CONSIGLIO PERMANENTE CEI – Bassetti: Italia da ricostruire, ricucire e pacificare

By 22 Gennaio 2018Notizie Chiesa

Il presidente dei vescovi in vista delle prossime elezioni ricorda che la Chiesa non è un partito e che ha a cuore solo il bene comune. «Immorale lanciare promesse che non si possono mantenere».

Il cardinale Gualtiero Bassetti vede il futuro dell’Italia all’insegna di tre verbi: «Ricostruire la speranza, ricucire il Paese, pacificare la società». E in vista delle prossime elezioni indica le priorità – lavoro, famiglia, giovani, – chiede partecipazione alle urne «con senso di responsabilità nei confronti della comunità nazionale», e ricorda che è «immorale» lanciare promesse che già si sa di non riuscire a mantenere o speculare sulle paure della gente. Il presidente della Cei ha aperto con la sua prolusione la sessione invernale del Consiglio permanente e si è soffermato sui tema di maggiore attualità. Compresi il Patto per la natalità, lanciato la scorsa settimana dal Forum delle Famiglie, e un appello a favore della vita e dei poveri, esigenze che devono andare sempre insieme. «La vita non si uccide, non si compra, non si sfrutta e non si odia».

Le elezioni
La Chiesa, ha voluto precisare il porporato, «non è un partito e non stringe accordi con alcun soggetto politico», anche se crede nel dialogo con tutti e nello sviluppo integrale dell’uomo che «costituiscono il nostro orizzonte di riferimento». Perciò nella prospettiva del bene comune, «la sola che ci sta cuore, possiamo tracciare un orizzonte di idee e proposte che vogliono essere un contributo fattivo e concreto alla discussione pubblica». Di qui il richiamo a tutti i candidati «a riflettere sulla natura della vocazione politica. Perché di questo si tratta: una vocazione, una missione e non un trampolino di lancio verso il potere»; l’invito alla sobrietà nelle parole e nei comportamenti e la ricerca sincera del bene comune. «La campagna elettorale sta rendendo serrato il dibattito – ha detto Bassetti -, ma non si può comunque scordare quanto rimanga immorale lanciare promesse che già si sa di non riuscire a mantenere. Altrettanto immorale è speculare sulle paure della gente: al riguardo, bisogna essere coscienti che quando si soffia sul fuoco le scintille possono volare lontano e infiammare la casa comune, la casa di tutti».

Il futuro dell’Italia
«Per il futuro del Paese e dell’intera sua popolazione – ha proseguito il presidente della Cei -, da Nord a Sud, occorre mettere da parte le vecchie pastoie ideologiche del Novecento e abitare questo tempo con occhi sapienti e nuovi propositi di ricostruzione del tessuto sociale ed economico dell’Italia. In questa grande opera, è auspicabile l’impegno di tutte le persone di buona volontà, chiamate a superare le pur giustificate differenze ideologiche per raggiungere una reale collaborazione nel servizio del bene comune». Un ambito prioritario indicato è stato quello della scuola, «dove si gioca la partita decisiva del percorso formativo dei nostri ragazzi. Di questa scuola sono parte integrante e qualificata le scuole pubbliche paritarie, ancora in attesa dell’adempimento di promesse relative a sostegni doverosi, da cui dipende la loro stessa sopravvivenza».

Le tre priorità
Il cardinale si è quindi soffermato su lavoro famiglia e giovani. «Il lavoro è dunque una priorità ma è soprattutto una vera emergenza sociale. Un’emergenza resa ancora più impellente dai dati relativi alla disoccupazione giovanile: sono troppi i nostri ragazzi che vengono ingiustamente mortificati nel loro talento e duramente provati nelle loro aspettative di vita, costringendoli spesso ad un’amara e dolorosa emigrazione. È un grido di dolore e di aiuto quello che viene dai nostri giovani. Che va raccolto e va fatto nostro. Come faremo nel prossimo Sinodo dei Vescovi».
C’è poi l’altro dato inquietante relativo alla condizione di povertà assoluta delle famiglie – si parla di oltre un milione e mezzo – con un aumento di ben il 97% rispetto a dieci anni fa. «Se si fermano le famiglie, si ferma il motore sociale del Paese. Smette di battere il cuore della società. È necessario ripeterlo con forza: è urgente e doveroso aiutare, curare e sostenere, in ogni modo possibile, le famiglie italiane. Perché nelle famiglie risiede la struttura portante della nostra società e si pongono le basi del futuro. Da questo punto di vista, fa ben sperare l’ampia condivisione che il “Patto per la natalità”, presentato la scorsa settimana dal Forum delle Associazioni Familiari, ha raccolto tra tutti gli esponenti di partito: chiediamo che alle dichiarazioni compiaciute segua la volontà concreta di porre le politiche familiari come priorità all’interno dei vari programmi in vista delle elezioni».

Immigrazione e razzismo
Sul tema «complesso e cruciale» delle migrazioni, Bassetti ricorda innanzitutto che la sua «discussione pubblica è troppo spesso influenzata da equivoci, incomprensioni e contese politiche». La chiesa ricorda però «sin dalla fondazione, si prende cura dei poveri, degli «scartati» e degli «sconfitti della storia», con uno spirito di totale obbedienza al Vangelo, perché vede nelle loro piaghe il riflesso di quelle di Cristo sulla Croce. I poveri, tutti i poveri, anche quelli forestieri di cui non sappiamo nulla, appartengono alla Chiesa “per diritto evangelico” come disse Paolo VI nel discorso di apertura della II sessione del Concilio Vaticano II. In virtù di questo «diritto evangelico» – e non certo in nome di una rivendicazione sociale – ogni cristiano è chiamato ad andare verso di loro con un atteggiamento di comprensione e compassione».
Proprio per questo bisogna impedire che una cultura della paura si trasformi in xenofobia, o addirittura in «discorsi sulla razza che pensavamo fossero sepolti definitivamente. Non è chiudendo che si migliora la situazione del Paese». Perciò il presidente della Cei ha da un lato ricordato come ammonimento la «pagina buia» delle leggi razziali del 1938. Dall’altro ha ringraziato il papa per aver dato atto all’Italia, nel recente discorso al Corpo diplomatico, dello sforzo di accoglienza compiuto in questi anni verso gli immigrati.

Appello ai cattolici in politica
Bassetti ha chiuso la sua prolusione con un triplice invito ai cattolici in politica. «Vivete la politica con gratuità e spirito di servizio»; «guardate al passato per costruire il futuro╗>. E soprattutto «abbiate cura, senza intermittenza, dei poveri e della difesa della vita». Sono due temi speculari, ha spiegato il presidente della Cei, «due facce della stessa medaglia, due campi complementari e non scindibili. Non è in alcun modo giustificabile chiedere gli occhi su un aspetto e considerare una parte come il tutto. Un bambino nel grembo materno e un clochard, un migrante e una schiava della prostituzione hanno la stessa necessità di essere difei nella loro incalpestabile dignità personale. E di essere liberati dal commercio del corpo umano, dall’affermazione di una tecnoscienza pervasiva e dalla diffusione di una mentalità nichilista e consumista».

Anche in merito alla legge sul fine vita il cardinale ha commentato: «Ci preoccupa la salvaguardia della speciale relazione tra paziente e medico, la giusta proporzionalità delle cure – che non deve mai dar luogo alla cultura dello scarto -, la possibilità di salvaguardare l’obiezione di coscienza del singolo medico e di evitare il rischio di aziendalismo per gli ospedali cattolici».

Mimmo Muolo
Avvenire.it, 22 gennaio 2018