Un netto no all’ #uteroin affitto, la “gestazione per altri” GPA

Ecco il testo con il quale si richiede alle autorità, agli Ordini professionali, alle associazioni in indirizzo, di aderire al divieto di legalizzazione dell’utero in affitto ed anzi di renderlo vietato in tutto il mondo. Per aderire scrivere una mail con le proprie generalità ed eventuali qualifiche professionali a questo indirizzo: controlaGPA@gmail.com

Alla Cortese Attenzione di:
Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza
segreteria@garanteinfanzia.org
Federazione Nazionale degli Ordini della Professione di Ostetrica
(segreteria@fnopo.it)
Consiglio Nazionale Ordine Psicologi
(comunicazione@psy.it)
Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri
(deontologia@fnomceo.it)
Associazione Culturale Pediatri
(gianni.piras@acp.it)
Federazione Italiana Medici Pediatri
(segreteria@fimp.pro)
Associazione Consulenti Professionali in Allattamento Materno
(info@aicpam.org )
Associazione Movimento Allattamento Materno Italiano
(info@mami.org)
Associazione Doule Italia
(info@douleitalia.it)
Melograno, Centri Informazione Maternità e Nascita
(info@melograno.org)
Associazione Italiana Psichiatri
(segreteria@psichiatria.it)
Associazione IBFAN Italia
(segreteria@ibfanitalia.org)
Scuola Elementale di Arte Ostetrica
(info@marsupioscuola.it)
Freedom For Birth Action Group
(freedomforbirth.rag@gmail.com)
Comitato per il Rispetto dei Diritti dei Neonati (CoRDiN)
(comitato.cordin@gmail.com)
Centro Studi Scuola del Portare
(antonella@scuoladelportare.it)
MIPPE – Movimento Italiano psicologia Perinatale
(mippe.info@gmail.com)
Psicologia Perinatale
(info@psicologiaperinatale.it)

Spettabili Ordini Professionali/Associazioni/Enti Formativi,
alla luce delle informazioni, scientifiche e non, che a livello nazionale ed internazionale sono proposte quotidianamente all’attenzione dell’opinione pubblica sull’argomento, siamo a richiedere ufficialmente, in quanto donne, madri e professioniste, la presa di posizione ufficiale di codeste associazioni ed ordini professionali, a proposito della pratica denominata universalmente “Utero in Affitto”/ “Gestazione per Altri”/“Maternità/Gravidanza Surrogata” (di seguito indicata solo come “utero in affitto”).
Le Vostre risposte ufficiali sono fondamentali, affinché si possa diffondere un reale sostegno alla salute materno-infantile in modo inequivocabile: posizione che spesso ostetriche/ostetrici, doule, psicologhe/psicologi e membri di tutte le associazioni in elenco, esprimono con insicurezza temendo di incorrere nel rischio di essere probabilmente accusati di omofobia o bigottismo.
In realtà, l’“utero in affitto” non è solo un modo per acquistare un figlio da parte di coppie omoerotiche maschili, ma è un mezzo – anche politico – perché anche coppie eterosessuali con problemi di infertilità o sterilità arrivino a possedere un figlio.
Citiamo la politica poiché la lotta per legalizzare l’orrenda pratica è usata come bandiera da parte di frange politiche schierate ideologicamente, famose per sfruttare tristi vicende umane con lo scopo di acquisire voti: non è un caso che alcune donne affette da agenesia uterina (Sindrome di Rokitansky) pretendano il riconoscimento della pratica “utero in affitto” come mezzo solidale.
Solidarietà che, anche se gratuita (e spesso appare come tale perché la retribuzione ufficiale viene sostituita con la dicitura “rimborso spese” o “copertura delle spese mediche”), non è ammissibile in nessun modo in Italia (la sesta sezione penale della Corte di cassazione – con la sentenza n. 2173, depositata il 17 gennaio 2019 – ha condannato anche la madre naturale per il reato di affidamento a terzi di un minore, in violazione dell’articolo 71, comma 1, legge 184/1983, anche se non ha ricevuto alcun compenso).

A sostegno della nostra richiesta di una Vostra presa di posizione aperta e ufficiale, ricordo che:

1.
In Italia sono presenti vari movimenti femministi contrari a questa pratica che mercifica le donne e i bambini, tra i quali troviamo anche Non Una di Meno che, sino a poco tempo fa, non aveva preso posizione ufficiale contro l’“utero in affitto”. Dal 12 gennaio, invece, anche Non Una di Meno è firmataria di una lettera che è stata recapitata a Nicola Zingaretti e ad alcuni membri dell’attuale Governo. «Insomma, denunciano, “il centrosinistra continua a evitare ogni posizione netta”. Per le scriventi “la scelta limpida e coraggiosa degli spagnoli è un invito inequivocabile ad abbandonare titubanze e timori e a riaffermare gli antichi ma sempre validi principi della lotta contro lo sfruttamento e a difesa della dignità delle persone. Le chiediamo pertanto di impegnare con chiarezza e determinazione il suo partito a sostenere e mantenere il divieto di maternità surrogata, nonché a intraprendere tutte le azioni politiche necessarie a ostacolare il ricorso delle nostre concittadine-i a questa pratica all’estero. La invitiamo altresì a sostenere la campagna internazionale per l’abolizione universale dell’utero in affitto”». Donne e associazioni scrivono al Governo: “Dica no all’utero in affitto”, 12 gennaio 2020, redazione DIRE (agenzia di stampa nazionale).

