell’alcool. Alla nostra tavola anche chi dopo un periodo di detenzione e sconto della pena ritrova la libertà ma non l’autonomia di una vita dignitosa trovando solo porte chiuse. Ad esempi, una giovane famiglia singalese e un africano che fuggono da situazioni difficili. Mario ha cucinato la pasta a cui don Maurizio ne ha aggiunta visto il numero dei commensali, poi secondo, frutta e dolce hanno concluso il pranzo domenicale. Questo è don Maurizio> (da https://www.masci-como.it/blog/2024/01/23/domenica-a-garzola/).

 

IL “PROTETTORE” DEL BLOG

Il Protettore di questo blog è il BEATO GIUDICE ROSARIO LIVATINO assassinato dalla mafia il 21 settembre 1990 che è stato non solo un “uomo pensante” ma anche un magistrato modello e una persona di grande e autentica fede: «Quando moriremo, nessuno ci verrà a chiedere quanto siamo stati credenti, ma credibili». Quindi. come affermò san Giovanni Paolo II un “martire della giustizia e indirettamente della fede”. Pur partecipando alla Messa ogni giorno, forse nessuno ha notato la sua azione religiosa ma l’effetto di quell’azione, cioè la testimonianza. Dunque una fede non da mostrare nelle forme ma da rendere leggibile nella testimonianza. E, ogni suo documento, al termine, era siglato con STD (SUB TUTELA DEI). Il mio auspicio è che anche i molti visitatori di questo blog, seguendo il suo esempio, si pongano “sub tutela Dei” e testimoni, anche con le argomentazioni da uomini pensanti, di principi e di valori fondamentali alla nostra società e alle future generazioni. GRAZIE.
Per conoscere il beato Livatino: 

-La vita

-«L’uomo che ho ucciso, Livatino, – ha affermato: oggi mi aiuta a coltivare la speranza»

-Un commento sul Giudice Livatino

 

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GF. RAVASI, Il significato del Giubileo. L’anno Santo dalla Bibbia ai nostri giorni, EDB, pp. 88, Euro 7.60

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