INTRODUZIONE
Giovanni Paolo II, al secolo Karol Wojtyla (1920-2005), guidò la Chiesa dal 1978 al 2005. Domenica 22 ottobre 1978, dal sagrato di Piazza San Pietro, il nuovo Papa, si rivolse al mondo dichiarando il suo programma: «non abbiate paura di accogliere Cristo e di accettare la sua potestà! Non abbiate paura». E concluse: «permettete, quindi – vi prego, vi imploro con umiltà e con fiducia – permettete a Cristo di parlare all’uomo. Solo lui ha parole di vita, sì di vita eterna».
Le parole di quell’omelia apparvero la fuoriuscita da un cattolicesimo tombale, impaurito e sperduto. Era giovane e forte il nuovo pastore che comunicava sicurezza, fiducia e audacia, lontanassimo dalla fisicità esile e fragile dei suoi due predecessori. Poi, in quella mattina mite dell’ottobre romano, al termine della celebrazione, il Pontefice impugnò la croce pastorale, innalzandola come un vessillo riscattato, come segnale che era tempo di chiamare a raccolta il Popolo di Dio.
Giovanni Paolo II, espresse compiutamente il suo Cristocentrismo, una delle caratteristiche del suo pontificato, nella prima Enciclica, la Redemtor Hominis che, come tale, fu la fonte di tutto il suo Magistero. Partendo da Cristo «la via principale della Chiesa», Wojtyla guardò subito all’uomo, «la prima strada che la Chiesa deve percorrere nel compimento della sua missione». Non possiamo scordare, inoltre, le catechesi tenute dal 7 gennaio 1987 al 19 aprile 1989 sul secondo articolo del Credo: “Credo in Gesù Cristo”, così commentate dal cardinale Angelo Amato: «Per il Papa il cuore della rivelazione divina è il mistero dell’incarnazione e cioè la contemplazione di Gesù Cristo vero uomo e vero Figlio di Dio. Si tratta di una “verità che determina la novità essenziale del Vangelo e decide di tutta l’originalità del cristianesimo, come religione fondata sulla fede nel Figlio di Dio fattosi uomo per noi” (CGC 13,1)» . Su questa via, ripeteva il Papa, «la Chiesa non può essere fermata da nessuno». E, per proclamare la centralità di Cristo e la dignità di ogni uomo, Giovanni Paolo II adotterà soprattutto il “metodo dei viaggi”: 104 internazionali oltre quelli in Italia.
Papa Wojtyla, fu inoltre, il Pontefice della speranza e invitò tutti a «varcare la soglia della speranza» intesa come virtù umana e teologale. Ma un appello particolare lo riservò ai giovani, il futuro del mondo, organizzando le Giornate Mondiali della Gioventù (GMG).
Infine, Giovanni Paolo II, indicando la distinzione tra “Persone della Chiesa” e “Personale della Chiesa”, per primo nella storia mise questa Istituzione di fronte al suo passato e alle sue responsabilità e, varie volte, chiese e invocò il perdono per gli errori del passato. «Anche i membri della Chiesa – affermò a Strasburgo l’8 ottobre 1988 – hanno le loro debolezze. Noi siamo la Chiesa, voi ed io!». Gli altri non si scusano mai, ma al Papa questo non importava. «E’ interessante che solo e sempre il Papa e la Chiesa chiedono perdono, mentre gli altri restano in silenzio. Ma forse, è giusto così», dichiarò ai giornalisti in uno dei suoi viaggi (don Gian Maria Comolli)
BIOGRAFIA
Karol Józef Wojtyła, eletto Papa il 16 ottobre 1978, nacque a Wadowice (Polonia), il 18 maggio 1920.
Era il terzo dei tre figli di Karol Wojtyła e di Emilia Kaczorowska, la quale morì nel 1929. Suo fratello maggiore Edmund, medico, morì nel 1932 e suo padre, sottufficiale dell’esercito, nel 1941.
A nove anni ricevette la Prima Comunione e a diciotto anni il sacramento della Cresima. Terminati gli studi al ginnasio di Wadowice, nel 1938 si iscrisse all’Università Jagellónica di Cracovia.
Quando le forze di occupazione naziste chiusero l’Università nel 1939, il giovane Karol lavorò (1940-1944) in una cava e poi in una fabbrica chimica Solvay per potersi guadagnare da vivere ed evitare la deportazione in Germania.