2. Il Governo spagnolo ha affermato un netto “NO” alla cosiddetta maternità surrogata: «Che gran parte della sinistra in Europa sia contraria alla pratica della surrogazione non è una novità. Da Jean Luc Melénchon in Francia ai Paesi del Nord come la Svezia che vuole punire anche chi va all’estero e torna con il bimbo in braccio sono stati tanti i no alla Gpa (Gestazione per Altri). Ma di sicuro è la prima volta che un governo mette tra i suoi punti programmatici una questione che, in Italia, viene considerata marginale e divisiva. Una scelta forte che è stata applaudita dalle femministe spagnole come Alicia Miyares, portavoce di No somos vasijas (Non siamo contenitori) e la Red Estatal contra el Alquiler de Vientres (La rete contro le pance a noleggio). La mossa del duo Sánchez-Iglesias sicuramente pone qualche interrogativo alla sinistra italiana che finora ha tenuto una posizione a dir poco ambigua sulla Gpa. A parte il netto no del segretario del Partito Comunista Marco Rizzo e di Stefano Fassina (Sinistra Italiana) nel partito democratico si sentono solo le voci a favore di Monica Cirinnà (che a tutt’oggi, nonostante l’appello di cui al punto 1, tace) e Sergio Lo Giudice, quest’ultimo padre via maternità surrogata (e impunito, n.d.r). E poi c’è un testimonial d’eccezione come Nichi Vendola (anch’egli impunito, n.d.r.) che non manca di rilasciare interviste televisive sulla sua felice paternità. I contrari, invece, fanno meno rumore ma a volte centrano l’obiettivo. Come in Emilia Romagna dove la legge contro l’omotransfobia è passata includendo il no alla maternità surrogata. E chissà che anche questo non diventi un tema di scontro nella campagna elettorale in corso nella regione.» Il netto no alla maternità surrogata del nuovo governo spagnolo, 9 gennaio 2020, di Monica Ricci Sargentini (https://lepersoneeladignita.corriere.it/…/il-netto-no-alla…/).

3. La denuncia pubblica della povertà che in Ucraina – e in altri Paesi del mondo – spinge le donne a vendere il proprio corpo pur di sopravvivere: «C’erano molti rifugiati interni a causa della guerra in Ucraina: il livello di vita è caduto. Questo crea terreno molto fruttuoso per fare questa dura attività, molti paesi hanno vietato l’uso di madri alternative straniere, ma l’Ucraina guadagna denaro. Inoltre, da una parte, c’è una coda di clienti, e dall’altra – ci sono folle di donne senza lavoro che sono pronte a fare qualsiasi cosa,” ha detto Oksanen». Finnish Media: Ukraine Has a Thriving Brutal Baby-Making Industry, 28 settembre 2019

4.Teresa Domínguez in ‘Nueva Revolución’ analizza la pratica esecrabile dell’utero in affitto, che promuove l’egemonia patriarcale, razzista, la “genetizzazione”, l’alienazione della funzione gestazionale, le violazioni dei diritti umani e dei minori, il traffico e l’ingiustizia riproduttiva: Entrevistamos a Teresa Domínguez: “Los contratos de vientres de alquiler son contratos de esclavitud, exigen una renuncia absoluta a los derechos fundamentales”, 27 novembre 2019, di Daniel Seixo (https://nuevarevolucion.es/tag/teresa-dominguez/).

5.A testimoniare il fatto che lo sfruttamento della pratica dell’“utero in affitto” possiede, oltre ad colore politico, anche un’ideologia, che definisce inferiori dal punto di vista intellettuale tutti coloro che si battono contro lo sfruttamento del corpo della donna (per ciò che attiene sia il prelievo di ovociti e sia la gestazione) e la compravendita dei bambini, vale quanto dimostrato dalle seguenti parole: «Infine è stato trattato anche il tema della gestazione per altri, insultando chi si batte contro l’utero in affitto: “È un tema divisivo: ci sono femministe con la clava e quelle più avanzate e moderne”. A suo giudizio tale questione in Italia “si è cominciata a trattare per demolirla dalla legge delle unioni civili e per togliere la possibilità anche dell’adozione del livello infimo”. Il tutto accusando “i cattolici più oltranzisti e le femministe più oltranziste”». L’ultima della Cirinnà: “Quote Lgbt nelle giunte e nei governi”, 16 novembre 2019, di Luca Sablone. (https://www.ilgiornale.it/…/lultima-cirinn-quote-lgbt-nelle…)

6. Al contrario di quello che si pensa, la resistenza dell’opposizione contro l’“utero in affitto” trova molto consenso nel mondo omoerotico delle lesbiche che, chiaramente, affermano che ci sia – da parte del mondo trans-omoerotico maschile – un certo grado di aggressività verso chi, se pur in condizione omoerotica, non accetta lo sfruttamento delle donne e la compravendita dei bambini.
Infatti la conferenza «L’essere umano all’epoca della sua riproducibilità tecnica» della filosofa Sylviane Agacinski conosciuta per la sua opposizione alla GPA, prevista all’università Bordeaux Montaigne, è stata annullata a causa di “minacce violente” da parte di collettivi studenteschi che tacciano come «reazionarie, transfobiche e omofobiche» le prese di posizione della filosofa, autrice di ‘Corps en miettes’ e dell’ultimo, bellissimo, ‘L’homme désincarné’: Une université annule une conférence de Sylviane Agacinski sur la GPA en raison de «menaces», 24 ottobre 2019, di Agnès Leclair et Eugénie Bastié. «La Agacinski è una famosa filosofa in Francia ed è una femminista che a da anni si batte contro la Pma (la procreazione medicalmente assistita) e la cosiddetta Gpa, ovvero l’atroce pratica dell’utero in affitto. Come riportato dalla stampa francese e internazionale la Agacinski ha ricevuto una serie di minacce violente da alcuni gruppi e collettivi radicali di sinistra ed estrema sinistra. […] La stessa Agacinski ha commentato la vicenda affermando, come ha riportato Avvenire, che si tratta di «una forma inaudita di terrore intellettuale che influenza gravemente il dibattito pubblico in Francia». Annullata conferenza della filosofa anti utero in affitto dopo minacce, 27 ottobre 2019, di Salvatore Tropea (https://www.provitaefamiglia.it/…/annullata-conferenza-dell…)

7.«Tuttavia, alcune delle scoperte recenti della ricercatrice hanno ribadito i risultati del suo precedente studio: continuano, oggi, gravi violazioni dei diritti umani e dell’etica medica in India; le donne continuano a essere trattenute in “case” contro la loro volontà, gli aborti selettivi continuano sulla base del sesso secondo i desideri dei “genitori di intenti”, qualcosa di completamente illegale. Le restrizioni imposte alle donne in queste case o fattorie, alcune senza finestre o negli scantinati, sono disumane, nessuna di loro riceve una copia del proprio contratto, anche il modo in cui i bambini vengono consegnati è disumano. Tutte le madri surrogate, ad eccezione di una di quelle indagate, hanno affermato di provare un attaccamento per i bambini e che questo attaccamento era uguale a quello che provavano per i propri figli. Vi è una violazione dell’etica medica, dei diritti umani di donne e bambini, in breve, parliamo della tratta di donne e bambini: ci sono cliniche che continuano a trasferire cinque embrioni nell’utero della madre incinta. Avere donne detenute in un edificio è una violazione dei diritti umani. Le creature sono mercanteggiate con cartellini dei prezzi, in base al peso alla nascita, al sesso, all’aspetto e, di conseguenza, le gravidanze non consone vengono interrotte selettivamente. Secondo il nuovo studio aggiornato di Sheela Saravanan, le donne vengono selezionate in base alla loro classe, età, colore della pelle, religione, casta e il pagamento varia in base a queste categorie». Bebés mercantilizados con etiquetas de precio, según su peso al nacer, sexo, apariencia y fetos son abortados selectivamente. Con Sheela Saravanan. 11 novembre 2019 Teresa Dominguez (https://letraescarlata.org/criaturas-mercantilizadas-con-e…/)

