12 luglio 2025  

Prossimo aggiornamento, il 206°, SABATO 19 luglio 2025

Come ogni anno il Blog nei mesi di luglio e agosto sarà aggiornato settimanalmente solo parzialmente ad esempio sostituendo la “Rassegna Stampa Settimanale” con la segnalazione di Libri interessanti per l’estate e sospendendo alcune rubliche.

A tutti, ringraziandovi per avermi seguito anche in questo anno sociale, gli auguri di un BUON ESTATE!

SUICIDI IN ITALIA: 4.000 ogni anno

E’ trascorsa una settimana da quando don Matteo Balzano, di 35 anni della diocesi di Novara, si è suicidato. Certo non è il primo prete a uccidersi essendo drammi che non verranno mai compresi se non si entra nel loro vissuto. Ma questa morte sui social ha avuto grande interesse. Solo su linkedin il mio post ha avuto 270.822 visioni
Ciò mi spinge a trattare questo tema nella sua complessità essendo un terribile problema societario taciuto e nascosto.

Ogni anno nel mondo 800 mila persone (14,5 ogni 100.000) mettono termine alla loro vita suicidandosi, e molti altri ci tentano con azioni che per fortuna falliscono. In Italia, dobbiamo contare circa 4.000 suicidi annuali (6,3 ogni 100 mila abitanti); ciò significa un suicidio ogni 14 ore. Questi sono i dati allarmanti che emergono dall’ “Osservatorio Suicidi della Fondazione BRF”, un’ Istituto per la Ricerca in Psichiatria e Neuroscienze, pubblicati a settembre 2024 in occasione della Giornata Mondiale dedicata alla prevenzione del suicidio.
Il tentativo di suicidio, cioè l’atto di infliggersi la morte consapevolmente e volontariamente, è il segnale di un disagio intenso e di un vissuto interiore doloroso come conseguenza di crisi acute (divorzio, problemi sentimentali, licenziamento, sensi di colpa o di vergogna…) o anche di lunghe e persistenti sofferenze personali (malattie fisiche o mentali). Quando una persona è tentata da questo atto, significa che considera la propria uccisione l’unica modalità per porre fine a un patimento o supplizio divenuto insostenibile e straziante. E, il suicidio, colpisce a ogni età, dai ragazzi, adolescente i giovani agli uomini e donne.

Adolescenti e giovani

Il suicidio costituisce la seconda causa di morte negli adolescenti e nei giovani di età compresa tra i 15 e i 24 anni e questa forma di autolesionismo colpisce in Europa 1 adolescente su 5. Secondo un’indagine Istat, in Italia, sono 220mila gli adolescenti tra i 14 e i 19 anni insoddisfatti della propria vita e, allo stesso tempo, in condizione di scarso benessere psicologico. Interessante è pure una ricerca dell’Istituto Mario Negri di Milano condotta su un campione di 1.616.268 ragazzi ed adolescenti con meno di 18 anni individuando che 63.550 partecipanti avevano ricevuto cure per problemi psicologici, dipendenze o depressione.
A peggiorare la situazione, negli ultimi anni, si sono aggiunte le misure restrittive adottate durante la pandemia da Sars-Cov2 che hanno avuto un impattato devastante sulla salute mentale dei bambini e degli adolescenti, portando ad un aumento delle richieste di aiuto per le forme più gravi che vanno dall’autolesionismo al comportamento suicidario. È questa la testimonianza di “Telefono amico”, che si impegna ogni giorno a offrire a chi sta vivendo momenti bui della vita, la possibilità di esprimere la propria sofferenza in modo anonimo e confidenziale. Ebbene, dal 2021 ad oggi le chiamate di persone attraversate dal pensiero del suicidio o preoccupate per il possibile suicidio di un caro sono state quasi 26mila: oltre il 55% in più rispetto al 2020, quasi quattro volte tante in rapporto al 2019, cioè prima della pandemia. E c’è di più: il 28% delle telefonate d’emergenza hanno visto come protagonisti persone sotto i 25 anni. Ad accrescere questo malessere hanno un ruolo importante anche le nuove tecnologie dai smartphone ai social netword come nel caso di Alessandro, 13 anni, buttatosi dal balcone di casa l’8 settembre 2024 a Gragnano. A un gruppetto di sei ragazzi, la Procura di Torre Annunziata, contesta il reato di istigazione al suicidio, infatti Alessandro era vittima di bullismo e di crudeli messaggi sui social. Da ultimo non possiamo tacere la colpevolezza, anche involontaria, di molte famiglie che oggi soffrono profonde crisi di rapporti e, nella educazione dei figli, a volte sono impreparati a trasmettere certezze e valori, essendo condizionati e strumentalizzati da «una mentalità e da una forma di cultura che portano a dubitare del valore della persona umana, del significato stesso della verità e del bene, in ultima analisi della “bontà della vita”» (Benedetto XVI, Lettera alla diocesi di Roma sul compito urgente dell’educazione, 21 gennaio 2008). E’ venuta meno la capacità educativa dei genitori, soprattutto dei più giovani, dove a volte sembrano assenti il “coraggio dell’autorevolezza” nei confronti dei principi civili, sociali e religiosi; l’attitudine a trasmettere “l’identità valoriale” e la “memoria storica” della nostra cultura e delle nostre tradizioni; l’equilibrio tra “libertà” e “disciplina” affermando, nei modi più adeguati, dei “sì” e dei “no”, precisi e fermi, scordando il rilievo delle regole nella formazione del carattere e nella preparazione ad affrontare le sfide e le situazioni di disagio che la vita riserverà. Carenze che fanno crescere frotte di ragazzi insicuri, disorientati e incapaci di gestirsi oltre che totalmente ego-riferiti.

