L’aborto terapeutico

By 23 Settembre 2019Articoli Bioetica 2018

Questo è un post difficile, non so cosa succederà dopo che lo avrò scritto.
Sono giorni che ci penso, vediamo come va.
Sto cominciando a pensare che la gravidanza, medicalizzata come è oggigiorno, sia molto più difficile ed impegnativa di un tempo.
Adesso si fanno esami su esami per verificare che il bambino sia sano.
Legittimo, direte voi: certissimo, rispondo io, se la visione con cui si fanno questi accertamenti è “salvifica”, non “distruttiva”.
Mi spiego meglio.
Un tempo la gravidanza era avvolta nel mistero. Non era una malattia ma una situazione transitoria, al termine della quale nasceva un bambino.
Il bambino era accolto e vedeva la luce tra le braccia dei genitori: certe volte , tra le loro braccia moriva anche. Il dolore era grande, immenso, ma la natura poteva permettere anche questo.
La morte avveniva con dignità e rispetto, in un clima di dolore ma di amore.
Adesso , per i genitori, è tutto più difficile. Le ecografie, gli esami, ti sanno dire con precisione più o meno assoluta, come sta tuo figlio.
Non solo. La legge e la medicina , ti permettono di decidere cosa fare nel caso in cui tuo figlio non fosse più che perfetto.
Ti caricano della responsabilità, così atroce, di decidere se interrompere anticipatamente l’esistenza del bambino, in nome di una qualità della vita che , in realtà, non ti è dato conoscere.
E tu, genitore, pensi anche di far bene ad abortire tuo figlio ….
che così perde anche il diritto che ogni persona ha , di morire con dignità tra le braccia di coloro che lo amano e ti togli, , tu genitore, il diritto di vederlo nascere ed accompagnarlo alla morte con tutta l’elaborazione del lutto che ne consegue, privo dei sensi di colpa che comunque dentro potresti avere per  l’aborto “terapeutico”.
Mi fa sorridere con amarezza questa definizione. Terapeutico vuol dire che cura, curativo.
Ma cosa cura un aborto terapeutico? solo la paura dei genitori, il loro sconfinato ed insondabile dolore, la loro solitudine, perchè il bambino che viene abortito , di certo non è curato.
Bisognerebbe trovare, in una situazione come quella di una gravidanza con bambino incompatibile con la vita, un accompagnamento terapeutico, un’accoglienza terapeutica, un sostegno per genitori e figlio, terapeutico. anche solo per la terapia della sofferenza.
Per fortuna ci si sta muovendo in questa direzione, esistono associazioni che portano avanti questo discorso ed aiutano esiste la terapia dell’accoglienza.
Ma non sono pazza, gli esami in gravidanza vanno fatti, ancorchè non lesivi per il nascituro, ma sempre pensando in positivo: faccio questo per aiutare mio figlio, .
E le soluzioni sono infinite, vi assicuro, adesso i feti vengono operati ancora nel pancione della mamma…..
da un po’ di tempo, poi,  è scoppiata la diatriba che  sono sempre meno i medici abortisti, per cui le donne non sono ” garantite” nel loro ” diritto” all’aborto.
Per forza, dico io. Soprattutto nel caso dell’aborto procurato in età gestazionale avanzata, il medico sa benissimo cosa sta facendo, anche solo perchè lo vede.
Sarebbe facile raccontarvi cosa so su come si pratica un aborto terapeutico e come muore il bambino, ma lo ritengo inutile e anche crudele.
Muore solo. Questo è certo.
Non è giusto, neanche nei confronti dei genitori, non è giusto che siano costretti a decidere, o che pensino di poterlo fare in nome di una libertà che non è tale,in quanto lede la libertà dell’altro ed è condizionata da  un misto di paura, sofferenza e disperazione.
E poi, attenzione.
Rendere cieca e sorda la nostra umanità davanti all’aborto, è la causa poi dell’infanticidio e lo sarà dell’eutanasia.
Certo.
Un feto non è niente ed un neonato di due minuti si?
Per certe persone la distinzione non vale più, la coscienza si assuefà a considerare il prodotto del concepimento soggetto solo alle intenzioni della madre.
E la sofferenza è troppa? abortisco ora, pratico l’eutanasia domani.
Sono diventato il padrone della vita.
Certo, esistono i casi terribili in cui la vita della madre è seriamente a rischio se la gravidanza procede.
E allora?
E allora anche la Chiesa permette che la madre venga curata, anche se questo può, indirettamente, causare un danno al bambino.
Indirettamente.
Non lede i diritto della madre di curarsi, ma non permette l’uccisione del bimbo diretta, anche solo per dargli una possibilità di nascere .
Può essere che io vi sembri crudele, non accettando l’aborto terapeutico, ma non lo sono.
Vorrei poter stare vicina a quei genitori con prognosi infausta e dir loro: “Coraggio, accompagna tuo figlio nella vita e nella morte e vedrai che il tuo dolore diventerà amore e forza”.
Perchè non abbiano rimpianti, perchè non si sentano mai responsabili, perchè ricordino il viso della loro creatura , potendo così elaborare il lutto.
Perdonatemi se non riesco a trasmettervi il mio sostegno e la mia compassione così come vorrei, ma credetemi, non è solo il vostro bambino che vorrei proteggere, ma anche voi.

Pubblicato da Annalisa Sereni a 08:47:00

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