E’ un quarto di secolo, cioè dal Giubileo del 2000, che i “mea culpa” fanno discutere. “Riconoscere i cedimenti di ieri è atto di lealtà e di coraggio che ci aiuta a rafforzare la nostra fede”, diceva Giovanni Paolo II. In altre parole, fare i conti con il passato senza paura. E invece, c’erano importanti uomini di Chiesa, compresi diversi cardinali, e non pochi dirigenti della Curia romana, i quali continuavano a mostrarsi critici nei riguardi di quella novità wojtyliana.
Papa Francesco nel testo diffuso per l’Angelus domenicale è tornato a ringraziare quanti stanno pregando per lui, ha ringraziato il mondo del Volontariato per il quale questa mattina è stata celebrata la Santa Messa ed è tornato a chiedere pace per i Paesi in guerra.
La voce sofferente e provata di papa Francesco è arrivata al cuore di milioni di persone in tutto il mondo. Tante persone hanno riconosciuto nel tono flebile l’eco di intimi ricordi familiari, il riflesso di dolorose esperienze di malattia vissute personalmente oppure assistendo i propri cari in ospedale o in casa. Fragilità e coraggio.
Il patriarca greco ortodosso di Gerusalemme Teofilo III affida a Tempi un videomessaggio per il pontefice malato: «Preghiamo per la sua guarigione».
Il Papa al Gemelli. Quale “benedizione” si nasconde dentro la fragilità?
Messa al cospetto delle Proposizioni, l’Assemblea non si è riconosciuta in esse e lo ha detto, con franchezza generosa e talvolta impetuosa. Lo ha detto con parresia. Lo ha detto profeticamente.
Ma cosa è successo nella seconda Assemblea del Cammino sinodale delle Chiese in Italia? Ribellione? Bocciatura? Affossamento? Insomma, deve essere capitato qualcosa di importante, se l’Assemblea ha deciso di dilazionare i tempi della conclusione del Cammino di sei mesi rispetto al termine fissato.
Alla fine della Seconda Assemblea sinodale è stato deciso di riformulare il documento finale e votarlo il 25 ottobre. Il testo andrà all’Assemblea generale Cei, che non si terrà a maggio ma a novembre.
I partecipanti alla Seconda assise italiana che è stata rinviata a ottobre dopo i rilievi sul testo finale: «Una scossa sismica frutto dello Spirito. Più tempo? Scelta di realismo e umiltà».
In effetti, nell’orizzonte della sinodalità la dialettica è didattica. Dalla dialettica non si estrae la competizione che punta all’esclusione, bensì l’approfondimento che cerca la condivisione. La dialettica fornisce materia all’ascolto reciproco: e in questo modo va vissuta, nella sua postura sinodale.