Adulti

Più del 90% dei casi totali di suicidio sono associati a disturbi mentali, soprattutto depressione e abuso di sostanze. Tuttavia, alla base, troviamo numerosi fattori socioculturali ed individuali?
Come aiutare e stare accanto ad una persona che vuole suicidarsi?
La risposta richiederebbe lunghe discussioni ma io vi indico tre “A”: accogliere, accompagnare, amare; e ciò tutti possiamo farlo.
Accogliere, cioè ascoltare, offrire del tempo per un ascolto senza giudizio, consigli o opinioni.
Accompagnare, cioè far nascere fiducia nell’altro, rispettandolo e non assumendo il controllo della situazione con assoluta riservatezza.
Amare, cioè far comprendere alla persona credendola, rassicurandola, mettendola a proprio agio, parlandogli con tranquillità che: “A me importi perché ti amo!”.

Concludendo

Il suicidio è sempre una tragedia; dietro questo gesto, come affermato, c’è un dolore insopportabile e uno stato di grande sovvertimento, ma quando tocca la fascia dei ragazzi e dei giovani, dove tutto dovrebbe esserci tranne l’ombra di un evento così drammatico, lascia senza parole e dovrebbe interrogare l’intera società toccando le parti più profonde della coscienza collettiva.
Per questo è vitale non nascondere ma sollevare l’argomento, elaborare strategie e soluzioni per rispondere adeguatamente a questa silenziosa, strisciante e dolorosa epidemia.
Non dobbiamo, inoltre, scordare il “fenomeno dei survivor”, cioè la sofferenza delle persone che restano, cioè famigliari, amici, colleghi…, colpiti di riflesso ma in modo non trascurabile.

Don Gian Maria Comolli

IL COMMENTO DI DON MARIO PROIETTI RIPENSANDO A DON MATTEO

“Questo stesso tema è riemerso con forza durante la Giornata per la Santificazione Sacerdotale a Collevalenza, lo scorso 5 giugno. Nell’omelia, il cardinale Angelo De Donatis ha detto parole che mi sono rimaste nel cuore: “Il prete oggi rischia di essere un uomo solo. Solo nelle decisioni, solo nei momenti difficili, solo nelle sue debolezze. E questa solitudine, se non è abitata dallo Spirito, può diventare isolamento, e l’isolamento, nel tempo, può diventare disperazione.” E ancora: “Abbiamo bisogno di una fraternità presbiterale più concreta, più vera, più semplice. Dove si possa respirare fiducia, e non solo efficienza.”

Ecco, da tutto questo nasce questa riflessione. Non come editoriale, né come reazione emotiva, ma come bisogno di dire una verità: il nostro ministero sacerdotale non si regge solo su strutture, programmi e ruoli. Si regge, in profondità, su relazioni vere, sante, umane, spirituali.

E quando queste relazioni vengono meno, anche il cuore del prete si ammala.

La domanda che mi pongo, come sacerdote, è semplice e tremenda: si può ancora vivere da preti con relazioni vere? La risposta, forse, me la offre ogni giorno il Signore, nella vita quotidiana che condivido con un confratello di 96 anni.

Vivere insieme a un fratello tanto anziano, ancora lucido, è una grazia e, a tratti, una croce. La mente vigile in un corpo fragile è un dono che può diventare condanna. Lo vedo, nei suoi sguardi che chiedono libertà e nei suoi movimenti rallentati che gliela negano. Ma in questa situazione limite, abbiamo imparato a parlarci davvero, non solo con le parole, ma con la pazienza, l’ironia, la memoria, i silenzi.
Siamo due mondi lontani. Due binari paralleli, che, secondo natura, non dovrebbero mai incontrarsi. Eppure ci incontriamo, ogni giorno, nella verità nuda e concreta della nostra amicizia sacerdotale.
Un’amicizia che è padre e figlio, fratello e confidente, complice e anche, a volte, avversario.
Lui, figlio del ’68, spirito inquieto, sempre in ricerca, pungente, polemico, disilluso forse, ma mai disperato. Io, con le mie convinzioni teologiche più salde, con uno sguardo diverso sulla Chiesa, con la tensione tra istituzione e profezia che porto dentro come una ferita. Spesso discutiamo, ci pungiamo, ci mettiamo alla prova. Ma poi, arriva sempre quel momento in cui la logica si arrende e il cuore prevale.

Ci basta uno sguardo. Uno di quei sorrisi che spengono le parole e accendono la comunione.
Allora lui mi guarda e, con quella sua saggezza che viene da lontano, mi dice: “Noi possiamo vivere insieme, Don Mario, perché ci vogliamo bene. Nonostante tutto.” E poi, con un gesto che solo lui può permettersi, passa la mano sulle labbra, mi lancia un bacetto e conclude: “Tu non sarai mai un prete, perché sei troppo vescovo. E non sarai mai un vescovo, perché sei troppo prete.” E ci mettiamo a ridere, come due bambini disarmati davanti al Mistero.

Questa è la vita comunitaria quando funziona. Non l’assenza di differenze, ma il miracolo quotidiano di accogliersi nella differenza. Non l’armonia costruita, ma l’unità donata dalla grazia che ci fa sopportare, perdonare, camminare. È un grande sforzo, sì. Ma è anche l’unico modo per non morire dentro.

Se questo è possibile tra due preti tanto diversi, è possibile anche nella Chiesa più ampia. A patto che si smetta di temere la diversità e si impari ad amarla. A patto che si abbia il coraggio di creare relazioni vere, sante, umane, in cui si può dire con libertà: ‘Ti voglio bene’, anche se non la pensiamo allo stesso modo.

Se da un lato la comunione vissuta nella quotidianità dimostra che relazioni vere tra preti sono possibili, dall’altro non posso ignorare il clima difficile in cui oggi queste relazioni si trovano a vivere. C’è un’aria sottile, quasi impercettibile, ma che si fa pesante: l’impressione che ogni gesto possa essere frainteso, ogni parola registrata nella memoria di un sospetto diffuso, ogni manifestazione di affetto o vicinanza interpretata con malizia. Non è paranoia. È esperienza concreta. E molti confratelli, negli ultimi giorni, me lo hanno scritto chiaramente: ‘Non ho più il coraggio di essere me stesso. Temo sempre di oltrepassare un confine che non so più dove sia’. ‘Ogni relazione mi pare una zona a rischio’.