A partire dal 1942, sentendosi chiamato al sacerdozio, frequentò i corsi di formazione del seminario maggiore clandestino di Cracovia, diretto dall’Arcivescovo Adarn Stefan Sapieha. Nel contempo, fu uno dei promotori del “Teatro Rapsodico”, anch’esso clandestino.
Dopo la guerra, continuò i suoi studi nel seminario maggiore di Cracovia, nuovamente aperto, e nella Facoltà di Teologia dell’Università Jagellónica, fino alla sua ordinazione sacerdotale, a Cracovia, il 1° novembre 1946. Successivamente, fu inviato dal Cardinale Sapieha a Roma, dove conseguì il dottorato in teologia (1948), con una tesi sul tema della fede nelle opere di San Giovanni della Croce. In quel periodo, durante le sue vacanze, esercitò il ministero pastorale tra gli emigranti polacchi in Francia, Belgio e Olanda.
Nel 1948 ritornò in Polonia e fu coadiutore dapprima nella parrocchia di Niegowić, vicino a Cracovia, poi in quella di San Floriano, in città. Fu cappellano degli universitari fino al 1951, quando riprese i suoi studi filosofici e teologici. Nel 1953 presentò all’Università Jagellónica di Cracovia una tesi sulla possibilità di fondare un’etica cristiana a partire dal sistema etico di Max Scheler. Più tardi, divenne professore di Teologia Morale ed Etica nel seminario maggiore di Cracovia e nella Facoltà di Teologia di Lublino.
Il 4 luglio 1958, il Papa Pio XII lo nominò Vescovo Ausiliare di Cracovia e titolare di Ombi. Ricevette l’ordinazione episcopale il 28 settembre 1958 nella cattedrale del Wawel (Cracovia), dalle mani dell’Arcivescovo Eugeniusz Baziak.
Il 13 gennaio 1964 fu nominato Arcivescovo di Cracovia da Papa Paolo VI, che lo creò Cardinale il 26 giugno 1967.
Partecipò al Concilio Vaticano II (1962-1965) dando un contributo importante all’elaborazione della costituzione Gaudium et spes. Il Cardinale Wojtyła prese parte anche alle 5 assemblee del Sinodo dei Vescovi, anteriori al suo Pontificato.
Venne eletto Papa il 16 ottobre 1978 e il 22 ottobre ebbe inizio il suo ministero di Pastore Universale della Chiesa.
Papa Giovanni Paolo II ha compiuto 146 visite pastorali in Italia e, come Vescovo di Roma, ha visitato 317 delle attuali 332 parrocchie romane. I viaggi apostolici nel mondo, espressione della costante sollecitudine pastorale del Successore di Pietro per tutte le Chiese, sono stati 104.
Tra i suoi documenti principali si annoverano 14 Encicliche, 15 Esortazioni apostoliche, 11 Costituzioni apostoliche e 45 Lettere apostoliche. A Papa Giovanni Paolo II si attribuiscono anche 5 libri: “Varcare la soglia della speranza” (ottobre 1994); “Dono e mistero: nel cinquantesimo anniversario del mio sacerdozio” (novembre 1996); “Trittico romano”, meditazioni in forma di poesia (marzo 2003); “Alzatevi, andiamo!” (maggio 2004) e “Memoria e Identità” (febbraio 2005).
Papa Giovanni Paolo Il ha celebrato 147 riti di beatifìcazione, nei quali ha proclamato 1338 beati, e 51 canonizzazioni, per un totale di 482 santi. Ha tenuto 9 concistori, in cui ha creato 231 (e 1 in pectore) Cardinali. Ha presieduto anche 6 riunioni plenarie del Collegio Cardinalizio.
Dal 1978 ha convocato 15 assemblee del Sinodo dei Vescovi: 6 generali ordinarie (1980, 1983, 1987, 1990, 1994 e 2001), 1 assemblea generale straordinaria (1985) e 8 assemblee speciali (1980, 1991, 1994, 1995,1997, 1998 [2] e 1999).
Il 13 maggio 1981 in piazza San Pietro ha subito un grave attentato. Salvato dalla mano materna della Madre di Dio, dopo una lunga degenza, ha perdonato il suo attentatore e, consapevole di aver ricevuto una nuova vita, ha intensificato i suoi impegni pastorali con eroica generosità.
