Africa. Rapito in Niger un sacerdote italiano. «In mano a jihadisti»

By 1 Ottobre 2018Libertà Religiosa

Padre Pierluigi Maccalli, originario della diocesi di Crema, già missionario in Costa d’Avorio, si trovava nella parrocchia di Bomoanga, nella diocesi di Niamey.

E’ stato rapito da presunti jihadisti attivi nella zona, padre Pierluigi Maccalli, della Società delle Missioni Africane (Sma).

A dare la notizia all’agenzia Fides è stato, per primo, padre Mauro Armanino, missionario nella capitale del Niger, Niamey. “Da qualche mese la zona si trova in stato di urgenza – ha aggiunto padre Armanino – a causa di questa presenza di terroristi provenienti dal Mali e il Burkina Faso”.

PERCHÉ E COME È STATO SEQUESTRATO PADRE MACCALLI?

Quello che si sa finora è che padre Pierluigi Maccalli è “stato rapito a Gourmancè, in Niger, durante la notte da un gruppo di persone che ha fatto irruzione nella sua abitazione ed è stato portato via su una moto, hanno preso anche il suo computer, il cellulare e il computer delle suore” ha raccolto così altri dettagli sul sequestro padre Luigino Frattin, responsabile provinciale della Società missione africane di cui anche padre Maccalli fa parte.

“Con lui c’era solo un confratello indiano che ha fatto in tempo a nascondersi”, aggiunge Frattin che spiega che il missionario si trovava in una zona, al confine con il Burkina Faso, dove “vivono poche persone e tra un insediamento e l’altro ci sono decine di chilometri”.

“Siamo in attesa che la Farnesina possa darci chiarimenti. Stanno lavorando per capire bene quale sia la situazione, ma non ci sono alcune notizie concrete al momento” ha spiegato poi padre Walter Maccalli, fratello del missionario padre Gigi Maccalli, originario della diocesi di Crema e missionario della Società missioni africane (Sma), rapito nella sua missione di Bomoanga in Niger.

Il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, si è messo in contatto con il presidente del Niger Issoufou, mentre in serata il ministro portavoce del governo ha detto che i rapitori sono venuti dal Burkina Faso.

Sulle possibili ragioni del gesto padre Walter, anch’egli missionario, non si esprime: “Sono stati realizzati ospedali e tante altre opere, ma non posso pensare che siano collegate al rapimento. Dobbiamo ancora capire come siano andate le cose”. “Ci auguriamo con tutto il cuore che possa risolversi per il meglio. Ci sono cose di fronte alle quali non possiamo fare nulla – conclude padre Gigi -, se non pregare e attendere con fiducia”.

Padre Maccalli era rientrato venerdì 7 settembre in Niger, dopo un periodo di vacanza in Italia. “Non aveva espresso particolari preoccupazioni anche se la zona è sempre più calda”, aggiunge ancora Frattin. “I sacerdoti erano comunque sempre prudenti, non uscivano mai di notte. E dopo il rapimento, abbiamo chiesto anche agli altri confratelli di spostarsi a Niamey”.

CHI È IL PRETE RAPITO IN NIGER?

La Procura di Roma nel frattempo ha aperto un’indagine per sequestro di persona a scopo di terrorismo in relazione al rapimento del sacerdote italiano avvenuto in Niger per mano di un gruppo di presunti jihadisti attivi nella zona. Il fascicolo è stato affidato al sostituto procuratore Sergio Colaiocco.

Padre Pierluigi Maccalli, originario della diocesi di Crema, già missionario in Costa d’Avorio per vari anni, si trovava nella parrocchia di Bomoanga, diocesi di Niamey in Niger. Da tempo metteva insieme evangelizzazione e promozione umana: scuole, dispensari e formazioni per i giovani contadini. Attento all’inculturazione aveva organizzato momenti di sensibilizzazione in relazione alla pratica della circoncisione delle ragazze.

Secondo alcune fonti questo suo lavoro può essere considerato uno dei moventi per il rapimento.

La Missione Cattolica dei Padri Sma si trova in zona Gourmancé (Sud-Ovest) alla frontiera con il Burkina Faso e a circa 125 chilometri dalla capitale del Niger, Niamey. Il popolo Gourmancé è interamente dedito alla agricoltura e stimato in questa regione attorno a 30 mila abitanti. La Missione è presente dagli anni ’90, e i villaggi visitati dai missionari sono più di 20, di cui 12 con piccole comunità cristiane, distanti dalla missione anche oltre 60 chilometri. La chiesa cattolica in Niger sostiene fortemente che attraverso le opere sociali cresca il regno di Dio ed è per questo che la Missione di Bomoanga ha un programma di impegno di Promozione Umana e di Sviluppo attraverso le sue cellule di base chiamate Csd (Comité de Solidarité et Developpement). La povertà è strutturale, i problemi di salute e igiene sono enormi, l’analfabetismo diffuso e la carenza di acqua e di strutture scolastiche ingenti. La mancanza di strade e di altre vie di comunicazione, anche telefoniche rendono la zona isolata e dimenticata.

Redazione Esteri

Avvenire.it,  18 settembre 2018

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