In questi anni, le ferite inflitte alla Chiesa da scandali reali e gravissimi, che non si possono né negare né sminuire, hanno però generato anche un effetto collaterale micidiale: hanno logorato la fiducia. E senza fiducia, nessuna relazione può sopravvivere, neppure quella tra fratelli nel sacerdozio.
Il prete oggi si muove spesso come un funambolo, in bilico tra il desiderio di amare e la paura di essere frainteso, tra la generosità del cuore e la prudenza del contesto.
E quando si arriva a diffidare persino del proprio slancio, allora la solitudine diventa rifugio, ma anche prigione.

Ma forse ciò che più mi addolora è un altro aspetto: la trasformazione delle relazioni con la gerarchia. Non è una colpa da attribuire ai singoli vescovi, che anzi, spesso vivono sotto un carico di responsabilità e timori umanamente ingestibile, ma è un segno dei tempi che ci interpella. La figura del vescovo, così come è stata ridisegnata dalla pressione mediatica, dai vincoli normativi, dalle urgenze di trasparenza e controllo, ha finito per assumere tratti più amministrativi che paterni.
Non lo dico per giudicare, ma per constatare: il vescovo, oggi, raramente può permettersi di essere padre. Spesso è costretto a essere funzionario della sicurezza ecclesiale.
E così anche i preti, nel loro cuore, iniziano a vederlo non come pastore che accompagna, ma come dirigente che sorveglia.
E questo è un dramma. Perché quando la relazione tra prete e vescovo si appiattisce su logiche burocratiche, perde il calore della comunione apostolica. Un vescovo dovrebbe poter vedere nei suoi preti non solo una variabile da controllare, ma una risorsa da amare, custodire, ascoltare. E il prete dovrebbe poter sentire il proprio vescovo non come un’autorità distante, ma come un padre a cui confidarsi senza paura.
Quando questo non accade, si rompe il circuito della fiducia, e la solitudine, ancora una volta, si insinua e cresce. Non è questione di lagnanza o nostalgia. È una questione ecclesiologica. Perché la Chiesa vive e cresce solo nella comunione vera, non nella semplice osservanza di ruoli.

Davanti a questo scenario, la tentazione più forte è quella del ritiro. Chiudersi, difendersi, fare il minimo sindacale, non esporsi, non rischiare. È umano, comprensibile. Ma è pericoloso. Perché la solitudine, quando diventa abitudine, uccide il cuore del prete.
Eppure, lo credo con forza, si può ricominciare a costruire relazioni vere. Non partendo da grandi progetti o da strutture sinodali, ma dalla vita quotidiana, lì dove si abita, si vive, si celebra, si condivide.
Per me, ad esempio, tutto comincia ogni mattina, quando mi affaccio nella stanza di don Peppino, dopo averlo sentito tutta la notte lamentarsi per i suoi inevitabili acciacchi, Nel dirgli: ‘Come va questa mattina?’ e sentirsi dire sempre la stessa cosa: ‘Male. Ma cosa vuoi farci. Ora inizio a carburare e riparto’. Che bello! Iniziare a ricarburarsi nelle poche forze del corpo e mettere volontà di ripartire. Anche se costa fatica, anche se occorre superare se stessi con immenso sacrificio. Un lavoro degno anche per l’anima che, nel mondo attuale, sembra un centenario costretto a vivere in un corpo troppo giovane. Oppure quando ricevo il messaggio di un giovane prete che mi scrive ‘ti leggo, e mi sento meno solo’. O ancora quando un confratello mi chiede di pregare per lui, senza spiegazioni, ma con quella fiducia muta che solo tra preti si può comprendere.

È da questi piccoli gesti che nasce una rete silenziosa di fraternità, forse fragile, ma reale. Una rete che non si basa sul pensare le stesse cose, ma sul volersi bene in Cristo, sul riconoscersi bisognosi gli uni degli altri, sul sapere che nessuno si salva da solo, neppure un prete. Per questo, oggi più che mai, ogni sacerdote dovrebbe sentirsi chiamato ad essere costruttore di relazioni: Non solo predicatore del Vangelo, ma ascoltatore della vita dell’altro. Non solo amministratore dei sacramenti, ma fratello che sa stare accanto nel silenzio. Non solo collaboratore in parrocchia, ma presenza umana, semplice, autentica, che si può chiamare per nome.
È inutile aspettare che la fraternità cada dall’alto, come decreto o programma. Ognuno di noi è chiamato a riaccendere questa speranza, con la propria parola, con la propria ospitalità, con il proprio tempo.

E anche i vescovi, lo dico con rispetto e con amore, hanno bisogno di essere aiutati a non cedere al ruolo, a non vivere nell’isolamento in cui anche loro rischiano di cadere. Serve il coraggio di dire al proprio vescovo: ‘Non ti chiedo favori. Ti chiedo solo se possiamo camminare insieme. Se possiamo parlare. Se possiamo guardarci come discepoli dello stesso Maestro’. Perché la Chiesa non si rigenera con i piani pastorali, ma con relazioni in cui si sperimenta la presenza viva del Signore. Lo disse bene Benedetto XVI: ‘La Chiesa non cresce per proselitismo, ma per attrazione’. E io aggiungerei: l’attrazione nasce da relazioni vere. Da volti che si vogliono bene. Da preti che si cercano, si sopportano, si aiutano. In fondo, non è forse questa la grande profezia del presbiterio? Essere un segno visibile di comunione tra uomini diversi, uniti da un amore più grande delle loro differenze? Questo oggi il mondo aspetta da noi. Non l’efficienza. Non la perfezione. Ma relazioni credibili, perché trasfigurate dalla carità.