La sua sollecitudine di pastore trovò espressione, inoltre, nella erezione di numerose diocesi e circoscrizioni ecclesiastiche, nella promulgazione dei Codici di Diritto Canonico latino e delle Chiese Orientali, del Catechismo della Chiesa Cattolica. Proponendo al Popolo di Dio momenti di particolare intensità spirituale indisse l’Anno della Redenzione, l’Anno Mariano e l’Anno dell’Eucaristia nonché il Grande Giubileo del 2000. Avvicinò le nuove generazioni indicendo la celebrazione della Giornata Mondiale della Gioventù.
Nessun Papa ha incontrato tante persone come Giovanni Paolo II. Alle Udienze Generali del mercoledì (oltre 1160) hanno partecipato più di 17 milioni e 600mila pellegrini, senza contare tutte le altre udienze speciali e le cerimonie religiose (più di 8 milioni di pellegrini solo nel corso del Grande Giubileo dell’anno 2000). Ha incontrato milioni di fedeli nel corso delle visite pastorali in Italia e nel mondo. Sono state numerose anche le personalità governative ricevute in udienza: basti ricordare le 38 visite ufficiali e le altre 738 udienze o incontri con Capi di Stato, come pure le 246 udienze e incontri con Primi Ministri.
È morto a Roma, nel Palazzo Apostolico Vaticano, sabato 2 aprile 2005, alle ore 21.37, nella vigilia della Domenica in Albis o della Divina Misericordia, da lui istituita. I solenni funerali in Piazza San Pietro e la sepoltura nelle Grotte Vaticane sono stati celebrati l’8 aprile.
Il rito solenne della beatificazione, sul sagrato della Basilica Papale di San Pietro il 1° maggio 2011, è stato presieduto dal Sommo Pontefice Benedetto XVI, suo immediato successore e prezioso collaboratore per lunghi anni quale Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.
Il 27 aprile 2014 Giovanni Paolo II è stato canonizzato da Papa Francesco.
(da: https://www.vatican.va/content/john-paul-ii/it/biografia/documents/hf_jp-ii_spe_20190722_biografia.html)
ENCICLICHE
San Giovanni Paolo II scrisse 12 Encicliche.
-Redemptor Hominis (Il Redentore dell’uomo), 4 marzo 1979.
-Dives in Misericordia (Dio ricco di misericordia), 30 novembre 1980.
-Laborem Exercens (Compiendo il lavoro), 14 settembre 1981.
-Slavorum Apostoli (Gli apostoli degli slavi), 2 giugno 1985.
-Dominum et Vivificantem (Signore e Vivificante), 18 maggio 1986.
-Redemptoris Mater (Madre del Redentore), 25 marzo 1987.
-Sollicitudo Rei Socialis (Sollecitudine del fatto sociale), 30 dicembre 1987.
-Redemptoris Missio (La Missione del Redentore), 7 dicembre 1990.
-Centesimus Annus (Il centesimo anno), 1º maggio 1991.
-Veritatis Splendor (Lo splendore della Verità), 6 agosto 1993.
-Evangelium Vitae (Evangelo della vita), 25 marzo 1995.
-Ut Unum Sint (Che tutti siano uno), 25 maggio 1995.
-Fides et Ratio (Fede e ragione), 14 settembre 1998.
-Ecclesia de Eucharistia (La Chiesa riguardo l’Eucaristia), 17 aprile 2003.
Ne evidenziamo due; una sul valore e sulla dignità della vita dal concepimento alla morte naturale e una sociale.
EVANGELIUM VITA
Trenta anni fa San Giovanni Paolo II promulgava l’Enciclica Evangelium vitae, sul valore e l’inviolabilità della vita umana.
Il legame tra l’Annunciazione e il “Vangelo della vita” è stretto e profondo, come ha sottolineato San Giovanni Paolo nella sua Enciclica. Oggi, ci troviamo a rilanciare questo insegnamento nel contesto di una pandemia che minaccia la vita umana e l’economia mondiale. Una situazione che fa sentire ancora più impegnative le parole con cui inizia l’Enciclica. Eccole: «Il Vangelo della vita sta al cuore del messaggio di Gesù. Accolto dalla Chiesa ogni giorno con amore, esso va annunciato con coraggiosa fedeltà come buona novella agli uomini di ogni epoca e cultura» (n. 1).
Come ogni annuncio evangelico, anche questo va prima di tutto testimoniato. E penso con gratitudine alla testimonianza silenziosa di tante persone che, in diversi modi, si stanno prodigando al servizio dei malati, degli anziani, di chi è solo e più indigente. Mettono in pratica il Vangelo della vita, come Maria che, accolto l’annuncio dell’angelo, è andata ad aiutare la cugina Elisabetta che ne aveva bisogno.