8.Dall’India, tuttavia, giunge notizia di un restringimento della possibilità di usufruire della pratica dell’“utero in affitto”. Infatti «l’avvocato Francesco Cavallo del Centro studi Rosario Livatino parla di “lezione sorprendente”, che arriva da un Paese come l’India “che non vanta una tradizione giuridica come quella europea”. Secondo il giurista si tratta di una presa d’atto che cela, dietro al business dell’utero in affitto, la compravendita del corpo di una donna. […] Cavallo ritiene che la pratica andrebbe combattuta con maggiore impegno anche nei Paesi occidentali, dove “non aiuta” il fatto che spesso i tribunali si trovano davanti al ricatto del fatto compiuto all’estero e legittimano una “pratica aberrante” riconoscendo la genitorialità della coppia che ha acquistato il bambino. Per questo motivo si auspica un intervento delle Nazioni Unite e una moratoria internazionale. […] Inoltre, la giornalista e attivista (Monica Ricci Sargentini, ndr) del movimento Rua (Resistenza all’utero in affitto) ricorda che solo 18 Paesi, su un totale di 206, consentono questa pratica e che molti governi – come Nepal, Messico e Thailandia – hanno recentemente vietato l’utero in affitto dopo aver registrato numerose violazioni dei diritti umani. “Restano Stati come la California”, spiega in conclusione Sargentini, “dove la madre surrogata, per contratto, rinuncia ad ogni diritto sul suo corpo” e per questo, “serve una moratoria internazionale”». L’India vieta il business dell’utero in affitto, 07 agosto 2019, Marco Guerra (https://www.vaticannews.va/…/india-vieta-il-business-utero-…)

9.Le donne che vengono preferite per essere candidate alla surrogazione sono spesso già sposate con figli, di modo che non siano indotte a tenere il bambino/i bambini che ha/hanno in grembo, poiché costoso mantenerlo/li. «Filomena Gallo dell’Associazione Luca Coscioni: “Prevediamo una Gpa solidale, senza commercializzazione: si dovrà dimostrare che la gestante non è in stato di bisogno, ci sarà un rimborso delle spese mediche e una polizza assicurativa. La donna dovrà già avere figli suoi e non potrà essere anche la donatrice di ovuli”. Congegno perfetto per ridurre al minimo i legami tra gestante e neonato e le eventuali ‘pretese’ di tenersi il figlio. Il ‘ripensamento’ è previsto ma sottoposto a condizioni” e infatti “La Corte Costituzionale alla fine del 2017 ha stabilito che la Gpa è una pratica lesiva della dignità della donna, ma Filomena Gallo preferisce parlare di libertà e autodeterminazione. Senza contare però che legislazioni simili in altri Paesi dimostrano quanto sia poco frequente la situazione teorica del “dono” e quanto sia difficile distinguere, nella realtà, tra “surrogata solidale” e “commerciale”» da «Mai l’utero in affitto». Le donne contro la Cgil, del 18 giugno 2019, di Antonella Mariani (https://www.avvenire.it/…/mai-lutero-in-affitto-le-donne-co…).

10. Del precedente articolo citato aggiungiamo «La presentazione delle proposte per introdurre la Gpa nel nostro Paese avverrà a Roma, nella sede della Cgil in Corso d’Italia. L’ufficio Nuovi diritti del sindacato, infatti, ha curato la parte sulle tutele nel lavoro delle persone coinvolte, gestante e committenti. Ma è proprio la partecipazione del maggior sindacato italiano alla elaborazione di una proposta di legge pro-Gpa ad aver scatenato la polemica più accesa. Perché non si è aperta una consultazione o un dibattito con gli iscritti prima di prendere una posizione così netta (peraltro già espressa in altre occasioni)? “L’immagine di una donna che affitta l’utero rientra nella vostra mission di tutela del lavoro? Se si tratta di dono e non di lavoro perché la Cgil organizza il convegno?”. Sono solo due delle domande contenute in un appello al segretario Maurizio Landini, sottoscritto da decine e decine di persone (ieri sera almeno 150, quasi tutte donne, intellettuali, politiche, femministe) tra le quali la regista Cristina Comencini, la sociologa Daniela Danna, la fondatrice di Se Non Ora Quando- Libere Francesca Izzo, l’ex deputata Pd Francesca Marinaro, la presidente di Arcilesbica Cristina Gramolini… Un fronte compatto contro la Gpa, che guarda stupefatto all’inclusione della maternità surrogata nel novero dei Nuovi diritti di cui si occupa la Cgil. “Davvero possiamo pensare, vista la condizione sociale ed economica del Paese che la ‘possibilità di un figlio nel 2019’ passi dal regolamentare l’utero in affitto? Sono ben altri gli impedimenti alla scelta libera di avere un figlio che un sindacato come la Cgil dovrebbe considerare con urgenza”. Alla lettera a Landini hanno aderito via via altre persone, tra le quali Livia Turco e Stefano Fassina. Da canto suo la senatrice Teresa Bellanova (iscritta alla Cgil da 40 anni) ha indirizzato al segretario nazionale del sindacato una lettera aperta in cui sostiene in modo chiaro che è inaccettabile “legittimare, peggio pretendere per norma, l’affitto degli uteri né tantomeno equivalere a confondere il desiderio, non negoziabile, di maternità / paternità con il ripristino della vecchia scena servo / padrone legittimando una idea proprietaria del corpo delle donne (quelle i cui corpi vengono affittati con correlato di obblighi inderogabili) e dei figli (quelli i cui corpi vengono amorevolmente acquistati)”. Bellanova si dice “sconcertata e disorientata” se la Cgil “dovesse legittimare la pratica dell’utero in affitto e la gestazione per altri / altre mascherandola con l’antichissima pratica del dono, come tu ben sai per niente pacifica, dove non esiste contratto economico vincolante e chi dona non è e non può essere il soggetto debole della relazione. Contro l’utero in affitto da tempo il movimento nazionale e internazionale di donne dice parole chiarissime, chiedendone l’abolizione universale. Noi, che difendiamo la dignità degli esseri umani, stiamo invece legittimando questa pratica? Stiamo dicendo alle donne, a tutte le donne ma soprattutto a quelle in stato di bisogno, quelle più povere, quelle costrette a questa pratica come unico mezzo di sostentamento, quelle che per questo espongono la loro vita a rischi altissimi: nessun problema a considerarvi merce, mezzi di produzione con nessun diritto sul prodotto”. “Io non giudico né condanno il desiderio di maternità e/o paternità. Dico che non può essere a tutti i costi se i costi sono di questa natura”».