A tutti voi, miei fratelli nel sacerdozio, che avete letto, condiviso, scritto, confidato, vi ringrazio uno ad uno. Ho percepito nei vostri messaggi non solo dolore, ma sete di verità, bisogno di ascolto, desiderio di comunione. So che non è facile. So che a volte si preferisce tacere per non complicarsi la vita. So che molti di voi hanno imparato a sorridere con le labbra, ma non riescono più a sorridere col cuore. A voi dico solo questo: non rassegniamoci alla solitudine. Non lasciamoci convincere che il sacerdozio sia un mestiere individuale o una funzione da compiere nella correttezza esteriore. Il nostro cuore ha bisogno di altri cuori, e questo non è debolezza: è Vangelo vissuto.
Non abbiate paura di cercare l’amicizia, anche se costa. Di offrire una parola, anche se non è ricambiata. Di invitare a pranzo un confratello, anche se non vi assomiglia. Non abbiamo bisogno di cloni, ma di fratelli. E anche quando non ci capiamo, possiamo volerci bene lo stesso, come due binari che, alla fine, conducono allo stesso Mistero.
Questa notte, però, alcune parole ricevute mi hanno scavato dentro. Una donna, lasciamo anonimo il nome, per rispetto, che ha vissuto tutta la vita accanto a don Matteo, mi ha scritto così: ‘Don Mario, com’è possibile che sia stato lasciato solo da parte di una Chiesa a cui lui ha dedicato la sua vita? Non riesco a trovare pace. Non è possibile perdere una persona di quella caratura così…’.

Come si fa adesso a credere che ‘nessuno viene lasciato solo’? Le ho risposto con rispetto e tremore. Non c’era da replicare, ma da stare. Ho sentito in quelle parole non uno sfogo, ma una supplica. Non un’accusa, ma un grido d’amore. Ed è proprio l’amore che oggi ci chiede di non restare muti. Perché se la Chiesa non ascolta i suoi figli quando gridano, smette di essere madre. Questa mattina, anche un confratello ha scritto pubblicamente parole forti, senza livore ma senza veli. Don Fabrizio ha parlato di una Chiesa sempre più istituzione fredda e disumana, che rischia di precipitare nella ‘banalità del male’, secondo l’espressione di Hannah Arendt. E ha aggiunto, con lucidità profetica: ‘Don Matteo è l’epifenomeno di un disagio immenso che attraversa diffusamente la vita sacerdotale, il più delle volte inespresso per timore di dover guardare in faccia la miseria della realtà in cui si abita’. Parole che mi hanno fatto riflettere a lungo. E che mi spingono non a un’accusa, ma a un desiderio. Desidero, e mi pare di condividerlo con molti, che le nostre relazioni con i vescovi possano tornare ad avere un volto umano, semplice, paterno. Non chiedo riforme né strategie. Solo un rapporto più fraterno, dove un prete possa sentirsi guardato, accolto, stimato, senza il filtro del sospetto o del codice disciplinare.
Vorrei, e lo dico con timidezza ma sincerità, che anche i vescovi si sentissero meno soli, meno schiacciati dal timore, più liberi di essere padri tra fratelli. Non serve molto: una telefonata non prevista, una parola buona, un gesto che dica “ti vedo”, anche quando non ci sono problemi da gestire. Perché la comunione non nasce per decreto, ma per attenzione reciproca.

Alla Chiesa tutta, a voi fratelli e sorelle, che, a volte, anche giustamente, avete sempre da sottolineare qualcosa dei vostri preti. A voi, amici, chiedo, infine, di non risparmiarli dalle vostre critiche, ma anche di non dimenticare i vostri sacerdoti.
Non vedeteli solo come simboli o potenziali problemi, ma come uomini veri, che ogni giorno donano se stessi in silenzio, spesso senza essere compresi. Uomini, d’altronde, che non chiedono privilegi, ma solo di non essere lasciati soli nella fatica del cammino.

Don Matteo non c’è più. E questo dolore, per molti, non passerà facilmente. Ma se restasse solo la sua assenza, sarebbe ingiusto. Dovrebbe invece restare la sua domanda, quella che ora è anche la nostra. La domanda di chi, piangendo, continua ad amare. E allora oggi non concludo. Invoco. Che il Signore ci doni una Chiesa più madre e meno procedura, più sguardi e meno incartamenti. Che ci doni una fraternità vera, che non fa rumore ma che sostiene la vita. Che ci doni il coraggio di non farci abituare al male, né assuefare alla freddezza. Che ci doni vescovi padri, preti fratelli, popolo credente e vicino.

E se oggi qualcuno ancora ci chiede, come è stato fatto a me: ‘Come si fa a parlare di Chiesa, dopo questo?’ Allora possiamo solo rispondere: si ricomincia dal pianto. E da chi, piangendo, ancora ama”.

Grazie don Mario per questa profonda e squisita riflessione. (Da)

LA PAROLA DI DIO DI DOMENICA 

13 luglio 2025 – XV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (Lc.10, 25-37)
IL CENTRO DEL MESSAGGIO CRISTIANO 

Il Vangelo di oggi è il centro del messaggio cristiano e tutto parte da una domanda che è decisiva: “Maestro, che devo fare per avere la vita eterna?”.

Poiché la domanda è decisiva, Gesù risponde con chiarezza e senza esitazione, sollecitando il dottore della legge a dire che cosa Dio ha insegnato a Israele: “Amerai Dio senza misura, senza limiti”. Potremmo dire: “Me l’aspettavo questa risposta! Che c’è di nuovo?”.
Certamente, se Gesù si fosse fermato qui non avrebbe detto niente di straordinario, niente di nuovo, infatti ogni religione, in qualche modo, predica l’amore verso Dio. Ma ecco la novità di Gesù: “Ama Dio e ama il prossimo tuo: solo così avrai la vita eterna”.
Qui c’è l’incredibile salto cristiano, un salto che ha cambiato la storia religiosa e anche filosofica: Dio e il prossimo non si possono separare!
Per cui, vuoi sapere quanto ami Dio? Guarda quanto ami il prossimo! Vuoi sapere se credi in Dio? Guarda come tratti il tuo prossimo! Vuoi sapere se la tua preghiera è vera? Verifica, controlla se ti spinge ad amare di più il tuo prossimo!
Con la celebre risposta al dottore della legge, Gesù ha messo il prossimo al centro di tutto, al punto tale che non si può amare Dio senza amare il prossimo.

