EDITORIALE – Vili aggressioni all’ “obiezione di coscienza”

By 29 Settembre 2018Articoli Bioetica 2018

Quando le leggi della comunità civile ledono l’ordine morale naturale o sono inconciliabile con le esigenze etiche, i diritti fondamentali della persona, il bene comune e le convinzioni religiose e morali del singolo, sono normative “ingiuste” che “non obbligano in coscienza” come già aveva affermato san Tommaso d’Aquino: “lex iniusta, nulla lex” (Summa Teologica, I-II, q.96, a.4). Di fronte a queste è doveroso porre in atto l’obiezione di coscienza.

E’ utile chiarire che “il diritto” all’obiezione di coscienza nei confronti di alcune normative non costituisce una battaglia settaria del mondo cattolico o una benevola concessione dello Stato ad una categoria professionale, bensì una prerogativa di una Nazione democratica che la contraddistingue dai Paesi governati da dittature o da totalitarismi.

Noi concentreremo l’attenzione al settore sanitario dove questo “diritto”, sancito da Dichiarazioni internazionali e nazionali, è continuamente sotto attacco da Enti che hanno una visione distorta e falsata di democrazia. In particolare, da più parti, è presa di mira l’obiezione di coscienza degli operatori sanitari nei confronti dell’aborto.

Per rimanere nel contesto italiano riportiamo alcuni casi inquietanti e emblematici.

La legge 194/1978 di fronte al “dramma di coscienza” della maggioranza degli operatori sanitari nei riguardi dell’aborto autorizza all’articolo 9 “l’obiezione di coscienza”, esentando tutti gli operatori (medici, infermieri, amministrativi) non solo dall’intervento chirurgico ma anche dalle procedure di certificazione e d’autorizzazione che portano all’aborto previsti dagli artt. 5 e 7.

Eppure, nel giugno 2014, la Giunta Regionale del Lazio guidata da N. Zingaretti, impose a “tutti i medici” di partecipare “all’iter abortistico”, cioè alle procedure e alle attività specificamente dirette a determinare l’interruzione della gravidanza. Lo stesso abuso è presente in una Delibera del 3 luglio 2018 del Consiglio Regionale del Piemonte (Presidente S. Chiamparino) dal titolo: “Indirizzi e criteri per garantire l’effettivo accesso alle procedure per l’interruzione della gravidanza”. E come scordare “il colpaccio” dello Zingaretti, poi fallito a seguito di numerose proteste, riguardante un concorso indetto dall’ospedale San Camillo di Roma nel febbraio 2017 riservato unicamente “a due medici ginecologi non-obiettori”. Infine, nel luglio 2018, il Tribunale di Genova condannò il ginecologo del policlinico san Martino, Salvatore Felis, a nove mesi di carcere e altrettanti d’interdizione dai pubblici uffici poiché si rifiutò, essendo obiettore, di eseguire un’ecografia a una donna che si era sottoposta ad aborto farmacologico. Da notare che immediatamente dopo la denuncia dalla donna che abortì senza conseguenze, la Direzione dell’ospedale avviò un’inchiesta interna per verificare la correttezza del comportamento del dottor Felis, determinando l’ “irreprensibilità dell’atteggiamento del medico” e attribuendo il disagio dell’ecografia a problemi organizzativi interni.

Ma ora il problema si complica. Un importante passo per eliminare di questo sacrosanto diritto potrebbe venire dalla presa di posizione dell’Associazione Medica Mondiale (AMM) che dal dal 3 al 6 ottobre terrà la propria Assemblea Generale a Reykjavík, in Islanda. Dalle bozze fornite dall’ European Centre for Lawand Justice (ECLJ) si apprende che l’AMM vorrebbe stabilire alcune eccezioni per cui tutti i medici potrebbero essere costretti a cooperare direttamente agli aborti o addirittura a eseguirli essi stessi. Non possiamo scordare la grande influenza che l’AMM esercita sull’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), le associazioni mediche nazionali e i Governi.

Cosa fare? Non molto ma almeno facciamo sentire la nostra voce di dissenso. L’Associazione “Generazione Voglio Vivere” (https://www.generazionevogliovivere.it/) ha

Indetto una “Petizione” indirizzata ai Membri dell’Associazione Medica Mondiale per dimostrare la nostra contrarietà.

Da qui l’invito, a chi ama la vita, a porre la propria firma. E’ il massimo che possiamo fare affinché un punto cardine della professione medica che garantisce autonomia e libertà decisionale al medico rimanga tale e non venga inficiato da elementi contrastanti la visione ippocratica della cura.

Don Gian Maria Comolli

Per maggiori informazioni:

https://www.gen-vogliovivere.it/petizione-membri-amm/?origine=DN-vtma-xube-xlxc