Dopo tale carrellata giornalistica ci limitiamo ad aggiungere i rischi possibili nei quali incorrono le donne sfruttate per il prelievo di ovociti e la gestazione di un figlio non loro. In seguito aggiungiamo gli studi che dimostrano come strappare un bambino dal seno della donna che l’ha portato in grembo per tutta la gravidanza, possa essere nocivo per il bambino, futuro adulto.

11. La donna candidata per la vendita dei propri gameti (ovociti) è di solito normo-ovulatoria (possiede un’ovulazione fisiologica), giovane, il più possibile sana. Non è un caso, infatti, che alcune donne delle quali si conosce la storia della propria ovodonazione, siano state indotte alla vendita dei propri ovociti in età giovanissima (basta scorrere le immagini del documentario Eggsploitation).

12. Tale donna possiede un rischio piuttosto severo, se non monitorata adeguatamente, d’incorrere nella cosiddetta iperstimolazione ovarica le cui conseguenza possono essere letali come scritto nell’articolo La Sindrome Da Iperstimolazione Ovarica di Alessandra Vassiliadis, Rosaria Schillaci, Graziella Maria Sciacca, Giuseppe Catalano, Rivista Italiana di Ostetricia e Ginecologia, 2006): “In conclusione, ad oggi non è stato ancora possibile eliminare totalmente la OHSS (Sindrome da iperstimolazione ovarica) come complicanza dell’uso di induttori dell’ovulazione perché non esistono criteri assoluti di identificazione delle pazienti “a rischio”, né misure preventive di provata efficacia e sicurezza se non la sospensione del ciclo. Bisogna ricordare che esistono pazienti che nonostante parametri rassicuranti (n° di follicoli e livelli di E2 sotto i limiti ritenuti accettabili) possono manifestare ugualmente una OHSS, come pazienti in cui ci si aspetterebbe lo sviluppo della sindrome in base ai parametri in atto utilizzabili e che, invece, non la sviluppano, e pazienti che, a parità di parametri valutabili, hanno evoluzioni differenti. Tuttavia, l’attenta valutazione di ogni singola paziente e la messa in atto delle misure oggi disponibili, possono ridurre notevolmente l’incidenza della sindrome e/o la sua severità. Insorta la stessa, qualora dovessero fallire tutte le misure messe in atto per contrastarla o dovessero insorgere complicanze che possono mettere a rischio la salute se non la vita della donna, come capita quasi esclusivamente nei casi in cui sia insorta una gravidanza, l’interruzione terapeutica della stessa deve essere presa certamente in considerazione”. Va da sé che la situazione citata in articolo vale anche per le donne che effettuano la stimolazione ovarica per loro stesse e per avere un figlio proprio, quindi la maggior parte di loro è monitorata da centri medici abbastanza autorevoli (anche se le disgrazie non mancano) Invece, le agenzie che pubblicizzano l’acquisto di ovociti, promettendo lauti compensi a giovani donne che debbono mantenersi agli studi o debbono occuparsi della famiglia in Paesi poveri (come l’Est Europa), hanno poco da perdere se quella donna si trova ad affrontare un effetto avverso dell’iperstimolazione ovarica: costoro, prese con l’acqua alla gola, firmano ogni genere di consenso e svendono la propria salute.

13. Il concepimento indotto con tecniche di procreazione assistita porta spesso a gravidanze gemellari che, oltre che essere pericolose per i bambini (come vedremo dopo), sono molto pericolose per la gestante. Nell’articolo Gravidanza Multipla di C. Di Carlo, A. Di Spiezio Sardo, C. Nappi (http://www.asf.toscana.it/index.php…), si legge infatti che «La recente “epidemia” di gravidanze multiple conseguente al sempre più vasto impiego delle tecniche di riproduzione assistita ha oggi posto questa patologia al centro dell’attenzione degli operatori per le notevoli problematiche di ordine ginecologico, ostetrico, etico ed economico che ne scaturiscono. […] Le gravidanze gemellari presentano un aumentato rischio di complicazioni a carico della salute della gestante e del feto. La frequenza e la gravità di tali complicanze sono proporzionali al numero dei feti. […]Il rischio di parto pretermine è nettamente più elevato nelle gravidanze plurime rispetto alle singole. […] Il concetto di nascita “a termine” nelle gravidanze gemellari non è analogo a quello delle gravidanze singole, poiché il “termine”, cioè il picco di crescita e di maturità, nelle prime avviene in un’epoca gestazionale più precoce. […] Altri fattori, caratteristici delle gravidanze gemellari intervengono nel determinare l’elevato rischio di queste gestazioni. […] la discordanza nel peso alla nascita (specie in presenza di ritardo di crescita) e la morte intrauterina di un gemello. Non va inoltre dimenticata la maggiore incidenza nei feti gemellari di malformazioni a carico del sistema nervoso centrale, dell’apparato cardiovascolare e del digerente. […] Infine ricordiamo che i nati da gravidanza gemellare hanno anche una elevata morbilità, tanto che necessitano di ricovero in unità di terapia intensiva neonatale il 19-26% dei bigemini, il 23-73% dei trigemini e il 38-75% dei quadrigemini. […] Anche per quanto riguarda la gestante, la gravidanza gemellare si associa ad un aumentato rischio di mortalità e di morbilità. Nei Paesi della Comunità Europea, ad esempio, un recente studio epidemiologico ha evidenziato un tasso di mortalità materna pari a 5,2 su 100.000 gravidanze singole e a 14,9 su 100.000 gravidanze gemellari. Le principali complicanze gravidiche la cui incidenza risulta aumentata nelle gemellari sono l’ipertensione (con un’incidenza del 12,9%-25,9%) e l’emorragia post-partum (con un rischio relativo rispetto alle gravidanze singole di 3,0-4,5). In particolare, allorché la gravidanza sia conseguente a fivet, il rischio di complicanze emorragiche sembra essere aumentato. Infine, come è noto, la necessità di ricorrere al taglio cesareo (TC) si manifesta con maggiore frequenza nelle gravidanze gemellari. […] Nelle gravidanze trigemine e nelle rare quadrigemellari riportate, il ricorso al TC elettivo, solitamente pretermine appare indispensabile anche per garantire una temporarizzazione efficace dell’assistenza neonatale immediata mediante l’iniezione intracardiaca ecoguidata di cloruro di potassio. Il numero dei feti viene generalmente ridotto a due consentendo così alla gravidanza di procedere con un numero di complicazioni nettamente inferiori ed una maggiore sopravvivenza dei feti».