Se l’odio verso Dio è peccato gravissimo, anche l’odio verso prossimo è un altro peccato gravissimo: peccato mortale, poiché è il prossimo il banco di prova della tua fede.
“E chi è il mio prossimo?”.
Gesù risponde con una parabola, quella appunto del “buon samaritano”. Passano quelli ritenuti “buoni” cioè un sacerdote e un levita ma passano oltre non intervengono. Ed ecco giungere anche un “samaritano”, considerato un eretico. Che fa? Ha compassione! Non dice: “È un mio nemico!”. Non dice: “Io che c’entro?”. Non dice: “Gli sta bene!”. Non dice: “È colpa sua: perché è passato di qui?”. Non dice: “Nessuno mi vede. Faccio finta di niente”.
No! Ha compassione, interviene: vive l’altruismo più puro, superando tutte le frontiere, tutte le distanze. Compie un gesto che lo fa assomigliare a Dio! Ecco allora la conclusione di Gesù: “Va’ e anche tu fa’ lo stesso”.

Una conclusione rivolta a noi.
Tutti noi sappiamo chi è il nostro prossimo; basta aprire gli occhi, basta voler vedere!

Buona domenica

 

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LE DOMANDE AL DON (19)

Funerali religiosi dopo suicidio

Ho letto il suo post su linkedin riguardo il suicidio la scorsa settimana di un prete di trentacinque anni in provincia di Novara e ho visto che il funerale è stato celebrato dal vescovo. Ma nel passato anche recente mi sembra che questa non era la prassi. Mi viene alla mente il funerale negato su indicazioni del cardinale Ruini morto nel dicembre del 2006 dopo una grave e lunga malattia, a cui venne staccato il respiratore che lo teneva in vita. Mi sembra che oggi anche l’atteggiamento della Chiesa sia cambiato; come mai? Leonardo

LA RISPOSTA DEL DON 

Mi permetto per prima cosa, da povero prete di campagna, pur stimando e ritenendo il cardinale Camillo Ruini uno dei maggiori presidenti della Conferenza Episcopale Italiana degli ultimi decenni con il cardinale Angelo Bagnasco, di dissentire da quella decisione; una decisione non condivisa neppure da esponenti ecclesiali di spicco della Chiesa italiana dal cardinale Giacomo Biffi (Bologna) al vescovo Maggiolini (Como) che non temevano di confrontarsi sui mezzi di comunicazione.
Con il trascorrere del tempo, per fortuna, c’è stata una profonda riflessione sull’argomento e oggi ogni battezzato, anche se suicida, ha il diritto al funerale religioso. Prosegui la lettura. 

LE VARIE RISPOSTE DEL DON

 

VOLONTARIATO

Perchè non diventi volontario?

Un breve corso per comprendere chi è il volontario

 

Presentazione ASSOCIAZIONI VOLONTARIATO e TERZO SETTORE

Chi desidera far conoscere la propria associazione o ente può mandare una mail: gmcomolli@fatebenefratelli.eu oppure chiamare il 339.7674746.

ASSOCIAZIONI PRESENTATE

–PANE DI SANT’ANTONIO, per aiutare le persone più in difficoltà. Varese
–SENECA, assistenza domiciliare anziani. Milano
–ASSOCIAZIONE NEVRA, per il dolore neuropatico cronico. Milano
–MOVIMENTO PER LA VITA
–ASSOCIAZIONE VIDAS, Assistenza completa e gratuita agli ammalti inguaribili
–UNITALSI – Unione Nazionale Italiana Trasporto Ammalati a Lourdes e Santuari Internazionali
–CARITAS ITALIANA
–AVO – Associazione Volontario Ospedalieri
–ABIO – Associazione per il bambino in ospedale

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Evidenzio due situazioni: i sacerdoti e un prete mio caro amico che gestisce una comunità di persone fragili.

SACERDOTI


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I sacerdoti sono un dono perché donano la loro vita agli altri. Dona anche tu. Il tuo bel gesto nei confronti dei sacerdoti è riconosciuto anche dal sistema fiscale. Una donazione, infatti, è deducibile dal reddito annuale se effettuata a favore dell’ICSC (Istituto Centrale per il Sostentamento del Clero) attraverso: carta di credito, conto corrente postale, bonifico bancario.
Per le donazioni tramite conto corrente postale o bonifico bancario usare la causale “erogazione liberale art. 46 L.222/85”. Le donazioni per i sacerdoti sono deducibili dal reddito annuale fino a un massimo di euro 1.032,91.
Un sacerdote vive con molto meno di quello che si crede. E fa molto di più.
Dal 1984 è stata soppressa la retribuzione statale ai sacerdoti e il loro sostentamento è affidato esclusivamente alla tua generosità. In Italia esistono più di 35.000 sacerdoti che donano la propria vita agli altri. Con ogni tua offerta puoi garantire a queste persone una dignitosa sussistenza e contribuire alle loro missioni quotidiane, sempre rivolte ai più sofferenti. Basta un piccolo contributo per dare sostegno a tanti.
Mentre le offerte che fai direttamente in chiesa aiutano esclusivamente il sacerdote della parrocchia, le donazioni presenti in questo sito sono ripartite equamente tra tutti i sacerdoti per assicurare loro una vita decorosa.

