EDITORIALE – 1978-2018 – Quarant’anni di aborti in Italia

Il 22 maggio 1978 il Parlamento approvò la “Legge 194”, la normativa che legittimò l’aborto anche nel nostro Paese. E, da quel giorno ad oggi in Italia sono stati “uccisi”, secondo i dati del Ministero della Salute, circa 6.000.000 di “futuri bambini”. In questo numero è esclusa l’abortività clandestina e quella provocata dalle “pillole abortive” (dal Norlevo alla ElleOne). Questa dolorosa legalizzazione mostrò che nei confronti di chi “non ha voce” poiché piccolo, debole, fragile e indifeso è “la forza che prevale sul diritto” e non viceversa. Abbiamo usato per determinare l’aborto il termine “uccisione”, poichè come ammonì san Giovanni Paolo II nel Messaggio per la XIII Giornata Mondiale per la Pace: Restaurare la verità significa innanzitutto chiamare con il loro nome gli atti di violenza, quali che siano le forme che assumono”, mentre la cultura attuale ci abbindola con vocaboli menzogneri e ingannevoli.

Essere “paladini della vita” è un dovere che ci interpella

E’ ingenuo e semplicistico limitarsi ad affermare che “la vita è sacra” e “non va soppressa”, poiché potremmo confrontarci con donne, sposate o non, che vivono angosciosi dilemmi, e per loro la gravidanza è motivo d’angustia e d’immensa sofferenza. Di conseguenza, occorre ergersi a paladini della vita, ponendosi a fianco delle madri in difficoltà per donargli l’amore e il coraggio per affrontare una gravidanza. Alle future mamme nell’angoscia, dato che quando si è gravide si perde, a volte,  il posto di lavoro, scarseggiano i soldi e forse non c’è neppure un uomo al proprio fianco, dobbiamo consigliare le istituzioni che le sosterranno e le assisteranno: i “Centri di Aiuto alla Vita”, i “Movimenti per la Vita”, i “Consultori Famigliari di ispirazione cattolica”. Ad esempio, in Italia, operano oltre 350 “Centri di Aiuto alla Vita” composti di 15mila volontari che, in 40 anni, hanno aiutato a nascere 190mila bambini. Il 78% delle donne soccorse aveva già ottenuto il certificato per abortire, ma l’incontro con questi enti e l’impegno dei volontari, hanno consentito loro di concludere serenamente la gravidanza. Noi possiamo contribuire offrendo del tempo come volontari, oppure economicamente “adottando” una mamma. Dobbiamo inoltre vigilare ed esigere che gli aspetti definiti “positivi” della Legge 194, cioè i “filtri” previsti, ma poco attuati siano rispettati e ampliati. Ciò dovrebbe svolgersi nei consultori pubblici. E’ loro obbligo “far superare le cause che potrebbero indurre la donna all’interruzione della gravidanza (art. 2). Costituiti come luoghi di accoglienza, di sostegno e di dissuasione, spesso si sono mutati in “fabbriche dell’aborto”, ammettendo ogni scusante della donna.

Aborto: dramma planetario

A.Socci, nel testo “Il genocidio censurato. Aborto: un miliardo di vittime innocenti” (Piemme 2006) sostiene nella IV° pagina di copertina che “il più grande genocidio del Novecento non è avvenuto in guerra, nei gulag o nei campi di sterminio” ma “è una strage di cui nessuno parla di oltre un miliardo di vittime innocenti dovute all’aborto”. Ma, questo fenomeno,  osserva amaramente Socci, “nonostante le sue colossali dimensioni, il più vasto olocausto della storia umana, è totalmente e sistematicamente rimosso da tutta la società contemporanea”.

La Santa Madre Teresa di Calcutta, nel 1979 dopo aver ricevuto il “Premio Nobel per la Pace”, ammonì i presenti: “Io sento che il più grande distruttore della pace oggi è l’aborto, perché è una guerra diretta, un’uccisione diretta, un omicidio commesso dalla madre stessa. Oggi il più grande distruttore della pace è l’aborto perché se una madre può uccidere il proprio bambino, cosa m’impedisce di uccidere te e a te di uccidere me? Nulla”. “Per favore non distruggete i bambini”!

Don Gian Maria Comolli