14. Quindi, partendo col presupposto che le donne che vendono il proprio utero e vengono sottoposte a fecondazione artificiale, spesso sono giovani e molto spesso sono povere (Nepal, India e altri paesi), non solo rischiano la cosiddetta superfetazione, ma anche d’incorrere in rischi dati dallo stato gravidico e dall’intervento di taglio cesareo (si veda nota 3). Se si volesse essere pedanti (sempre che lo stato di salute dei neonati acquistati interessi gli acquirenti) anche i bambini rischiano moltissimo: dalla morte perché in troppi nell’utero; alla morte perché nati troppo presto; alla morte perché in possesso di malformazioni a carico di sistema nervoso, all’apparato circolatorio e del digerente: situazione che, ovviamente, rischia di non renderli più acquistabili. Ricordiamo il caso del piccolo Gammy (nato con Sindrome di Down insieme alla sorellina sana e abbandonato alla madre surrogata), il caso di Bridget (che insieme ad altri dieci bambini è stata abbandonata dalle coppie committenti) e una grande indagine su tali casi che la giornalista della Abc News, Samantha Hawley ha compiuto e l’aberrante caso del bambino rifiutato perché non somigliante a uno dei genitori biologici (che hanno preferito lasciare nella povertà la madre surrogata e il loro bambino rifiutato, facendo causa all’agenzia). Ovviamente si aggiungono tutti i traumi psicologici dall’essere obbligate all’aborto se il prodotto del concepimento non è conforme senza possibilità di appello: nel caso la surrogata s’impunti a tenerselo, deve mantenerlo. Nei Paesi poveri gli aborti per tali cause sono all’ordine del giorno, il che è per lo meno rischioso dal punto di vista della salute ginecologica della donna.

15. Per quello che attiene la nascita tramite taglio cesareo elettivo (TCe), gli studi sono chiari sia dal punto di vista materno, sia dal punto di vista dei bambini: nell’articolo Il Taglio Cesareo Elettivo, Gravidanza Multipla reperibile su Saperidoc, si legge che «nelle gravidanze multiple è stata registrato un rischio aumentato di mortalità materna (20.3 per 100.000 gravidanze bigemellari e 215 per 100.000 gravidanze trigemellari vs 11.2 per 100.000 gravidanze singole); l’effetto della modalità del parto su questo esito non è conosciuto (anche se il TCe è preferito in caso di gestazione tramite fecondazione artificiale con la motivazione “gravidanza preziosa” e certamente optato in caso di utero in affitto, ndr)». Inoltre, come si può facilmente leggere nel documento sotto riportato, i rischi per la gestante e il bambino sono diversi, in caso di TC. Aumentano, ovviamente, in caso di gemellarità e prematurità o forte prematurità.

16. In caso di nascita fortemente pretermine o pretermine, i rischi sono i seguenti, come si legge nell’articolo riportato sul sito dell’Ospedale Bambino Gesù a cura di Guglielmo Salvatori e Michela Massoud: «I neonati di basso peso rappresentano il 5-10% di tutte le nascite. Ogni anno, nel mondo, nascono prima del termine circa 13 milioni di bambini, mezzo milione nella sola Europa. In Italia (dati del 2012) costituiscono il 7,2% (38.500), mentre quelli al di sotto dei 1500 g circa l’1% dei nati ogni anno (5.500). Sono in aumento rispetto al passato per il maggior numero di gravidanze multiple causate dalle tecniche di riproduzione assistita e per il miglioramento dell’assistenza ostetrica e neonatale. La nascita pretermine si accompagna ad una immaturità di molti organi ed apparati, con conseguente difficoltà ad affrontare l’ambiente extra-uterino più evidente con il diminuire dell’età gestazionale. I fattori di rischio materno che favoriscono la nascita pretermine sono rappresentati da ipertensione arteriosa, diabete, infezioni, ipertiroidismo, cardiopatie, gestosi, età materna troppo giovane o avanzata, basso livello socio-economico, malnutrizione, abuso di alcool o stupefacenti, fumo di tabacco. Il neonato pretermine ha una pelle sottile, mani e piedi freddi, l’ittero è frequente e più prolungato e il tessuto sottocutaneo è poco rappresentato. Il cranio è voluminoso, i capelli sono fini, gli occhi sporgenti e il tronco è coperto da peluria soffice. La frequenza respiratoria e cardiaca sono più elevate. L’addome è più visibile ed è più frequente l’ernia ombelicale. I genitali femminili presentano clitoride e piccole labbra più evidenti e nei maschi i testicoli spesso non sono nella loro sede scrotale. Gli arti sono corti e sottili. Il calo di peso dopo la nascita è più marcato di quello del neonato a termine ed il recupero più lento. Le principali problematiche a cui vanno incontro i neonati pretermine sono rappresentate da:
• Difficoltà a mantenere un’adeguata temperatura corporea […]. (Ricordiamo che moltissimi neonati pretermine – poiché provenienti da gravidanze gemellari – sono costretti a compiere viaggi intercontinentali senza la donna che ha portato loro in grembo: appare chiarissimo il fatto che possano soffrire copiosamente. Ndr)
• Difficoltà respiratoria […] • Crisi di apnea […] • Displasia broncopolmonare[…] • Ipoglicemia […] o Problematiche a carico del sistema nervoso: la “leucomalacia periventricolare” e l’emorragia endocranica […] • Pervietà del Dotto Arterioso […] • Rischio infettivo […] • Problemi legati alla nutrizione: alimentare un neonato altamente pretermine risulta difficile in quanto il latte viene spesso tollerato con difficoltà. Di preferenza viene offerto il latte materno o della Banca del Latte Umano Donato, somministrato tramite un sondino inserito nello stomaco (gavage). Il latte della mamma o quello della Banca possono necessitare di una supplementazione (chiamata fortificazione) per permettere una crescita adeguata. Finché non viene tollerata un’adeguata quantità di latte si rende spesso necessario apportare una parte dei nutrienti per via endovenosa attraverso la cd nutrizione parenterale (facciamo notare che NESSUN bambino – a parte il figlio di qualche molto ricca star – si è potuto permettere il latte materno – tirato e somministrato col biberon – e che, se fosse necessario ricordarlo, il mezzo naturale e fisiologico che il neonato possiede per essere nutrito è il latte materno. In una famosa intervista, il Senatore della Repubblica Italiana, Sergio Lo Giudice – che ha acquistato due figli tramite l’“utero in affitto” – espresse chiaramente che il neonato non va attaccato al seno della gestante poiché altrimenti si crea un legame con essa: ciò significa che i genitori “d’intenzione” – quelli che acquistano il bambino – sanno molto bene che privano il bambino e la donna di un legame profondo. Ndr)
• Enterocolite necrotizzante […] • Anemia […] • Retinopatia del pretermine […]»

