Perché un manuale di bioetica?

Le librerie espongono vari testi sui temi bioetici redatti da autorevoli studiosi. Abitualmente, però, si passa oltre valutandoli complessi e reputando gli argomenti rivolti agli “addetti ai lavori” (bioeticisti, ricercatori, scienziati…). Al contrario, il testo che vi presento, si propone di superare questo pregiudizio, narrando la bioetica con un linguaggio semplice e chiaro, pur conservando intatto il rigore scientifico. Inoltre, la bioetica, ci riguarda da vicino essendo ognuno chiamato a proteggere e custodire la vita umana in tutte le sue espressioni, come ricordato da san Giovanni Paolo II: “Sì, ogni uomo è ‘guardiano di suo fratello’, perché Dio affida l’uomo all’uomo” (Evangelium vitae n. 19). Pertanto è doveroso avere informazioni corrette e veritiere per comprendere e giustificare obiettivamente alcune realtà, essendo in atto nel contesto societario una lotta radicale tra la “cultura della vita” e la “cultura della morte”: un ambito nel quale ci giochiamo il nostro futuro e quello delle nuove generazioni*.

Il target del manuale di bioetica

Il “grande pubblico” che desidera riappropriarsi delle prospettive antropologiche della vita. Notiamo un rinnovato interesse per la bioetica; ne sono prova i dibattiti pubblici degli ultimi anni su molteplici argomenti: dalla Procreazione Medicalmente Assistita alle varie “pillole abortive” (Ru486, Norlevo, Elle One) o all’Utero in affitto, dalle Dichiarazioni Anticipate di Trattamento al suicidio assistito. Ciò è senz’altro positivo ma pone una notevole criticità: la formazione delle persone, in particolare dei vari opinion leader che trattano questi argomenti. E’ cinico, offensivo e irriguardoso degli ascoltatori o dei lettori che “tutti” (dalle showgirl alle soubrette) sviluppino questi temi privi di adeguata preparazione e competenza. Delicatissime questioni riguardanti la vita sono affrontate prevalentemente in conformità a un semplice e banale sentire emotivo o pietistico che facilmente fa presa sulla pubblica opinione, tralasciando per incapacità il rigole logico e soprattutto la ricerca della verità oggettiva. E a farne le spese, il più delle volte, è l’ascoltatore impreparato che “beve” tutto ciò che è detto o legge. Mi ha impressionato alcuni anni fa una coppia di laureati che discutendo con loro  di Eluana Englaro affermarono: “La scelta fatta nei confronti di Eluana è stata giusta altrimenti quella povera giovane avrebbe dovuto per sempre vivere attaccata alle macchine”. Un giudizio erroneo che si erano formati seguendo i vari dibattiti massmediatici, poiché la giovane di Lecco in “stato vegetativo permanente” come tutti questi malati non sono connessi a nessun dispositivo medico poiché gli organi vitali e l’attività respiratoria agiscono autonomamente. Eluana era unicamente collegata di notte a un sondino naso-gastrico per nutrirsi e idratarsi.

Gli operatori sanitari e gli studenti delle Facoltà Universitarie di Medicina e di Chirurgia, dove la bioetica è frequentemente ignorata o sottovalutata sia nei piani di studio accademici che nei corsi di Educazione Continua in Medicina (ECM). Eppure l’antropologo e saggista francese G. Durant – nel suo Introduction générale à la bioéthique. Histoire, concepts et outils – ammoniva che dove ci sono decisioni da prendere, riflessioni da compiere, libertà da coinvolgere, l’etica e la bioetica sono decisive e determinanti.

Gli operatori di pastorale della salute (sacerdoti, religiosi/e, diaconi permanenti, laici) che raramente posseggono conoscenze organiche e complete e, di conseguenza, faticano a motivare e a giustificare le scelte etiche in difesa della vita.

Le comunità cristiane e i loro pastori proponendosi strumento per la formazione del fedele-cristiano-laico come richiesto dal  “Direttorio per la Catechesi” pubblicato nel giugno 2020 dal Dicastero per la Nuova Evangelizzazione. “Nel contesto odierno urge un impegno concreto nella difesa della vita e della sua dignità”. Di conseguenza – prosegue il testo – “la catechesi, dovrà riservare dello spazio alla bioetica per insegnare con semplicità e con chiarezza che ogni vita umana è sacra e inviolabile dal concepimento alla morte…”. Dunque, di fronte al mistero, alla grandezza e contemporaneamente alla nobiltà della vita, alla catechesi compete l’onere di presentare i principi della bioetica cattolica e, prosegue il Documento: “compiere ogni sforzo per far comprendere l’insegnamento della Chiesa in proposito e aiutare a creare una nuova cultura”.

Il manuale di bioetica una risposta a due preoccupazioni

La prima è di papa Francesco, che al termine dell’Angelus domenicale del 4 febbraio 2018, “40ª Giornata Nazionale per la Vita”, affermò: “Esprimo il mio apprezzamento e incoraggiamento alle diverse realtà ecclesiali che in tanti modi promuovono e sostengono la vita, in particolare il Movimento per la Vita, di cui saluto gli esponenti qui presenti, non tanto numerosi. E questo mi preoccupa. Non sono tanti quelli che lottano per la vita in un mondo dove ogni giorno si costruiscono più armi, ogni giorno si fanno più leggi contro la vita, ogni giorno va avanti questa cultura dello scarto, di scartare quello che non serve, quello che dà fastidio”. Ebbene, il Pontefice è intimorito dall’indifferenza e lo affermò rammaricandosi che “non sono tanti quelli che lottano per la vita”.

