EDITORIALE – Crisi di governo: abbiamo pregato poco

By 12 Maggio 2018Attualità

Ormai sono 60 giorni che assistiamo “al peggio” che i rappresentanti di alcuni partiti potevano offrire al popolo italiano.

Veti incrociati, ricatti, tattiche di convenienza… per “non governare”, e intanto, si sciacquano la bocca con frasi slavate e insignificanti, a cui credono solo gli sprovveduti: governo del cambiamento, governo dei cittadini, governo delle riforme…
Il Presidente della Repubblica, svolgendo egregiamente il suo ruolo istituzionale, per un lungo periodo ha pazientato, ma a questo punto si è convinto che impossibile “cavare il sangue da una rapa”, quindi lunedì 6 maggio ha posto a queste marionette un “aut aut”. All’inizio si ebbe l’impressione che anche la più alta carica dello Stato fosse boicottata, fatto mai accaduto nella storia della Repubblica, poi i nostri eroi, e lo diciamo con tutte le precauzioni del caso, si sono messi al lavoro per raggiungere un accordo per formare un governo.
Noi cittadini cosa possiamo fare oltre che irarci di fronte a questi presuntuosi incompetenti? La risposta la fornisce Papa Francesco: “Pregare per i politici perché ci governino bene”. Più volte il Pontefice nelle sue omelie mattutine ha richiamato a questo, fino a definire “un peccato da portare in confessione non pregare per i governanti” (18 settembre 2017). Pregare, affinché i politici si pongano delle domande. “Ogni uomo e ogni donna che assume responsabilità di governo – disse il Papa il 16 settembre 2013 – deve porsi queste due domande: io amo il mio popolo per servirlo meglio? E sono umile da sentire le opinioni degli altri per scegliere la migliore strada? Se costoro non si fanno queste domande, il loro governo non sarà buono”.
Ecco una via non tentata ma che può portare risultati. Pregare per tutti i nostri governanti, quelli che ci piacciono e quelli che ci sono antipatici, perché il Signore, il Governatore della Storia, doni a coloro che si sono assunti la responsabilità di condurre un popolo, “la saggezza per governare”.
E’ utopia? Di fronte agli insoddisfacenti risultati di queste 60 giorni, direi di no!
Don Gian Maria Comolli