17. Dal punto di vista psicologico, Luciano Casolari nel suo articolo Utero in affitto, i problemi psichici per il bambino e la madre surrogata, del 16 febbraio 2016 (https://www.ilfattoquotidiano.it/…/utero-in-affitt…/2465737/), evidenzia che: «Un problema che viene spesso misconosciuto, con una punta di razzismo verso i poveri e gli emarginati, è relativo alle conseguenze sulla madre. Forse perché si fa pagare per questa pratica sembra ininfluente la sua vita psichica. Anche per lei il rischio collegato alla cessione del bambino è molto elevato per gravi patologie psichiatriche soprattutto di natura depressiva e per il suicidio. Fantasmi ancestrali, che certi miti greci mostrano in tutta la loro forza, si agitano dentro questa povera madre che ha voluto o dovuto cedere ad altri il figlio».

18. Riteniamo conclusivo e chiarificatore quant’altri mai, un articolo di un’agenzia di “biotecnologie riproduttive” (BioTexCom) che non fa nulla per negare il fatto che la gestante soffre psicologicamente durante la gravidanza e dopo il parto. Le dichiarazioni di sofferenza e preoccupazione dei genitori d’intenzione sono molto tristi, ma non dimentichiamoci che costoro sfruttano due donne (una per gli ovociti e l’altra per la gravidanza) e acquistano un bambino per il loro piacere: bambino la cui sofferenza non viene neppure presa in considerazione dall’articolo seguente (ci siamo permesse di sottolineare le parti interessanti dal punto di vista etico): «La donna che accetta di diventare una madre surrogata e partorire un figlio di persone estranee è costretta ad affrontare certe difficoltà psicologiche dovute ad una gravidanza così particolare. Dunque, ad esempio, mentre le future mamme pensano come arredare la cameretta, scelgono giocattoli e accessori per il neonato, la madre surrogata non ne ha alcun diritto. Il suo compito principale consiste soltanto nel portare avanti la gravidanza e partorire senza complicazioni, tutto il resto ricade sulle spalle dei genitori biologici. E qui la madre surrogata deve opprimere tutti i suoi sentimenti, istinti e desideri materni. Gli psicologi perinatali affermano che esiste un periodo di gravidanza in cui è presente un forte desiderio di arredare la cameretta, scegliere accessori per il bambino, comprare cuffie e scarpine e anche se la madre surrogata prova ad opprimere questa “sindrome di annidamento”, le risulta abbastanza difficile farlo. In questa situazione l’unica salvezza sono i figli propri. Sono loro, come anche la sua famiglia, che possono distrarre la madre surrogata dagli istinti materni risvegliati e rivolgere la sua attenzione a loro. Entro la fine del secondo trimestre di gravidanza la futura madre inizia a chiedere chiarimenti ed esperienze alle amiche che hanno già partorito e ai parenti, leggere diari di gravidanza e racconti del parto su Internet, – in questo modo procede la fase “informativa” di gravidanza. Gli specialisti affermano che proprio in questo periodo la madre surrogata inizia a valutare la dualità della situazione. Oltre alla solita paura del parto, la donna incinta può avere anche una paura particolare, quella mistica, dovuta al fatto di essere una madre surrogata. I sogni inquietanti possono tormentare la donna e lei comincia a porsi le domande: perché devo partorire un bambino per gli altri? E se non è giusto farlo? E se dopo sarò punita dal destino? E molte altre cose del genere. Infine durante il periodo prenatale, la madre surrogata può soffrire dei pensieri malinconici. “Ho portato questo bambino per nove mesi, ho sofferto per lui; ne ho preso più cura dei suoi genitori biologici. Ma dopo tutto non è più mio figlio? Perché non ho diritto ad averlo? Appena partorisco non lo vedrò più? Questa è la fine?”, – ragiona la madre surrogata. Gli psicologi paragonano questa sensazione a quella della persona che a lavoro ha concluso con successo il periodo di prova per una posizione importante ma alla fine non è stata assunta. Essendo madre surrogata la donna non realizza nessuna necessità materna naturale. Lei manifesta disagio psicologico in quanto alla fine del percorso non ottiene la soddisfazione, il bambino, la causa delle sue sofferenze degli ultimi nove mesi. Sia gli psicologi perinatali che gli ostetrici individuano il problema psicologico principale delle madri surrogate: l’avvertenza de “la personalità dissociata”; da un lato si pianifica un intervento medico ai fini di migliorare le proprie condizioni economiche, invece dall’altro lato ci si sente una vera donna incinta che ama il nascituro e non vuole rifiutarlo. Le cliniche specializzate che effettuano programmi di maternità surrogata in modo del tutto legale hanno un approccio professionale e pensato verso lo stato psicologico delle madri surrogate. Dato questo la clinica di medicina riproduttiva BioTexCom organizza numerose consultazioni e visite a tutte le sue madri surrogate. Si sa che le donne incinte dovono mantenere calma ed evitare lo stress. Le emozioni negative come paura, offese, angoscia, troppa eccitazione e rammarico provocano l’aumento di adrenalina nel sangue. L’ultimo a sua volta è molto pericoloso per la salute e la gravidanza. L’eccesso di adrenalina nel sangue può causare tachicardia (l’accelerazione del battito cardiaco), ipertensione arteriosa e ipertono uterino. I cambiamenti elencati, sorgenti nella salute della futura madre sottoposta allo stress, portano allo sviluppo dell’ipertono dell’utero che è il motivo principale dell’aborto spontaneo e del parto pretermine. E proprio per questo motivo gli impiegati della clinica Biotexcom fanno di tutto per proteggere la madre surrogata da tutte le influenze negative. Il corso della gravidanza dipende molto dallo stato del sistema nervoso e come conseguenza il nervosismo eccessivo influisce in modo negativo sul feto. Le madri surrogate e i bambini che le stesse portano costituiscono il valore primario dei medici di BioTexCom. Anche i genitori genetici vivono il periodo di gravidanza con una grande preoccupazione; gli psicologi perinatali sostengono che loro abbiano certe ragioni per essere nervosi. All’occidente, ad esempio, nel 60% dei casi le madri surrogate provano ad annullare il contratto o scomparire dalla vista dei clienti. Non sono rari anche i tentativi di rubare il bambino. Se abbiamo paura lasciando il bambino con una tata che paura potrebbe provare una donna quando il suo bambino porta una sconosciuta? Qui si comincia a pensare: come si comporta quando non la vedo? E se fa male al bambino con il suo stile di vita? Fa che vorrà rubarmi il bambino? E’ possibile che lo ami più lei? In caso di infertilità alcuni preferiscono la via dell’adozione. Però, come abbiamo precedentemente detto, la gente che ha deciso di ricorrere alla maternità surrogata vuole un figlio geneticamente proprio. Qualche volta capita che ai genitori del bambino surrogato sorgono dei dubbi: ma è veramente mio questo bambino? Forse non è mio del tutto perché non sono io che ho portato avanti la gravidanza? Qui può dare una mano un medico esperto, il quale chiarisce tutti i dubbi. In un futuro non molto lontano la pratica di maternità surrogata diventerà universale, e la concezione di maternità di per sé subirà alcuni cambiamenti. Oggi la diagnosi di infertilità non è più rara e di conseguenza la maternità surrogata è sempre più richiesta. Gradualmente la gente si abitua a pensare che questa tecnica possa esistere. Pian piano sta diminuendo il numero dei problemi psicologici riscontrati nell’ambito dei programmi di maternità surrogata. Le coppie infertili e le madri surrogate percepiscono sempre con più calma i loro ruoli e concludono il programma con successo, senza difficoltà psicologiche, ma solo con pensieri positivi e aiuto reciproco.»