 

DON MAURIZIO UDA

<Siamo saliti a Garzola, frazione di Como, attuale residenza di don Maurizio Uda. Con don Maurizio abbiamo visitato la sua casa su tre piani ascensore interno e stanze pregevolmente arricchire da stucchi sul soffitto e grandi finestre su un panorama stupendo. La villa è dotata di tante stanze che don Maurizio ha aperto a chi per molti motivi si trova in momenti particolari della propria vita. Don Maurizio ha sgombrato le stanze e le ha riadattate con letti a castello per gli ospiti. Eravamo in tredici ma con don Maurizio e i suoi ospiti ci siamo trovati in un attimo in una tavolata di venti persone. E così abbiamo conosciuto persone fragili che dopo aver perso il lavoro sono cadute nella dipendenza dell’alcool. Alla nostra tavola anche chi dopo un periodo di detenzione e sconto della pena ritrova la libertà ma non l’autonomia di una vita dignitosa trovando solo porte chiuse. Ad esempi, una giovane famiglia singalese e un africano che fuggono da situazioni difficili. Mario ha cucinato la pasta a cui don Maurizio ne ha aggiunta visto il numero dei commensali, poi secondo, frutta e dolce hanno concluso il pranzo domenicale. Questo è don Maurizio> (da https://www.masci-como.it/blog/2024/01/23/domenica-a-garzola/).

 

IL “PROTETTORE” DEL BLOG

Il Protettore di questo blog è il BEATO GIUDICE ROSARIO LIVATINO assassinato dalla mafia il 21 settembre 1990 che è stato non solo un “uomo pensante” ma anche un magistrato modello e una persona di grande e autentica fede: «Quando moriremo, nessuno ci verrà a chiedere quanto siamo stati credenti, ma credibili». Quindi. come affermò san Giovanni Paolo II un “martire della giustizia e indirettamente della fede”. Pur partecipando alla Messa ogni giorno, forse nessuno ha notato la sua azione religiosa ma l’effetto di quell’azione, cioè la testimonianza. Dunque una fede non da mostrare nelle forme ma da rendere leggibile nella testimonianza. E, ogni suo documento, al termine, era siglato con STD (SUB TUTELA DEI). Il mio auspicio è che anche i molti visitatori di questo blog, seguendo il suo esempio, si pongano “sub tutela Dei” e testimoni, anche con le argomentazioni da uomini pensanti, di principi e di valori fondamentali alla nostra società e alle future generazioni. GRAZIE.
Per conoscere il beato Livatino:

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-«L’uomo che ho ucciso, Livatino, – ha affermato: oggi mi aiuta a coltivare la speranza»

-Un commento sul Giudice Livatino

 

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Funerali religiosi dopo suicidio

Ho letto il suo post su linkedin riguardo il suicidio la scorsa settimana di un prete di trentacinque anni in provincia di Novara e ho visto che il funerale è stato celebrato dal vescovo. Ma nel passato anche recente mi sembra che questa non era la prassi. Mi viene alla mente il funerale negato su indicazioni del cardinale Ruini morto nel dicembre del 2006 dopo una grave e lunga malattia, a cui venne staccato il respiratore che lo teneva in vita. Mi sembra che oggi anche l’atteggiamento della Chiesa sia cambiato; come mai? Leonardo

LA RISPOSTA DEL DON 

Mi permetto per prima cosa, da povero prete di campagna, pur stimando e ritenendo il cardinale Camillo Ruini uno dei maggiori presidenti della Conferenza Episcopale Italiana degli ultimi decenni con il cardinale Angelo Bagnasco, di dissentire da quella decisione; una decisione non condivisa neppure da esponenti ecclesiali di spicco della Chiesa italiana dal cardinale Giacomo Biffi (Bologna) al vescovo Maggiolini (Como) che non temevano di confrontarsi sui mezzi di comunicazione.
Con il trascorrere del tempo, per fortuna, c’è stata una profonda riflessione sull’argomento e oggi ogni battezzato, anche se suicida, ha il diritto al funerale religioso. Prosegui la lettura. 

LE VARIE RISPOSTE DEL DON

 

VOLONTARIATO

Perchè non diventi volontario?

Un breve corso per comprendere chi è il volontario

 

Presentazione ASSOCIAZIONI VOLONTARIATO e TERZO SETTORE

Chi desidera far conoscere la propria associazione o ente può mandare una mail: gmcomolli@fatebenefratelli.eu oppure chiamare il 339.7674746.

ASSOCIAZIONI PRESENTATE

–PANE DI SANT’ANTONIO, per aiutare le persone più in difficoltà. Varese
–SENECA, assistenza domiciliare anziani. Milano
–ASSOCIAZIONE NEVRA, per il dolore neuropatico cronico. Milano
–MOVIMENTO PER LA VITA
–ASSOCIAZIONE VIDAS, Assistenza completa e gratuita agli ammalti inguaribili
–UNITALSI – Unione Nazionale Italiana Trasporto Ammalati a Lourdes e Santuari Internazionali
–CARITAS ITALIANA
–AVO – Associazione Volontario Ospedalieri
–ABIO – Associazione per il bambino in ospedale

APPROFONDISCI

 

SOSTIENI CHI “fa il bene” ANCHE A NOME TUO

Il Blog dell’ “Uomo pensante” vuole combattere stereotipi e pregiudizi, non sta dalla parte di nessuno ma si basa unicamente sulla verità dei fatti e si propone di essere il più inclusivo possibile. Come potete notare, nonostante i numeri soddisfacenti di entrate giornaliere, non vi è nessuna pubblicità per non essere manipolato dagli inserzionisti. Per questo, se presto un servizio che ritenete buono, chiedo la vostra generosità nei confronti di chi fa il bene anche a “nome vostro”.
Evidenzio due situazioni: i sacerdoti e un prete mio caro amico che gestisce una comunità di persone fragili.

