Al cinema e in Tv i sacerdoti sono quasi sempre messi in ridicolo

By 21 Marzo 2018Notizie Chiesa

Ad eccezione di don Camillo, padre Brown e don Matteo, nel resto passa l’idea che il prete sia un criminale, un affarista, un pedofilo o un fanatico malinconico.

Nel 2007 un’autrice televisiva americana cattolica produsse la serie Vows (AMC), il cui protagonista era un prete “fedele” e “innamorato della Chiesa”. Nonostante i soldi spesi dalla produzione, Vows non andò mai in onda perché fu considerato inopportuno presentare un prete “non problematico”. Un caso isolato? Non proprio, perché oggi una vera e propria demonizzazione, nella cultura popolare cine-televisiva, viene riservata proprio ai preti cattolici. Perché si tratta di una “categoria” che sta in rappresentanza di una religione, tale demonizzazione si configura come un “crimine d’odio” (hate crime) o “cristianofobia”. La figura dei preti all’interno di produzioni cinematografiche e televisive è rappresentata da personaggi invariabilmente sgradevoli, angosciati o angoscianti. Questo fatto non è dovuto allo scandalo di pedofilia divampato a partire dal 2002, ma lo precede. Quello scandalo non ha fatto che rafforzare un pregiudizio precedente coinvolgendo tutta la categoria, anche gli innocenti (che sono ovviamente la stragrande maggioranza), sottoposta sistematicamente allo stigma e al sospetto così come gran parte di ciò che è “cattolico” (la Storia della Chiesa, le sue istituzioni, i dogmi, l’arte). Al di là dello stato attuale del clero, e della realtà di scandali terribili ed esecrabili che tuttavia si riscontrano con eguali percentuali in altre categorie sociali, in realtà, la demonizzazione o denigrazione dei preti cattolici si è acuita perché si è acuita la lotta contro la Chiesa.

ECCEZIONI: DA PADRE BROWN A DON MATTEO
Non è sempre stato così: un tempo nella fiction esistevano preti “buoni” o “normali” che oggi sono un’eccezione. Ben 2 film e 6 serie furono dedicate, ad esempio, alle avventure di Padre Brown, personaggio del romanziere inglese cattolico Gilbert K. Chesterton, tra il 1966 e il 2013, al quale in Italia prestò il volto Renato Rascel. Di buon successo è stata anche la serie inglese derivata dai romanzi di Ellis Peters (1913-1925) il cui protagonista è un benedettino laico (non un prete).
Sotto luce positiva è il protagonista de Le inchieste di Padre Dowling (42 episodi, 1989-1991), forse l’ultima serie americana in cui è comparso un prete di buon cuore e intelligente (gli presta il volto Tom Bosly, il papà di Ricky Cunningham di Happy Days). Né può essere dimenticato il caso di Don Camillo, personaggio inventato da Giuseppe Guareschi in 12 romanzi circa (con recuperi postumi) e vari volumi di racconti dal 1948 al 1968. Da questi furono tratti 5 film dal 1952 al 1965 (più un sesto con diverso interprete nel 1972) che sono continuamente riproposti, con successo, dalla televisione.
Mostrano la figura di un prete “vero”, il prete che ha fede, è combattivo; “da strada” e “da pulpito”, che dà valore ai sacramenti e al Catechismo. Nonostante la collocazione storica nel periodo della lotta al Comunismo, la sua figura resta straordinariamente attuale, positiva, ispiratrice sia nei romanzi che nei film, dove gli diede il volto, con straordinaria efficacia, Fernandel. Va inoltre rammentato il successo internazionale di Don Matteo (246 episodi, 2001-2018), telefilm prodotto dalla Lux Vide, che mostra la figura di un prete intelligente, in tonaca, piuttosto “tradizionale” che, come Padre Brown e Padre Dowling, fa il detective per caso. Il telefilm ha avuto due adattamenti: il polacco Ojciec Mateusz (2008-2018) e il russo Atec Matvey (2014-2018). Si tratta comunque di eccezioni. Nella vita, capita a tutti di incontrare sacerdoti ispirati che danno lustro, con la loro vita ed esempio, alla missione importante che svolgono: predicare il vangelo e consentire l’accesso ai sacramenti. Altri, magari non mostrando una vita specchiata, compiono il servizio: se validamente ordinati, assolvono al loro compito sacramentale.