In effetti, la vita che siamo chiamati a promuovere e a difendere non è un concetto astratto, ma si manifesta sempre in una persona in carne e ossa: un bambino appena concepito, un povero emarginato, un malato solo e scoraggiato o in stato terminale, uno che ha perso il lavoro o non un migrante rifiutato o ghettizzato…
La vita si manifesta in concreto nelle persone. Ogni essere umano è chiamato da Dio a godere della pienezza della vita; ed essendo affidato alla premura materna della Chiesa, ogni minaccia alla dignità e alla vita umana non può non ripercuotersi nel cuore di essa, nelle sue “viscere” materne.
La difesa della vita per la Chiesa non è un’ideologia, è una realtà, una realtà umana che coinvolge tutti i cristiani, proprio perché cristiani e perché umani.
Gli attentati alla dignità e alla vita delle persone continuano purtroppo anche in questa nostra epoca, che è l’epoca dei diritti umani universali; anzi, ci troviamo di fronte a nuove minacce e a nuove schiavitù, e non sempre le legislazioni sono a tutela della vita umana più debole e vulnerabile.
Il messaggio dell’Enciclica Evangelium vitae è dunque più che mai attuale.
Al di là delle emergenze, come quella che stiamo vivendo, si tratta di agire sul piano culturale ed educativo per trasmettere alle generazioni future l’attitudine alla solidarietà, alla cura, all’accoglienza, ben sapendo che la cultura della vita non è patrimonio esclusivo dei cristiani, ma appartiene a tutti coloro che, adoperandosi per la costruzione di relazioni fraterne, riconoscono il valore proprio di ogni persona, anche quando è fragile e sofferente.
Cari fratelli e sorelle, ogni vita umana, unica e irripetibile, vale per sé stessa, costituisce un valore inestimabile. Questo va annunciato sempre nuovamente, con il coraggio della parola e il coraggio delle azioni. Questo chiama alla solidarietà e all’amore fraterno per la grande famiglia umana e per ciascuno dei suoi membri.
Perciò, con San Giovanni Paolo II, che ha fatto questa enciclica, con lui ribadisco con rinnovata convinzione l’appello che egli ha rivolto a tutti venticinque anni fa: «Rispetta, difendi, ama e servi la vita, ogni vita, ogni vita umana! Solo su questa strada troverai giustizia, sviluppo, libertà, pace e felicità!» (Enc. Evangelium vitae, 5). DA… Il commento di Papa Francesco
CENTESIMUS ANNUS
L’enciclica Centesimus Annus (Nel centenario) fu pubblicata da Giovanni Paolo II il 1 maggio 1991 per commemorare i cento anni della Rerum Novarum.
Fu la prima enciclica dell’era post-comunista e, Papa Wojtyla, oltre rammentare le caratteristiche della storica enciclica di Leone XIII, riprese le linee basi della Dottrina Sociale della Chiesa con lo sguardo rivolto al futuro.
Il Pontefice come premessa al Documento, ricordò che furono gli imprenditori e i lavoratori a invitarlo a stendere lo scritto, perciò, più volte, si rivolgerà a queste categorie che rappresentano il mondo economico e contemporaneamente il motore della comunità.
L’enciclica è divisa in sei capitoli: Tratti caratteristici della Rerum Novarum; Verso le “cose nuove” di oggi; L’anno 1989; La proprietà privata e l’universale destinazione dei beni; Stato e cultura; L’uomo è la via della Chiesa.
Nella prima parte Giovanni Paolo II si interrogò riguardo all’argomento principale illustrato dal suo predecessore. L’enciclica di Leone XIII indicò come affrontare il conflitto che opponeva il capitalismo, personalizzato dai padroni, al lavoro. Il sistema sfruttava ignobilmente persone e popoli, fomentando la lotta di classe e promuovendo una concezione della vita unicamente materialista. In quel contesto, Papa Pecci, indicò le basi della giustizia in una adeguara congiuntura economica e sociale: difesa della dignità del lavoratore e del lavoro, diritto al giusto salario, riposo domenicale e associazionismo.
Dal passato, il Papa, giunse all’oggi (cioè al 1991) e nel delineare le condizioni del suo tempo (cfr. cap. 2: Verso le “cose nuove” di oggi), Giovanni Paolo II rilesse criticamente il passato partendo dall’analisi del socialismo scientifico o marxista, presentandolo come una distorsione «di carattere antropologico».