19. BioTex Com è la “fabbrica di bambini” colpevole di tenere i neonati segregati a causa della Coronavirus senza consegnarli ai genitori “d’intenzione” né farli tenere alle madri. Su tale situazione che ancora non ha trovato soluzione e sulla quale i riflettori si stanno spengendo progressivamente (nessun organo ufficiale si è esposto nel merito), le parole di Paola Tavella «La Conferenza dell’Aia ha stimato che il 50 per cento delle surroganti è analfabeta e accetta inconsapevolmente o su pressione degli uomini di famiglia che vogliono quei soldi. Ammassate con altre in grandi locali per risparmiare su dottori e strumenti diagnostici, nutrite e medicalizzate come mai in vita loro, quando infine il neonato viene portato via talvolta impazziscono, come raccontano le ONG per i diritti umani, e spesso non vengono più riammesse nei villaggi. Non è possibile tenere una creatura dentro, metterla al mondo e poi vedersela portare via per sempre senza soffrire. Non si tratta di ragioni culturali – si è sostenuta persino questa – ma umane: la chimica ormonale che favorisce l’attaccamento tra madre e bambino, e poi la montata lattea, ovvero la sopravvivenza della specie. È proprio questo legame, fondante della vita stessa, a essere negato. Tutti i contratti di surrogacy dettagliano al millimetro quello che le mamme non possono fare, pena una multa: toccarsi la pancia, per esempio. Mangiare come d’abitudine. Avere rapporti sessuali. Tenere in braccio gli altri figli. Giocare con il gatto. Scegliere come partorire. Ho letto un centinaio di contratti di surrogacy, sia ucraini che californiani, trovando – spesso nei primi e quasi sempre nei secondi – una clausola che impegna la madre a partorire nella modalità scelta dai clienti e farsi sedare subito dopo il secondamento, in modo che chi ha pagato possa farsi foto e filmini con il bambino, senza rischiare la sgradevole esperienza di sentire la madre urlare. Dovrebbe capirlo qualunque persona, e di certo le donne lo sanno, lo sanno tutte. Per questa ragione le agenzie comprano ovociti con qualche difficoltà – produrli e estrarli è una procedura medica pesante e rischiosa – e spermatozoi molto facilmente, ma quello che più manca alla loro catena di produzione è la disponibilità dei ventri, degli uteri. È la ragione per cui le agenzie tacciono delle donne morte durante le surrogacy, i loro avvocati riducono al silenzio quelle che, subito dopo il parto, vogliono tenersi il figlio e non possono, quindi vanno fuori di testa. Diffondono invece testimonianze angelicate di signore felicissime di avere venduto i figli. Ma non sono testimoni, sono reclutatrici: si tratta di pubblicità. Il dono d’amore, il gesto di generosità, l’aiuto a formare una nuova famiglia non esistono in Ucraina, dove l’utero in affitto è una piaga sociale che distrugge matrimoni, famiglie, legami sociali. L’Ombudswoman ucraina per i diritti dell’infanzia, Lyudmila Denisova, lo denuncia da tempo, così come le parlamentari europee di quel Paese. Il presidente della Commissione per i diritti dell’infanzia ucraino, Mykola Kuleba, grida contro una violazione enorme, spietata. E il dono disinteressato, poetico, non esiste neppure a San Diego, sede dell’agenzia californiana Extraordinary Conception, dove in effetti si incorre nel “rischio mercantile”: ovociti e uteri non sono certo gratis. Ma quello che mi colpisce sopra ogni altra cosa è che nella discussione siano rimosse neonate e neonati, quel che significa per loro essere strappati alla madre e trovarsi con la più profonda radice dell’esistenza recisa, incorrere nell’abbandono pianificato. Se la vita prenatale esiste – le madri, la scienza, la medicina, la psicoanalisi dicono di sì – i bambini ottenuti attraverso questa pratica rischiano severi traumi. È puro buonsenso, e comunque la Convenzione sui diritti del bambino stabilisce che ha diritto di conoscere i suoi genitori e di essere allevato da loro. Quando si legge che le surroganti, ragazze povere che magari hanno già venduto tre o quattro figli, restano a far parte della famiglia dei ricchi acquirenti, di solito si tratta di chiamare ogni tanto su Skype, vediamo se stasera risponde, e sono casi rarissimi. Di norma madre e figlio non si rivedranno mai più. E di solito, ai figli dell’utero in affitto si mente dopo avere aggirato la legge, esponendo queste nuove vite a rischi emotivi e sanitari. Ecco perché farlo è vietato nella maggior parte dei Paesi del mondo, permesso in circa 20 su 206, e diminuiscono sempre. La Svezia, dove era legale, dopo una protesta delle femministe e un’inchiesta parlamentare, ha vietato severamente. C’è un altro argomento dirimente che si oppone alla legalizzazione di questa forma di schiavitù. La maternità surrogata richiede l’invalidazione del principio giuridico mater semper certa est in base al quale la madre è la donna che partorisce. Del resto: chi altri potrebbe esserlo alla nascita? Le madri “sociali”, eventualmente, vengono dopo. Il principio mater semper certa non è una sciocchezza che possiamo lasciarci alle spalle in nome del profitto e di un diritto ad aver figli che, di certo, non esiste. Questo è il principio posto a presidio dell’essere umano fin dalla notte dei tempi. A proposito di una controversia su un caso di utero in affitto, recentemente la Cassazione tedesca ha ribadito che la madre è chi partorisce, di chiunque altra abbia venduto l’ovocita (che non è mai della mamma), qualunque contratto abbia sottoscritto. Sulla certezza della madre si regge il nostro mondo. La coppia madre-figlio/a è prima cellula di ogni comunità, è origine, matrice, ciò che fa sentire a tutti il pieno diritto di essere qui. Una volta l’illustre costituzionalista Silvia Niccolai mi ha spiegato perché il bando universale dell’utero in affitto difende l’umana civiltà. Eravamo a tavola, e ha detto: “Mater semper certa è il principio radicale che distingue un essere umano da, che so, questa pera”» (Tratto da Mater semper certa. Perché l’essere umano non è una pera https://www.huffingtonpost.it/…/mater-semper-certa-perche-l…).

