ABORTO – Emilia Romagna: sempre più aborti

La Regione Emilia-Romagna ha diffuso i dati sugli aborti praticati dalle Aziende Sanitarie Locali nel 2016, vantando «il numero più basso di interventi annuali registrato in Emilia-Romagna dall’inizio della rilevazione».

Tuttavia, la Regione a guida Partito Democratico, omette di indicare i dati delle confezioni di “pillola del giorno dopo” diffuse dai Consultori Familiari, dagli Spazi Giovani e da altre strutture dipendenti dall’Assessorato alla Salute. Come dimostrato dai più recenti studi), la “pillola del giorno dopo” (subdolamente classificata come “contraccezione d’emergenza”) è in realtà una pillola abortiva e non contraccettiva.
Infatti, i contraccettivi d’emergenza non prevengono l’ovulazione: quando vengono assunti nei giorni più fertili del ciclo mestruale, essi impediscono l’annidamento del figlio che fosse concepito.

Vediamo le criticità che emergono dalla Relazione della Regione:

Pillola del giorno dopo gratis. Nei 223 Consultori della Regione «Viene garantita anche la contraccezione di emergenza dopo un rapporto sessuale che si considera a rischio di gravidanza» ed «è prevista […]l’erogazione gratuita dei contraccettivi […] d’emergenza» negli spazi giovani anche grazie a una recente delibera.
La Regione non dice quante ne siano state prescritte o donate dalle Ausl ma, stando a fonti della Federazione Titolari di Farmacie nel 2016 sono state vendute ca. 240.000 confezioni di EllaOne (pillola dei 5 giorni dopo) e ca. 260.000 di Norlevo (pillola dei 3 giorni dopo), pari a una media di ca. 25.000 per Regione.

Recidività. Oltre il 30% degli aborti procurati è ripetuto, segno inequivocabile che l’aborto è spesso inteso come mero contraccettivo. Se l’attività delle Ausl non è rivolta prioritariamente alla tutela della vita e alla promozione della famiglia ogni attività di prevenzione inevitabilmente fallisce. Occorre formare il personale delle Ausl in modo da spiegare chiaramente che l’aborto è la soppressione di una vita umana innocente.
Esclusione del volontariato cattolico. Ben il 70% del totale degli aborti vengono certificati dai Consultori Familiari e Spazi Giovani. Sono strutture nelle quali la costante è il non avvalersi della collaborazione dell’associazionismo che tutela la fecondità, la maternità e l’infanzia.

Nessun sostegno concreto alla donna. Dalla relazione manca un qualsiasi riferimento al sostegno della donna e agli interventi messi in atto per rispettare il diritto alla vita del concepito e permettere la prosecuzione della gravidanza. Associazioni di volontariato hanno documentato che quando le donne vengono aiutate il 73% sceglie di non abortire.

Obiezione di coscienza. Nella nostra Regione i medici obiettori sono soltanto il 49,8%. Tuttavia, grazie a una selezione feroce, nei Consultori e negli Spazi Giovani la percentuale si abbassa al 23,7%. Infatti, la Regione definisce “problema” l’obiezione di coscienza e l’Assessore alla Sanità lo ha addirittura portato alla Conferenza delle Regioni.
Fecondazione artificiale. Se da una parte la Regione procura gli aborti, dall’altra favorisce la Fivet: sono ben 340 i nati da quella che il Card. Caffarra ha definito una pratica «gravissima e aberrante». Sembra quasi che la vita nascente sia ostacolata in tutti i modi eccetto quello della produzione; ma «si producono le cose, non i bambini e questa è una produzione di bambini».

Contraccezione. La Relazione evidenzia la prosecuzione delle pratiche di prevenzione attraverso i contraccettivi, rispetto alle quali un dirigente Ausl di ostetricia e ginecologia così si è espresso: «La semplice esposizione dei rischi legati a comportamenti a rischio, per vari tipi di problemi, non è assolutamente sufficiente per preservare da tali rischi [e] provoca una deformazione dell’atto sessuale stesso».

Educazione sessuale. L’assessorato conclude vantando di aver svolto «educazione alla sessualità» in 1.845 scuole: si tratta di attività svolte spesso all’insaputa dei genitori e nonostante manchi una legge nazionale che le autorizzi e regoli. Enfasi particolare viene data al progetto gender “W l’amore” attivato in tutte le Ausl che a loro volta lo hanno portato in 138 classi.

Conclusione. È falso sostenere che in Emilia-Romagna gli aborti calano: la Regione nasconde i dati sulla distribuzione della pillola abortiva, che per giunta offre gratuitamente.
Dall’insieme delle attività evidenziate si ha l’impressione di una prassi totalitaria ostile alla vita, alla libertà di coscienza, all’associazionismo pro-vita e al primato della famiglia.

FattiSentire.org
Bologna, 26/1/2018