FANATICI, BIGOTTI E VIOLENTI
La pedofilia nella Chiesa è perpetrata da una minoranza criminale e si presenta, fra i preti, in termini percentuali non più frequentemente rispetto ad altre categorie quali insegnanti, educatori o preparatori atletici. Eppure, l’equazione prete uguale pedofilo è divenuta corrente in una certa produzione cine-televisiva, un cliché tanto diffuso quanto ingiusto. Se un’intera classe di persone viene criminalizzata, questa è persecuzione e tale propaganda alla lunga ha effetti su chi non è preparato a difendersi criticamente. Se i preti che compaiono nelle fiction sono sempre (o quasi) personaggi negativi o ambigui e problematici, molti cominceranno a filtrare il loro giudizio da un pre-giudizio indotto dal sistema di propaganda della cultura laicista.
Anche quando “credono”, i preti vengono rappresentati come fanatici, bigotti, moralmente violenti. Dopo la crisi del 2002, gravissima e giustamente denunciata, il clero è stato legato sistematicamente a comportamenti altamente ambigui senza così considerare che anche molti innocenti sono stati fatti oggetto di accuse rivelatesi false. Quella crisi, con ciò che l’ha preceduta e seguita, non va assolutamente sottovalutata, ma ci si chiede perché la giusta riprovazione contro coloro che tennero comportamenti criminali, o che li coprirono anche per inadeguate procedure messe in atto dalla gerarchia, non siano state estese a categorie egualmente toccate da scandali enormi, come quella degli attori e dei producer di Hollywood o quella dei politici o dei giornalisti inglesi e americani, belgi e francesi (ricordiamo il caso di Jimmy Savile).
L’attacco alla Chiesa è passato anche da questo.

ESEMPI NEGATIVI
Le volute esagerazioni, semplificazioni, ripetizione di cliché, demonizzazioni hanno fatto passare l’idea che il prete cattolico o è criminale o non crede ma lucra della propria posizione oppure, se crede, è un fanatico malinconico. Che l’attacco fosse precedente al 2002 lo dimostra la quantità di produzioni cine-televisive chiaramente anticattoliche. Molti premi prese Father Ted (1994-1996), una sit-com che presentava in toni più horror che surreali le vicende di tre preti in crisi, alcolizzati e criminali. Molto spesso, poi, si rende volutamente confusa l’identificazione fra sacerdoti cattolici e preti anglicani, come accade allo sgradevole Reverendo Lovejoy dei Simpsons (un cartone animato per adulti che ha ormai 30 anni) o a personaggi analoghi di Outcast, Preacher o Walking Dead. In queste serie si dimostra che ogni preghiera è vana. In particolare, viene ridicolizzata la fede in Gesù e nella Madonna e i personaggi, quando ricercano protezione, devono preferibilmente rivolgersi a vampiri, demoni (magari “simpatici”) o forze oscure. I preti che compaiono, magari per poche puntate o casualmente, in Dexter, House of Cards o The Strain – ma si potrebbero citare centinaia di titoli – sono sempre perdenti, solitari e le loro chiese vuote. Nella serie Ray Donovan (2012-2018) i preti, anche quando sembrano mossi da buone intenzioni, sono sgradevoli, ambigui, persino minacciosi e tutti gli altri sono pedofili. In altre serie, come Penny Deadful (2014-2016), tutto ciò che riguarda la religione cattolica viene mostrato come inutile e inefficace; la protagonista della serie conclude che «conviene accettare il demonio». Quasi sempre chi si rivolge a un prete “vero”, in queste serie, finisce male o viene sottoposto a violenze fisiche o psicologiche, con una frequenza irrealistica e dunque “ideologicamente” orientata.
Rappresentare sempre e soltanto la negatività, senza mai mostrare il bello, la nobiltà, l’altezza della fede e della Chiesa, è l’espressione di un’ideologia mortuaria che sta svuotando l’Europa e l’Occidente delle energie spirituali che li hanno fatti grandi.

Mario Iannaccone
Fonte: Il Timone, febbraio 2018 (n.170)