TEMPI.IT – Natale a Pulka, tra i cristiani perseguitati da Boko Haram

By 1 Gennaio 2022Libertà Religiosa

Ogni notte Naomi rivive l’incubo di essere rapita, Charles quello di nascondersi nella boscaglia. Per loro e per tutti i cattolici nigeriani in fuga dagli jihadisti, padre Christopher rischia ogni giorno la vita.

Quanti giorni durò il cammino dei cristiani verso il Camerun? Naomi non li aveva contati, di quell’estenuante fuga dai jihadisti nigeriani ricorda solo una fatica disumana e la paura: «Avevamo i piedi gonfi e pieni di vesciche, era davvero troppo. Mia sorella era stata catturata da Boko Haram, ma aveva un bambino in braccio ed è stata l’unica ragione per cui l’hanno lasciata andare.

Non era figlio suo, ce l’aveva tra le braccia solo in quel momento, ma le ha salvato la vita. Molte altre persone, come mia madre, sono state uccise».

Naomi vive e rivive sempre lo stesso incubo, ogni singola notte, appena cala il buio sulle tende degli oltre 30mila sfollati nigeriani a Pulka. Lo stesso incubo vissuto da migliaia di rifugiate come lei: donne rapite, costrette a sposare un jihadista ed ad assistere all’uccisione di un proprio familiare. Anche Charles, un papà di 33 anni, è intrappolato nei ricordi dei giorni insanguinati da Boko Haram: «I terroristi attaccavano di notte, uscivamo dalla città non appena cominciava a calare il buio e ci nascondevamo nella boscaglia. Spesso sogno ancora di nascondermi».

In fuga da Boko Haram

Naomi e Charles, come gli altri cristiani riparati nel campo Alpha a Pulka, uno dei 20 campi profughi sparsi nello stato di Borno, vicino al confine col Camerun, sono la ragione per cui padre Christopher rischia la vita ogni giorno. I terroristi «hanno provato a spaventarli e minacciarli, cercando di costringerli a convertirsi. Poi hanno cominciato a diventare più violenti. I sacerdoti hanno dovuto nascondersi sulle montagne, ma gli insorti di Boko Haram hanno continuato a molestare e perseguitare la gente cristiana», racconta ad Aid to the Church in Need (Acn) il sacerdote cattolico della diocesi di Maiduguri, capitale di Borno che dista 120 miglia da Pulka. «Dicevano ai cristiani che se si fossero convertiti nessuno avrebbe fatto loro del male. La situazione è diventata così difficile che tra il 2015 e il 2016 molte persone hanno iniziato a fare i bagagli e lasciare il Paese, attraversando la frontiera e cercando rifugio in Camerun».

Caterina Giojelli

Tempi

20 Dicembre 2021