Quell’ideologia, ricordò Papa Wojtyla, «considerò il singolo uomo come un semplice elemento e una molecola dell’organismo sociale, così il bene dell’individuo era totalmente subordinato al funzionamento del meccanismo economico-sociale» (13). L’uomo, nella società atea social-comunista, era reputato semplicemente l’ingranaggio di un’organizzazione, quindi un “oggetto”. Questa visione, che coinvolse vari Paesi, causò due guerre mondiali, le tragedie dell’Olocausto e del Gulag e la divisione dell’Europa in blocchi.
Nel 1989 crollarono, quasi improvvisamente, i sistemi fondati sul socialismo e sul marxismo e ciò avvenne, nella maggioranza dei casi, senza azioni violente. Tre furono i fattori decisivi: la violazione dei diritti dei lavoratori, l’inefficienza del sistema economico marxista e l’incontro tra la Chiesa e il Movimento Operaio cattolico, poiché «nella crisi del marxismo riemergono le forme spontanee della coscienza operaia, che esprimono una domanda di giustizia e di riconoscimento della dignità del lavoro, conforme alla Dottrina Sociale della Chiesa» (26).
Dopo il 1989 il mondo stava ridisegnando il suo futuro rispondendo ad alcune sfide: quella della pace, quella dei diritti dell’uomo e dei popoli, quella della cooperazione internazionale e quella della responsabilità della Comunità Internazionale e delle sue Organizzazioni. Papa Wojtyla ammonì che nella ricostruzione non potevano essere omessi la tensione morale e il contributo della coscienza affinchè trionfasse la verità, poiché «nessun autentico progresso è possibile senza il rispetto del naturale ed originario diritto di conoscere la verità e di vivere secondo essa» (29).
Nella quarta parte la Centesimus Annus analizzò la proprietà privata e l’universale destinazione dei beni. La proprietà privata, affermò Giovanni Paolo II, «non è un diritto assoluto, ma porta inscritti nella sua natura di diritto umano i propri limiti» (30). Di conseguenza, «l’uso dei beni, affidato alla libertà, è subordinata alla loro originaria destinazione comune di beni creati» (30). E, per rafforzare il concetto, il Papa fece riferimento a san Tommaso d’Aquino: «se ci si domanda quale debba essere l’uso di tali beni, la Chiesa non esita a rispondere che a questo proposito l’uomo non deve possedere i beni esterni come propri, ma come comuni, perché sopra le leggi e i giudizi degli uomini sta la legge, il giudizio di Cristo» (30). Dalla proprietà, il Pontefice allargò la riflessione alla conoscenza, al sapere e alla tecnica. Il lavoro, infatti, deve essere valutato come responsabilità e come dono e, oggi più che mai, « lavorare è un lavorare con gli altri e un lavorare per gli altri: è un fare qualcosa per qualcuno. Il lavoro è tanto più fecondo e produttivo, quanto più l’uomo è capace di conoscere le potenzialità produttive della terra e di leggere in profondità i bisogni dell’altro uomo, per il quale il lavoro è fatto» (31).
Pure l’ecologia integrale fu oggetto dell’enciclica. Spesso l’uomo «pensa di poter disporre arbitrariamente della terra, assoggettandola senza riserve alla sua volontà…; si sostituisce a Dio e così finisce col provocare la ribellione della natura» (37). Ma, per Wojtyla, il discorso ecologico è molto più ampio, deve coinvolgere anche l’ “ecologia umana” (cfr. 38), in primis la famiglia, definita “santuario della vita”. «Essa è sacra: è il luogo in cui la vita, dono di Dio, può essere adeguatamente accolta e protetta contro i molteplici attacchi a cui è esposta, e può svilupparsi secondo le esigenze di un’autentica crescita umana» (39). E poi l’impegno nella tutela della vita contro l’aborto e la condanna delle intollerabili campagne a svantaggio della natalità.