SACERDOTI


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I sacerdoti sono un dono perché donano la loro vita agli altri. Dona anche tu. Il tuo bel gesto nei confronti dei sacerdoti è riconosciuto anche dal sistema fiscale. Una donazione, infatti, è deducibile dal reddito annuale se effettuata a favore dell’ICSC (Istituto Centrale per il Sostentamento del Clero) attraverso: carta di credito, conto corrente postale, bonifico bancario.
Per le donazioni tramite conto corrente postale o bonifico bancario usare la causale “erogazione liberale art. 46 L.222/85”. Le donazioni per i sacerdoti sono deducibili dal reddito annuale fino a un massimo di euro 1.032,91.
Un sacerdote vive con molto meno di quello che si crede. E fa molto di più.
Dal 1984 è stata soppressa la retribuzione statale ai sacerdoti e il loro sostentamento è affidato esclusivamente alla tua generosità. In Italia esistono più di 35.000 sacerdoti che donano la propria vita agli altri. Con ogni tua offerta puoi garantire a queste persone una dignitosa sussistenza e contribuire alle loro missioni quotidiane, sempre rivolte ai più sofferenti. Basta un piccolo contributo per dare sostegno a tanti.
Mentre le offerte che fai direttamente in chiesa aiutano esclusivamente il sacerdote della parrocchia, le donazioni presenti in questo sito sono ripartite equamente tra tutti i sacerdoti per assicurare loro una vita decorosa.

 

DON MAURIZIO UDA

<Siamo saliti a Garzola, frazione di Como, attuale residenza di don Maurizio Uda. Con don Maurizio abbiamo visitato la sua casa su tre piani ascensore interno e stanze pregevolmente arricchire da stucchi sul soffitto e grandi finestre su un panorama stupendo. La villa è dotata di tante stanze che don Maurizio ha aperto a chi per molti motivi si trova in momenti particolari della propria vita. Don Maurizio ha sgombrato le stanze e le ha riadattate con letti a castello per gli ospiti. Eravamo in tredici ma con don Maurizio e i suoi ospiti ci siamo trovati in un attimo in una tavolata di venti persone. E così abbiamo conosciuto persone fragili che dopo aver perso il lavoro sono cadute nella dipendenza dell’alcool. Alla nostra tavola anche chi dopo un periodo di detenzione e sconto della pena ritrova la libertà ma non l’autonomia di una vita dignitosa trovando solo porte chiuse. Ad esempi, una giovane famiglia singalese e un africano che fuggono da situazioni difficili. Mario ha cucinato la pasta a cui don Maurizio ne ha aggiunta visto il numero dei commensali, poi secondo, frutta e dolce hanno concluso il pranzo domenicale. Questo è don Maurizio> (da https://www.masci-como.it/blog/2024/01/23/domenica-a-garzola/).

 

IL “PROTETTORE” DEL BLOG

Il Protettore di questo blog è il BEATO GIUDICE ROSARIO LIVATINO assassinato dalla mafia il 21 settembre 1990 che è stato non solo un “uomo pensante” ma anche un magistrato modello e una persona di grande e autentica fede: «Quando moriremo, nessuno ci verrà a chiedere quanto siamo stati credenti, ma credibili». Quindi. come affermò san Giovanni Paolo II un “martire della giustizia e indirettamente della fede”. Pur partecipando alla Messa ogni giorno, forse nessuno ha notato la sua azione religiosa ma l’effetto di quell’azione, cioè la testimonianza. Dunque una fede non da mostrare nelle forme ma da rendere leggibile nella testimonianza. E, ogni suo documento, al termine, era siglato con STD (SUB TUTELA DEI). Il mio auspicio è che anche i molti visitatori di questo blog, seguendo il suo esempio, si pongano “sub tutela Dei” e testimoni, anche con le argomentazioni da uomini pensanti, di principi e di valori fondamentali alla nostra società e alle future generazioni. GRAZIE.
Per conoscere il beato Livatino:

-La vita

-«L’uomo che ho ucciso, Livatino, – ha affermato: oggi mi aiuta a coltivare la speranza»

-Un commento sul Giudice Livatino

 

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PROPOSTE DI LIBRI PER L’ESTATE

 

     Anno Santo

GF. RAVASI, Il significato del Giubileo. L’anno Santo dalla Bibbia ai nostri giorni, EDB, pp. 88, Euro 7.60

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Papa Leone XIV

A.PREZIOSI – Leone XIV. La via disarmata e disarmante, San Paolo, pp. 192, euro 15

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G.M.COMOLLI, La Dottrina Sociale della Chiesa. Un progetto per una società alternativa, Cantagalli, pp. 272, Euro 16,15

(APPROFONDISCI)

Ha affermato Papa Leone XIV spiegando il perchè del nome “Leone”. «Diverse sono le ragioni (…) ma principalmente perché il Papa Leone XIII, con la storica Enciclica Rerum novarum, affrontò la questione sociale nel contesto della prima grande rivoluzione industriale; E OGGI LA CHIESA OFFRE A TUTTI IL SUO PATRIMONIO DI DOTTRINA SOCIALE per rispondere a un’altra rivoluzione industriale e agli sviluppi dell’intelligenza artificiale, che comportano nuove sfide per la difesa della dignità umana, della giustizia e del lavoro» (11 maggio 2025).

RASSEGNA STAMPA VITA DELLA CHIESA E GIUBILEO

Attualità

M. VENEZIANI, Senza eredi. Ritratto di maestri veri, presunti e controversi in un’epoca che li ha cancellati, Ed. Marsilio, pp. 336, Euro 19

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MARCELLO VENEZIANI – Scontenti. Perché non ci piace il mondo in cui viviamo, Marsilio editore, pp. 176, euro 18

(APPROFONDISCI).

GF. AMATO – M. CASTAGNA – Patria e identità, Solfanelli, pp. 152, euro 11

(APPROFONDISCI).

D.E. VIGANO’ – Il brusio del pettegolo. Forme del discredito nella società e nella Chiesa, EDB, pp, 80, euro 7

(APPROFONDISCI).

