Il rapporto. L’Onu: ogni 5 secondi muore un bambino nel mondo

By 30 Settembre 2018Attualità

Unicef e Oms hanno presentato lo studio che evidenzia però un progresso per ibimbi sotto i 5 anni: è diminuito fortemente, dai 12,6 milioni del 1990 ai 5,4 milioni del 2017, il numero delle vittime.

Ogni 5 secondi muore un bambino sotto i 15 anni (6,3 milioni nel 2017), lo scrive il nuovo rapporto UNICEF/OMS/UN/Banca Mondiale. Il numero di bambini che muoiono sotto i 5 anni è diminuito fortemente dai 12,6 milioni del 1990 ai 5,4 milioni del 2017. Nel 2017, 2,5 milioni di neonati sono morti nel loro
primo mese di vita.
Secondo le nuove stime sulla mortalità lanciate dall’UNICEF, dall’OMS, dalla Divisione delle Nazioni Unite per la Popolazione e dal Gruppo della Banca Mondiale, nel 2017 sono morti circa 6,3 milioni di bambini sotto i 15 anni, uno ogni 5 secondi, spesso per cause prevenibili. La maggior parte di queste morti – 5,4 milioni – avvengono nei primi 5 anni di vita, e circa la metà sono di neonati.
A livello mondiale, nel 2017, la metà di tutte le morti sotto i 5 anni è avvenuta in Africa Subsahariana
, e un altro 30% in Asia Meridionale. In Africa Subsahariana, un bambino su 13 è morto prima del suo quinto compleanno. Nei paesi ad alto reddito, questo numero era di uno su 185. “Senza un’azione immediata, entro il 2030 moriranno 56 milioni di bambini sotto i 5 anni – la metà dei quali neonati”, ha dichiarato
Laurence Chandy, Direttore dei Dati, Ricerca e Politiche dell’UNICEF. “Dal 1990 abbiamo compiuto notevoli progressi per salvare i bambini, ma in milioni stanno ancora morendo a causa delle circostanze e del luogo in cui nascono. Con soluzioni semplici come medicine, acqua pulita, energia elettrica e vaccini, possiamo cambiare questa realtà per ogni bambino”.

Le malattie curabili

La maggior parte dei bambini sotto i 5 anni muore per cause prevenibili o curabili come complicazioni
durante la nascita, polmonite, diarrea, sepsi neonatale e malaria. A confronto, gli infortuni diventano sempre più causa di morte tra i bambini fra i 5 e i 14 anni, soprattutto per annegamento e incidenti stradali. Anche in questo gruppo di età esistono differenze a livello regionale: un bambino proveniente dall’Africa Subsahariana ha un rischio di morte 15 volte maggiore che in Europa. Per i bambini, ovunque nel mondo, il periodo più a rischio è il primo mese di vita. Nel 2017, 2,5 milioni di neonati sono morti nel loro primo mese di vita. Un bambino nato in Africa Subsahariana o in Asia Meridionale aveva una probabilità nove volte maggiore di morire nel primo mese di vita rispetto a un bambino nato in un paese ad alto reddito. I progressi per salvare le vite di neonati sono stati più lenti rispetto a quelli per gli altri bambini sotto i 5 anni dal 1990. Restano forti differenze anche all’interno dei singoli Paesi: i tassi di mortalità sotto i 5 anni fra i bambini nelle aree rurali sono, in media, del 50% più alti rispetto a quelli delle aree urbane. Inoltre, coloro che sono nati da madri non istruite hanno una probabilità oltre due volte maggiore di morire prima di compiere cinque anni rispetto a quelli nati da madri con un’istruzione di livello secondario o superiore.

La situazione in Italia

In Italia il tasso di mortalità sotto i 5 anni nel 1990 era di 10 morti ogni 1.000 nati vivi, mentre nel 2017 è calato a 3 morti ogni 1.000 nati vivi. Nel 1990, nel nostro Paese, il tasso di mortalità sotto un anno era di 8 morti ogni 1.000 nati vivi, mentre nel 2017 è calato a 3. Nel 1990 il tasso di mortalità neonatale nel 1990 era di 6 morti ogni 1.000 nati vivi, mentre nel 2017 è calato a 2.

Redazione Esteri

Avvenire.it,  18 settembre 2018

https://www.avvenire.it/mondo/pagine/bambini-unicef