CORRIERE DELLA SERA – Covid, il racconto di Luigi Accattoli: “Miglioro a piccoli passi, scrivo e prego in latino con gli altri ricoverati”

By 9 Dicembre 2020Coronavirus

Il diario dello storico vaticanista del Corriere: «La mancanza di fiato è il peggio che io abbia provato in vita. Ti mette di fronte alla Nera Signora. Ma ora va meglio Credo anzi nella mia ignoranza che davvero avrei rischiato di morire se non ci fosse stata prontezza di intervento: la bombola già in casa e la corsa al Pronto soccorso nella notte del sabato 28, portato in auto da un figlio e accompagnato nell’auto da un medico amico che mi aveva visitato in casa e aveva segnalato l’urgenza.”

Pubblichiamo alcuni stralci del diario del ricovero per Covid-19 che Luigi Accattoli, storico vaticanista del «Corriere della Sera», viene proponendo nel suo blog (luigiaccattoli.it) da quando ha saputo della positività e poi della polmonite che l’ha colpito. Essendo già ricoverato, il nostro collega si è visto assegnare il 4 dicembre il «Premio giornalismo e Società» dell’Unione cattolica stampa italiana (Ucsi) di Verona, mirato a segnalare storie di pandemia. La motivazione ufficiale segnala come Accattoli «in questi mesi sul suo blog ha cominciato a raccogliere “storie di pandemia”, testimoniando come da un male possa sempre rifiorire il bene». Nel blog Accattoli, al momento del ricovero, di storie di pandemia ne aveva raccolte 60 che si possono vedere in questo link: luigiaccattoli.it/blog/cerco-fatti-di-vangelo//22-storie-di.pandemia.

21 novembre – Positivo accertato

Da ieri so di essere positivo, accertato con tampone molecolare. E così mia moglie Isa. Lei già da lunedì era risultata positiva al tampone rapido. Io martedì, al rapido, ero ancora negativo. Il contagio dovrebbe essere arrivato dalle classi dove Isa è maestra, classi che ora sono in quarantena per esservi risultato un bimbo positivo nello scorso fine settimana. Al momento stiamo bene, lei meglio di me ma io non sono geloso. E del resto ho solo febbre e spossatezza. Ci curiamo da soli, guidati da medici amici, uno dei quali ha da poco superato la positività: il medico migliore è quello che ha avuto il tuo stesso malanno. I figli che ci portano la spesa e le medicine, posando le buste sullo zerbino del lazzaretto.

22 novembre – Convivere con il Covid

La giornata dell’infido ospite che è con noi è stata forse buona, ovvero senza novità. Isa ha avuto un piccolo ritorno di febbre, a me è spuntata un po’ di tosse secca. Impariamo a usare il saturimetro che misura le pulsazioni e la presenza dell’ossigeno nel sangue.

25 novembre – La Tac

Ho fatto oggi la tac. Il referto è incomprensibile per me. Però il radiologo ha così chiarito a voce la faccenda: si evidenzia un inizio di polmonite da Covid, con diffusione medio-bassa, che al momento si può curare da casa — se peggiorasse mi ricovererebbero forse allo Spallanzani — il posto c’è ma quelli come me per ora non li prendono. Prendono chi ha una diffusione del 60% mentre io l’avrei solo del 20 per cento.

29 novembre – Il ricovero

Sono ricoverato al San Giovanni. Il pomeriggio sono arrivate le previste difficoltà di respiro e non è bastata la bombola di gas in casa. Forse domani potrò dire di più.

30 novembre – Il compagno

Non ho aggiornamenti clinici. Credo di stare meglio ma non sono sicuro che sia vero. Con un nuovo compagno di camera (siamo quattro) preghiamo in latino scegliendo i testi che lui meglio ricorda.

1 dicembre – La situazione clinica

È un quadro relativamente stabile, ma con elementi sia positivi sia negativi in evoluzione. Ci vorranno molti piccoli passi per uscirne. Mascherina di ossigeno costante. La può togliere solo per mangiare e andare in bagno: così ha parlato una dottoressa stamattina e io non avevo fiato per domandare.

4 dicembre – Mi sono rasato

Sono povero di elementi clinici e altro non so ripetere che qualche rassicurazione dei medici su stabilità e inizio miglioramenti — dovrò stare in questo reparto Covid finché non risulterò negativo a due successivi tamponi e poi — forse — se non ci saranno rilanci della Bestia, mi porteranno in un altro reparto dove completare il recupero del respiro. Oggi il vecchio bianco per antico pelo si è rasato: non riuscivo a farlo da dieci giorni.

5 dicembre – Minimo miglioramento

La situazione è in lieve miglioramento. Hanno abbassato da 40% a 35% il flusso di ossigeno che mi arriva dalla mascherina e ciò nonostante il saturimetro mantiene il livello: i polmoni stanno reagendo. Non era scontato. Oggi mi hanno fatto una lastra toracica con un apparecchio a giraffa, ma si propongono la tac che sarà la terza. Occorre tenere d’occhio coaguli e macchie dei miei tribolati polmoni. Le mosse sono sperimentali e i medici ultra-prudenti.

6 dicembre – La mancanza di fiato

Questa mancanza di fiato è il peggio che io abbia provato in vita. Ti mette di fronte alla Nera Signora. Credo anzi nella mia ignoranza che davvero avrei rischiato di morire se non ci fosse stata prontezza di intervento: la bombola già in casa e la corsa al Pronto soccorso nella notte del sabato 28, portato in auto da un figlio e accompagnato nell’auto da un medico amico che mi aveva visitato in casa e aveva segnalato l’urgenza.

7 dicembre – La diminuzione d’ossigeno

«Benché il comportamento del Covid-19 e lo sviluppo della polmonite che ingenera restino imprevedibili il passaggio, che abbiamo compiuto, dal flusso di ossigeno dal 40% al 35% lei lo sta reggendo bene. Continuiamo con la massima prudenza a fare un passo alla volta». Così il dottore con garbo e senza sogni. Mi dia l’idea di quanto tempo, rilancio io: «Non lo possiamo sapere e potrebbe capitare invece che lei debba — magari domani — avere bisogno improvvisamente di una quantità maggiore di ossigeno». Conclusione rivolta a tutti i quattro abitatori della stanza: «Dovete avere pazienza ed è per questo che vi chiamiamo pazienti».

Luigi Accattoli

Corriere della Sera

9 Dicembre 2020