RASSEGNA STAMPA

Dal mondo

S.CALVANI, A. SPADARO, M. TARQUINIO, Combattere la guerra, In Dialogo, pp. 96, Euro 11,40

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E. PERUCCHIETTI, La Censura nelle “Democrazie” del XXI Secolo, Ed. Arianna, pp. 240, Euro 19,90

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RASSEGNA STAMPA

Bioetica

G.M.COMOLLI, Manuale di Bioetica. Per progettare il futuro dell’uomo, Editoriale Romani, pp. 464, Euro 26

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O. FALLACI – Lettera ad un bambino mai nato, Rizzoli, pp. 145, Euro 28,90

(APPROFONDISCI) 

G.M.COMOLLI, Eutanasia. Se la conosci la combatti, editrice Youcanprint, pp. 110, Euro 12

Un libro scritto cinquanta anni fa ma ancora oggi di massima attualità 

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RASSEGNA STAMPA DI BIOETICA E INIZIO VITA

RASSEGNA STAMPA SUL FINE VITA

 Salute e Salvezza

G.M.COMOLLI, Compendio di Pastorale della Salute. Tutto esordisce con il Vangelo, Editoriali Romani, pp. 400, Euro 25

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C.A.CLERICI- T.PROSERPIO, La spiritualità della cura. Dialogo tra clinica, psicologia e pastorale,  San Paolo, pp. 208, euro 18

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RASSEGNA STAMPA SU SALUTE E SALVEZZA 

 Gender e “politicamente corretto”

G.M.COMOLLI, Gender. La silenziosa “peste” che si sta diffondendo nel XXI° secolo. Solo la conosci ti puoi difendere, Youcanprint, pp. 129, Euro 11 

 

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RASSEGNA STAMPA SUL GENDER E SUL “POLITICAMENTE CORRENTO” 

Spiritualità

GF. RAVASI, Biografia di Gesù. Secondo i Vangeli, Cortina Raffaello, pp. 256, euro 19

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R. SARAH, Dio esiste?, Cantagalli, pp. 312, Euro 25

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CHERON, Chi Crede non è un borghese. Perché la santità è alla portata di tutti, LEV (Libreria editrice Vaticana), pp. 176, euro 16

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L. MAGLI, Un tesoro chiamato FEDE. Piccolo saggio per cacciatori di felicità, ed. Scorpione 2024, pp. 52, euro 14

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G.BIFFI, Né sazio, né disperato. 43 spunti per cattolici ancora credenti, ed. Il Timone, pp. 288, Euro 14,90

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D.BARSOTTI, La mia giornata con Cristo, San Paolo Edizioni, pp. 112, euro 13

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RASSEGNA STAMPA SU ARGOMENTI SPIRITUALI

Persecuzioni contro il cristianesimo

AA.VV., Il libro nero della condizione dei cristiani nel mondo, Mondadori, pp. 604, Euro 20

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B. PIRONE, Infedeli. I cristiani sotto il dominio dell’islam, da Maometto al XX secolo, Ed. Terra Santa, pp. 384, Euro 22

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RASSEGNA STAMPA

Testimoni

A.SALZANO ACUTIS, Il segreto di mio figlio. Perché Carlo Acutis è considerato un santo, Piemme, pp. 304, Euro 18

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J. M. SCHWARZ, La voce di un silenzio sottile. Un cercatore di Dio racconta, Ed. Terra Santa, pp.272, Euro 22.80

(APPROFONDISCI)

F. MARCHESE RAGONA, Luca Attanasio. Storia di un ambasciatore di pace, Piemme, pp. 171, euro 17 

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G.PELL, Diario di prigionia, Cantagalli, pp. 448, euro 25

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F. VIDOTTO, Onesto, Bompiani, pp. 256, euro 17.10

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TANTI ESEMPI DI TESTIMONI DI “BUONE ANZIONI”

Famiglia

L.M.EPICOCO, «Farsi santi con ciò che c’è». L’amore familiare tra vocazione, santità e creatività, Ed. Tau, pp. 116, Euro 11.40

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P.P.DONATI, La famiglia. Il genoma che fa vivere la società, Rubbettino, pp.256, Euro 11.40

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Adolescenti e giovani

C. SCANDURA, Sale della terra e luce del mondo. Testimoni della fede dei nostri giorni, Velar, pp. 72, Euro 9.50

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A.COMASTRI, Smettiamo di ingannare i giovani! Suona l’allarme ma facciamo finta di non sentire, San Paolo, pp. 192, Euro 18

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RASSEGNA STAMPA ADOLESCENTI e GIOVANI

RASSEGNA STAMPA SULLA SCUOLA

 Web e Comunicazione

R. Marchesini – Il cinema ci cambia la testa. Cosa c’è dietro di cinema di tendenza, La Nuova Bussola Quotidiana, pp. 190, euro 10

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J. Haidt, LA GENERAZIONE ANSIOSA. Come i social hanno rovinato i nostri figli, Rizzoli, pp. 456, Euro 22

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RASSEGNA STAMPA

 Intelligenza artificiale

DICASTERO PER LA DOTTRINA DELLA FEDE – DICASTERO PER LA CULTURA E L’EDUCAZIONE – Antiqua et Nova sul rapporto tra IA e intelligenza umana, ed. Vaticana

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L. FLORIDI, Etica dell’intelligenza artificiale. Sviluppi, opportunità, sfide, Raffaello Cortina Editore, pp. 392, Euro 24,70

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 Romanzi per rilassarsi

L. GUZZETTI – Si fa in due, ed. Nerosubianco, pp. 172. Euro 14

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P. Murray, Il giorno dell’ape, Einaudi, pp. 664, euro 22,00

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M. BONETTI, Sulla scia delle comete, Piemme editore, pp. 122, euro 14,24

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ALCUNI SPUNTI DI RIFLESSIONE

 

Pillola di Saggezza Mensile