La seconda preoccupazione è espressa nella Nota Pastorale “Predicate il Vangelo e curate i malati. La comunità cristiana e la pastorale della salute” (2006), che trattando della bioetica affermò: “Spesso manca un’informazione corretta, e da ciò conseguono giudizi e opinioni avventati e scarsamente fondate. Si nota soprattutto un’insufficiente conoscenza delle posizioni sostenute della Chiesa, che sono spesso riportate in maniera impropria o sono giudicate inadeguate al tempo presente” (n. 16).

Dedico questo manuale di bioetica a chi oggi con costanza, sacrificio e caparbietà “opera per la vita”.

Alle migliaia di volontari del Movimento per la Vita* e associazioni similari che si pongono a fianco delle tante future mamme che vivono la gravidanza con angoscia e a loro offrono non solo affetto ma aiuti concreti, e così dal 1978 hanno salvato dalla morte oltre 150.000 bambini. “Nessuna mamma – sostengono – ha mai rimpianto la scelta di partorire il figlio che attendeva”.

Alle associazioni che tramite campagne di sensibilizzazione, eventi formativi, mezzi di informazione, interventi presso le istituzioni e iniziative legali s’ impegnano per costruire una società fondata sui valori della vita e della famiglia.

Alle migliaia di famiglie che quotidianamente, per anni, assistono una persona in stato vegetativo permanente, o affetta da SLA, o con gravissima disabilità e temono l’abbandono, poiché il più delle volte sono lasciate sole a gestire il loro dramma. Racconta il cardinale Angelo Scola nel suo libro-biografia “Ho scommesso sulla liberta” che nel corso di una visita pastorale in una parrocchia della diocesi di Venezia incontrò un signore a cui sei settimane prima era morto un figlio; un disabile grave impossibilitato a parlare e a camminare che aveva curato per oltre trent’anni assistendolo giorno e notte e confortandolo con la sua costante presenza. Usciva da casa unicamente la domenica un’ora per recarsi alla Messa. Il cardinale afferma che di fronte a quella persona provò imbarazzo ma gli disse lo stesso: “Dio gliene renderà merito”. E lui gli rispose con un grande sorriso: “Patriarca, guardi che io ho già avuto tutto dal Signore perché mi ha fatto capire che cosa vuol dire amare”.

L’esempio di quest’ uomo, l’abnegazione continua e totalizzante di centinaia di famiglie, il loro amore sconfinato per il parente disabile, sono per la società civile un salutare esempio di “vita buona”.

E qui una domanda è d’obbligo. È più semplice legiferare sulle DAT, sul suicidio assistito, sull’eutanasia o “spaccarsi la schiena” affinché neppure un malato nella fase terminale della vita sia trascurato e nessuna famiglia abbandonata?

Un rilievo conclusivo

I temi trattati nel manuale di bioetica non sono argomenti esclusivamente cristiani ma temi antropologici che dovrebbe coinvolgere chi desidera contribuire alla costruzione di una società “a misura d’uomo”, dove la cultura dei doveri occupi maggior spazio di quella dei diritti.

Don Gian Maria Comolli

Informazioni bibliografiche del Libro

Indice del libro

Il testo, dopo aver posto le basi del discorso etico e bioetico, esaminerà i momenti fondamentali della vita, ponendo l’attenzione ad alcune problematiche esistenziali e sociali  affinchè la vita umana sia rispettata in tutte le sue fasi dal concepimento alla morte naturale.

PARTE PRIMA:  I FONDAMENTI

  • CAPITOLO 1: Nozioni basilari e modelli societari
  • CAPITOLO 2: Principi di riferimento in bioetica
  • CAPITOLO 3: Bioetica cattolica e bioetica laico-secolare

PARTE SECONDA:  IL SORGERE DELLA VITA

  • CAPITOLO 4: La procreazione umana responsabile
  • CAPITOLO 5: La vita umana e il suo inizio: il caso dell’embrione umano
  • CAPITOLO 6: La procreazione medicalmente assistita
  • CAPITOLO 7: Gli atti a favore e contro la vita e le diagnosi

PARTE TERZA: LE FASI DELLA VITA

  • CAPITOLO 8: L’uomo unità di corpo, psiche e spirito
  • CAPITOLO 9: La teoria del Gender
  • CAPITOLO 10: AIDS
  • CAPITOLO 11: Tossicodipendenza
  • CAPITOLO 12: Disagio Mentale
  • CAPITOLO 13: Anziani

PARTE QUARTA: LA VITA CHE VOLGE AL TRAMONTO

  • CAPITOLO 14: Riflessioni sulla morte
  • CAPITOLO 15: Bioetica e fine vita

PARTE QUINTA: LA SPERIMENTAZIONE CLINICA

  • CAPITOLO 16:  Introduzione alle sperimentazioni cliniche
  • CAPITOLO 17: Problematicità delle Sperimentazioni cliniche

PARTE SESTA: ALCUNE “PROBLEMATICHE” BIOETICHE

  • CAPITOLO 18: Trapianti di  Organi
  • CAPITOLO 19: Eugenetica e clonazione
  • CAPITOLO 20: Utero in affitto
  • CAPITOLO 21: Malattie rare
  • CAPITOLO 22: Genetica

PARTE SETTIMA: TECNOLOGIE EMERGENTI

  • CAPITOLO 23: Chiesa Cattolica e sfide bioetiche del XXI° secolo nel Magistero di Papa Francesco
  • CAPITOLO 24: Intelligenza Artificiale e Robotica
  • CAPITOLO 25: Le Neuroscienze

CONCLUDENDO

  • CAPITOLO 26: Cura della salute tra problemi etici e economici

BIBLIOGRAFIA

 

IL COMMENTO DI MONS. MARIO DELPINI