Se Leone XIII nella Rerum Novarum anticipò l’attuale organizzazione dello Stato sostenendo che doveva basarsi sui tre poteri distinti: legislativo, esecutivo e giudiziario, Giovanni Paolo II riprese questa impostazione evidenziando che per la Chiesa, la democrazia fondata sul diritto naturale, è garante delle libertà dell’individuo e del rispetto dei diritti fondamentali, anche se il Papa specificò che «la Chiesa rispetta la legittima autonomia dell’ordine democratico e non ha titolo per esprimere preferenze per l’una o l’altra soluzione istituzionale o costituzionale» (46). Infine, una precisazione. «Oggi si tende ad affermare che l’agnosticismo e il relativismo scettico sono la filosofia e l’atteggiamento fondamentale rispondenti alle forme politiche democratiche, e che quanti son convinti di conoscere la verità e aderiscono con fermezza a essa non sono affidabili dal punto di vista democratico, perché non accettano che la verità sia determinata dalla maggioranza o sia variabile secondo i diversi equilibri politici» (46). Ma, se non esistesse nessuna verità ultima, si interrogò il Papa, «allora le idee e le convinzioni possono esser facilmente strumentalizzate per fini di potere» (46).
L’uomo, concluse Wojtyla, come aveva già affermato nella Redemptor Hominis (1979), rimane la “via della Chiesa”. La persona, con i suoi valori, deve essere al centro dei processi di sviluppo e, per questo, è fondamentale la categoria “teologica”, poiché unicamente la fede rivela la piena e autentica identità dell’uomo e la sua dignità inviolabile, oltre che fondare una visione morale obiettiva e coerente delle questioni sociali che si presentano nei diversi contesti storici. Per questo, concluse il Papa, «sono persuaso che le religioni oggi e domani avranno un ruolo preminente per la conservazione della pace e per la costruzione di una società degna dell’uomo» (60) (Gian Maria Comolli).
ALCUNI COMMENTI E RICORDI
- Papa Francesco – Giovanni Paolo II testimone fedele e grande
- Il ricordo di Benedetto XVI
- L’OSSERVATORE ROMANO – Omelia di Papa Francesco. Con Giovanni Paolo II, Dio ha visitato il suo popolo
- AVVENIRE – Un pontefice tra storia e profezia
- AVVENIRE – Centenario e memoria di Karol con qualche riduzione di troppo
- AVVENIRE – Wojtyla vero patrono del Green Deal UE
- CIVILTA’ CATTOLICA – I viaggi internazionali di Giovanni Paolo II del card. R. Tucci
- CIVILTA’ CATTOLICA – La poesia di Karol Wojtyla
- CORRIERE DELLA SERA – Papa Wojtyla e i preti disabili di G. A. Stella
- CORRIERE DELLA SERA – E Wojtyla fondò il papato globale. Dibattito tra D. Menozzi, C. Militello, A. Riccardi
- CORRIERE DELLA SERA – Giovanni Paolo II aiutava a credere in Dio e nell’uomo di L. Accattoli
- FAMIGLIA CRISTIANA – Poesia e comunicazione, due doni che Giovanni Paolo II non perse mai
- IL DUBBIO – 100 anni con Karol. I nemici di Giovanni Paolo II e il famoso bacio del Corano che, forse, non c’è mai stato. Ecco perchè
- INTERRIS – La fede che cambia la storia più delle pallottole
- ITALIA OGGI – Così Padre Pio rispose al vicario di Cracovia Wojtyla che gli chiedeva di aiutare una madre
- ITALIA OGGI – Wojtyla divenne rapidamente il più autorevole, ascoltato e anche amato Papa della seconda metà del Novecento
- LA DISCUSSIONE – 100 anni con Karol. Nel terzo millennio in unione con il misericordioso Redentore e la sua Madre
- LA DISCUSSIONE – 100 anni con Karol
- LA NUOVA BUSSOLA QUOTIDIANA – Voglio il Golgota. Così Wojtyla adempì la sua missione
- LA VERITA’ – Il centenario di san Giovanni Paolo II, il Papa che insegna ad amare la patria
- LIBERO – I miei 50 viaggi con Papa Woutyla
- LIBERO – Poeta e drammaturgo. Il Wojtyla artista
- L’OSSERVATORE ROMANO – Mosca ricorda Papa Wojtyla
- L’OSSERVATORE ROMANO – Quelle mani tese a tutti. Attualità di una testimonianza di A. Tornielli
- L’OSSERVATORE ROMANO – La famiglia di un Papa santo
- L’OSSERVATORE ROMANO – Il lavoro e la dignità dell’uomo. Jorge Mario Bergoglio su Giovanni Paolo II
- VATICANNEWS.VA – Giovanni Paolo II e Maria. Una devozione antica e profonda
- VATICANNEWS.VA – Lech Wałęsa ricorda Papa Wojtyla