L’INSEGNANTE E L’ARTE DI MODELLARE LA CRESCITA

By 13 Settembre 2025Attualità

Avverto il desiderio all’inizio di questo nuovo Anno Scolastico di porgere un forte augurio a tutti i docenti. Anch’io per poco, soltanto per tre anni, sono stato insegnante come voi e conservo un bellissimo ricordo delle giornate passate in aula con gli studenti.

La nobiltà della professione educatrice

Voi, siete ben consapevoli, che la Scuola non è una “formalità” ma un cammino formativo “fondante” per ogni ragazzo, adolescente e giovane che deve insegnargli non unicamente delle nozioni ma “educare” alla responsabilità e alla solidarietà; basi portanti della maturità di ogni persona.

Non sempre, la società, è cosciente della rilevanza e contemporaneamente della grandiosità della vostra professione, qualunque disciplina insegnate, poiché tutte le materie, compreso l’insegnamento della Religione Cattolica, contribuiscono alla formazione integrale dell’alunno. Pochi, ad esempio conoscono questo passaggio del Concordato tra Santa Sede e Stato Italiano rivisto nel 1984. “La Repubblica italiana, riconoscendo il valore della cultura religiosa e tenendo conto che i principi del cattolicesimo fanno parte del patrimonio storico del popolo italiano, continuerà ad assicurare, nel quadro delle finalità della scuola, l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche non universitarie di ogni ordine e grado” (Art. 9, comma 2).

Ma ritorniamo ad evidenziare perché è “nobile” la professione dell’insegnante. Affermava san Giovanni XXIII: “Alcune figure di maestri o di professori sono ancora presenti nel nostro cuore come ricordi cari e belli perché hanno saputo esercitare questa altissima funzione: l’essere stati educatori con la parola, con gli esempi e con l’opera paziente svolta attraverso tante difficoltà e rinunce” (1 ottobre1960).

San Giovanni Crisostomo, arcivescovo di Costantinopoli nel V secolo, tratteggiava così l’insegnate: “Che cosa c’è di più grande che plasmare e forgiare le personalità dei ragazzi, degli adolescenti e dei giovani? Io giudico l’insegnante senza dubbio il più eccellente di tutti i pittori, di tutti gli scultori ed artisti, colui che ben conosce l’arte di modellare la crescita”(Citato da Pio XI nell’enciclica Divini illius Magistri, n.16).

E, infine, papa Francesco disse: “Insegnare è un lavoro bellissimo. Peccato che gli insegnanti siano malpagati. Perché non c’è soltanto il tempo che spendono per fare scuola, poi devono prepararsi, poi devono pensare ad ognuno degli alunni: come aiutarli ad andare avanti. Insegnare è un lavoro bellissimo perché consente di vedere crescere giorno per giorno le persone che sono affidate alla nostra cura; è un po’ come essere genitori, dunque una grande responsabilità. Insegnare è un impegno serio, che solo una personalità matura ed equilibrata può prendere” (14 marzo 2015).

Ebbene, la grandezza della professione educatrice, sgorga dall’incombenza che le è collegata. All’opera degli insegnanti sono affidate le sorti del futuro della nostra nazione, poiché nella scuola si plasmano gli uomini e le donne del domani, orientando gradatamente nel loro cuore insegnamenti che resteranno dominanti per tutta la vita.

Il “clima” in aula

Un “nonno”, oggi novantacinquenne, ma lucido e perspicace un giorno mi raccontò un ricordo del tempo in cui frequentava il liceo.

Erano gli ultimi anni della seconda guerra mondiale con le contrapposizioni tra partigiani e fascisti repubblichini. Anche in classe si discuteva, e soprattutto vi erano posizioni diverse: chi simpatizzava per gli uni e chi per gli altri. Ma ci si accorgeva che la tensione poteva divenire incontrollabile e troppo difficile era un’analisi oggettiva della situazione reale. “Noi – mi disse il nonno – eravamo troppo ‘immersi’ dentro per essere lucidi ed equilibrati. Quindi si fece una sorta di patto. Finché eravamo a scuola, tutti, senza eccezioni, dovevamo essere amici e rispettarci, mettendo in disparte il proprio ‘credo politico’, che non poteva che essere causa di divisioni e di tensioni. Questo permise, in alcuni casi, di essere uniti nel difendere da situazioni difficili l’uno o l’altro compagno, indipendentemente dalla ‘parte che tifava’, poiché importante era la persona e non le sue convinzioni politiche. E chiedemmo questo comportamento anche agli insegnanti”.

Questa esperienza ritengo che sia “il prototipo” di una scuola che educhi realmente; di una scuola competente che si pone al servizio degli alunni, salvaguardando i loro diritti, oltrepassando ogni ideologia.

Mi auguro che nella scuola, dove pure oggi possono essere presenti altre forme di tensioni dovute a un subdolo “pensiero dominante”, o alla superficialità con cui sono trattati alcuni temi “eticamente sensibili” puntando il più delle volte sul sentire emotivo e pietistico, tralasciando il rigore logico e la ricerca della verità, possa essere presente il clima descritto dal nonno.

Cosa donare agli alunni?

I docenti hanno la responsabilità della crescita di ogni alunno insegnandoli contenuti specifici, ma pure addestrandolo all’autonomia del pensiero ed esigendo disciplina e autocontrollo. E così, giorno dopo giorno, si svilupperanno individui con personalità armoniose ed equilibrate, caratteristiche primarie per aprirsi rispettosamente verso ogni uomo e ogni realtà, e unica garanzia per la tutela dei diritti di tutti. Tutto ciò è ben riassunto in un pensiero di un eccellete educatore: don Mario Picchi.Educare non significa unicamente trasmettere contenuti di sapere, ma liberare una coscienza della sua subordinazione alle idee già fatte, perché faccia responsabilmente le sue scelte e crei responsabilmente il suo progetto di vita”. Il docente, infine, deve interpellare “la libertà”, suggerendo che questa deve superare l’egoismo, l’individualismo, l’egocentrismo… e poggiare imprescindibilmente sulla “verità” e sulla “responsabilità” verso sè stessi e il bene degli altri. In altre parole, non è libertà, quella che non interseca diritti e doveri.

Dalla parte degli studenti

Che cosa attendono gli studenti dai propri docenti? Interessante è una ricerca condotta da “Aggiornamenti sociali” che afferma: “La scuola è apprezzata se, e in quanto, coltiva l’autenticità personale dello studente, consentendogli di intrecciare relazioni umanamente significative e preservando la sua autonomia di pensiero e la sua autonomia psicologica”.

 

Buon Anno Scolastico

Don Gian Maria Comolli