Occorre «difendere la dignità intrinseca» di ogni vita, «anche nella sua ultima ora». Il pensiero di Leone XIV per la Francia dov’è appena stata votata la legge sul suicidio assistito.
Già approvato alla Camera, il 14 luglio sarà discusso al Senato un disegno di legge che richiama, con qualche miglioramento, i criteri indicati dalla Consulta per l’accesso al suicidio assistito e sembra poter raccogliere il voto del centrodestra. Ma il male, anche se “minore”, non può essere approvato.
Il primo diritto nella malattia inguaribile? La dignità della vita fino all’ultimo. E la cura contro il suicidio assistito. Nel forum di intellettuali cattolici a Roma messaggio del presidente Cei.
In Canada, oggi, quasi una persona su venti muore per mano dello Stato. Secondo i dati ufficiali relativi al 2023, 15.343 canadesi sono morti attraverso il MAiD – acronimo di Medical Assistance in Dying – che indica il suicidio assistito o l’eutanasia su richiesta. Si tratta del 4,7% di tutti i decessi nel Paese.
Davanti alla sofferenza estrema, non serve l’eroismo del ‘resistere’ né la fuga dell’eutanasia. La risposta? Restare. Ascoltare. Patire insieme.
La recente sentenza n. 66/2025 della Corte Costituzionale – risalente allo scorso 27 marzo e depositata oggi – ribadisce, purtroppo, l’apertura al suicidio assistito, ma al contempo evidenzia con forza i gravi pericoli che questa pratica comporta per le persone più vulnerabili, specialmente in un contesto dove l’accesso alle cure palliative è ancora gravemente carente come in Italia.
L’intellettuale Alain Minc, ateo, contro il suicidio assistito. E’ intervenuto nell’attuale dibattito in Francia sulla legalizzazione dell’aiuto a morire proposto dal presidente Marcon e ha spiegato le sue ragioni contrarie. Non serve essere credenti per condividerle.
Intervista al prof. neurologo Gerardo Cesari, autore del libro: Il diritto di essere persona.
Regolamentazione inizio/fine vita: libertà vs. tutela. Vita bene supremo, non autodeterminazione assoluta. La Corte Costituzionale ribadisce il ruolo delle cure palliative, no al “dovere di morire”.
Perché è possibile e doveroso fare una legge che prevenga il suicidio assistito e assicuri la cura di chi soffre.