20. In rete si trovano innumerevoli testimonianze, come quelle riportate su La Nuova Bussola Quotidiana da Benedetta Frigerio: «Cresciuta con due donne: Noi i veri discriminati». Sono sorti blog nei quali i figli della FIVET e della GPA sfogano il loro dolore e la loro frustrazione, cercano aiuto per trovare il “genitore mancante”, al fine di ritrovare le proprie radici. Se ne ricorda solo uno, che ospita testimonianze anonime di figli della fecondazione artificiale eterologa e dell’utero in affitto, decisamente strazianti. Si tratta di Anonimous us (https://anonymousus.org/?play#.U01VOkqiApA)

21. Non si richiamano qui i fiumi di letteratura scientifica, medica, psicologica, che attestano le conseguenze derivanti dalla violazione (anche incidentale e non voluta, come nel caso dell’orfano) del bisogno dei bambini di avere una famiglia formata dal proprio padre e dalla propria madre. Basta ricordare che quelli più autorevoli (Regnerus, Marchs, Sullins ed altri) sono stati fortemente contestati, ma non smentiti (perché inattaccabili scientificamente) per silenziare la loro voce a tutela dei piccoli.

22. Si segnala, da ultimo, la recente sentenza della Corte di Cassazione, che per quanto riguardi l’adozione, contiene l’affermazione di principi di diritto che hanno portata assoluta, da ritenersi validi ed applicabili anche per i nati da FIVET e GPA, nella quale si legge: “Il diritto a conoscere le proprie origini costituisce un’espressione essenziale del diritto all’identità personale. Lo sviluppo equilibrato della personalità individuale e relazionale si realizza soprattutto attraverso la costruzione della propria identità esteriore, di cui il nome e la discendenza giuridicamente rilevante e riconoscibile costituiscono elementi essenziali, e di quella interiore. Quest’ultimo aspetto, più complesso, può richiedere la conoscenza e l’accettazione della discendenza biologica e della rete parentale più prossima. La funzione di primaria importanza che riveste il riconoscimento giuridico dell’identità personale e la consapevolezza della pluralità di elementi anche dialettici di cui si compone, quali il diritto a conoscere la verità sulla propria storia personale e quello a conservare la costruzione preesistente dell’identità propria e dei terzi eventualmente coinvolti, ha formato oggetto dell’attenzione e dell’incisivo intervento delle Corti supreme nazionali e sovranazionali.” (Cass. 20 marzo 2018, n.6963).

Terminiamo la presente ricordando, visto che talvolta è accaduto e accade di pensarlo, che l’utero in affitto non è assolutamente paragonabile con l’adozione, perché questa è un mezzo tramite il quale viene data una famiglia a un bambino che è già nato e che non ha la possibilità di essere allevato ed educato dalla propria famiglia biologica. E ricordiamo anche come sia noto che, persino nei casi di adozione più felici, siano spesso presenti istanze relative alla necessità di conoscere le proprie radici, per sopire il dolore derivante dall’abbondono (per quanto incolpevole) da parte del genitore o dei genitori biologici che sono venuti a mancare, magari per malattia o incidente.
Riteniamo fondamentale che codeste Associazioni ed Enti professionali, si assumano la responsabilità di difendere i bambini e la salute delle donne ed obblighino i loro iscritti a riflettere su tali fatti che abbiamo lungamente elencato.
Ringraziando per l’attenzione e sollecitando una Vostra risposta, rimaniamo a Vostra disposizione

Le firmatarie:
Rachele Sagramoso (ostetrica)
Monica Boccardi (avvocato Giurista per la Vita)
Federica Mattei (psicologa psicoterapeuta)
controlaGPA@gmail.com

Per aderire scrivere una mail con le proprie generalità ed eventuali qualifiche professionali a questo indirizzo: controlaGPA@gmail.com