Nei vangeli risuona l’esclamazione «Ecce Homo» Ma il cristiano oggi rischia di anteporre la “deificazione” di Gesù alla sua incarnazione. La riflessione del fondatore di Bose alla Cittadella di Assisi. Leggi
Non ci dovrebbe essere bisogno di ricordare che il giornalismo debba essere scrupoloso, corretto e oltremodo rigoroso, per servire la libertà del cittadino e nell’interesse della res publica, e di un bene comune condiviso. Eppure forse mai come oggi, sembra esservi un atteggiamento saccente, in alcuni casi addirittura violento, proteso all’affermazione ideologica della cosiddetta ‘straordinarietà’, sempre e comunque in chiave negativa. Leggi
Caro fratello e sorella giornalista, sono un semplice sacerdote cattolico. Sono felice e orgoglioso della mia vocazione. Da vent’anni vivo in Angola come missionario. Leggi
O piuttosto: quale Chiesa crediamo? Una cerchia di perfetti o una “immaculata ex maculatis”? Leggi
Quando Gesù ci minaccia con un “Guai a voi!” è per lavare via i nostri mille modi di camuffare le nostre nevrosi con la fede. Leggi
A ridosso dei cinquant’anni dalla pubblicazione di Humanae vitae, il calendario ecclesiale segnala un altro importante anniversario: il 6 agosto 1993, Giovanni Paolo II siglava l’enciclica Veritatis splendor, «circa alcune questioni fondamentali dell’insegnamento morale della Chiesa».
Questo documento si colloca esattamente a mezza via tra il nostro presente e il documento di Paolo VI. La cronologia non è di sicuro l’unico elemento che accosta i due interventi pontifici. Quando Veritatis splendor registra che «nell’ambito delle discussioni teologiche postconciliari si sono sviluppate però alcune interpretazioni della morale cristiana che non sono compatibili con la ‘sana dottrina’», proponendosi «l’intenzione di precisare taluni aspetti dottrinali che risultano decisivi per far fronte a quella che è senza dubbio una vera crisi», evoca esplicitamente molta parte della contrastata recezione di Humanae vitae.
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Ho incontrato per la prima volta Jorge Mario Bergoglio nel 1980. Era il tempo subito dopo la III Conferenza dell’episcopato latinoamericano (Celam) di Puebla. Giovanni Paolo II era andato a dare un giudizio differenziato sulla teologia della liberazione. Aveva approvato la decisione di fare una teologia latinoamericana, a partire dall’esperienza di fede del popolo (e del povero) latinoamericano. L’avvenimento di Cristo è unico ed irripetibile, è accaduto in Palestina circa 2000 anni fa. Esso però si ripete nella storia della santità della Chiesa. In questo modo la Chiesa, rimanendo sempre universale, diventa particolare, nazionale. A Giovanni Paolo II piaceva l’idea di una teologia che pensasse la storia dell’America Latina. Lui stesso dirà, poco dopo Puebla, che non si può pensare senza Cristo la storia della Polonia. Solo in Lui e con Lui essa diventa una storia di salvezza. Perché dunque non pensare in Cristo e con Cristo la storia dell’America Latina? Leggi
Pubblichiamo stralci del magistrale intervento al Meeting di Hanna-Barbara Gerl Falkovitz, che ha appena ricevuto il premio internazionale Medaglia d’oro alla cultura cattolica. Leggi
Il Concilio indicò la strada “riformatrice” e Paolo VI seppe leggere come pochi i tempi. Ma alcuni fratelli nella fede abbracciarono una contestazione che ebbe anche effetti di secolarizzazione . Leggi
Di fronte allo scandalo orribile che sta emergendo dalla Chiesa americana – abusi nei seminari e molto altro – perché si permette che un militante lgbt parli al meeting delle famiglie? È fuori tema, ed è in plateale conflitto con il magistero della Chiesa, che in questo momento ha bisogno di chiarezza non solo disciplinare – e su questo si stanno prendendo provvedimenti adeguati –, ma anche magisteriale. (Il Papa è chiarissimo su questo, molti vescovi no). Leggi