Riporto una lettera scritta alcuni anni fa ad un sacerdote mentre l’Associazione Luca Coscioni stava raccogliendo firme per l’eutanasia legale. Dopo la sconfitta da parte della Consulta questi “paladini della morte” ci stanno nuovamente tentando.

Reverendo dottore don Ettore Cannavera
Noi non ci conosciamo ma ho potuto ammirare la sua opera a favore degli ultimi della società, identificati nei carcerati o ex-carcerati. Anch’io per oltre quindici anni ho svolgo il mio servizio pastorale a contatto con un’ altra tipologia di “ultimi”, le persone affette da patologie psichiatriche in un Istituto gestito dai Padri Fatebenefratelli a Cernusco sul Naviglio (Mi) che ospitava oltre 400 malati molti dei quali giovani. E pure queste persone, come i carcerati, anche oggi sono emarginate, rifiutate e segregate poiché i vocaboli che iniziano con il suffisso “ps” incutono sempre un ingiustificato timore. Ebbene, spariti i manicomi, non è scomparsa la manicomialità come modalità e stile di avvicinarsi e di rapportarsi con l’ altro.
Guardando negli occhi questi miei “amici” smarriti, impauriti e confusi, questi miei “fratelli” deboli e indifesi, non posso accettare, mi scusi la franchezza, la superficialità con cui lei si è schierato a favore dell’eutanasia. Io, come più volte ho già manifestato, mi batterò con tutte le mie forze, per loro, affinchè questo orrore non sia legalizzato.
Mi meraviglia molto che una persona della sua sensibilità ed elevatezza culturale non riesca a presumere il futuro, non perché posseggo delle “sfere di cristallo” per prevede il domani ma in base a ciò che sta avvenendo nei tre Paesi dove l’eutanasia è legale: Olanda e Belgio da vent’anni e Canada da pochi anni. Mi dispiace che non riesca a comprendere, e come lei tanti altri, che la stessa modalità che si vuole adottare in Italia è già stata sperimentata da questi tre Paesi. Prima la legalizzazione del suicidio assistito, poi dell’eutanasia per i casi più gravi, infine, con il trascorrere del tempo, “le maglie si sono allargate” e tutti i “paletti” sono saltati, e ora in molti la esigono per ogni tipologia di malattia e di disabilità, anche per i minori. Ma, peggio ancora, tanti sono vittime di questa barbaria e il loro ultimo grido straziante prima della “dolce morte” è: “non voglio l’eutanasia”. Ma, ormai, è troppo tardi! Emblematico in Olanda, tra le centinaia di casi fu “la soppressione” di una donna di 74 anni affetta da demenza senile episodio che portò in tribunale la dottoressa Catharina A., poi assolta dalla Corte Suprema Olandese. Cosa successe quel giorno? La signora, alcuni anni prima, aveva redatto un testamento biologico esigendo l’eutanasia se fosse stata ricoverata in una casa di riposo, ma specificò: “solo su mia richiesta, quando riterrò che sia giunto il momento”. La dottoressa, invece, in accordo con la famiglia, un giorno del luglio 2016 decise di “terminare” la donna. Drogò l’anziana versandole un sedativo nel caffè, ma dopo la prima delle tre iniezioni, la signora si svegliò, comprese quello che stava avvenendo e tentò di divincolarsi. Ma, lo spietato medico, nonostante le suppliche della paziente, supportata dai familiari, immobilizzò l’anziana e terminò la procedura di morte .
Non possiamo scordare, inoltre, per quanto riguarda il Canada la legge BILL C-7 del 17 marzo 2021 che ampliò le opportunità di accedere all’eutanasia. Ora, per avvalersi della pratica eutanasica, non necessita più essere affetti da gravi malattie fisiche o accentuate disabilità, ma l’accesso è accordato a chi è sofferente di qualsiasi infermità o fragilità; anche la solitudine e l’isolamento. E, l’l 11 marzo 2022, toccò ai malati mentali. Ma queste cose, il suo “amico” Marco Cappato, non le racconterà mai!
E, poi, se vogliamo allargare un po’ il discorso, non possiamo scordare quello che io definisco il “problema dei problemi” della nostra Nazione: l’inverno demografico. Poche nascite, una popolazione che invecchia, e ciò comporterà a breve, prima la riduzione e poi l’abolizione dell’attuale sistema sanitario “universalistico” come pure dovrà essere riformulato il sistema pensionistico. Le proiezioni riguardanti il 2030 mostrano che l’assegno mensile del pensionato non potrà superare il 60% dell’ultima mensilità percepita da lavoratore. Pertanto, quale soluzione migliore di avviare i più vulnerabili alla morte? L’eutanasia potrebbe divenire una “formidabile pressione” sugli “scarti della società”, dal momento che il malato, il disabile, il sofferente di patologie psichiatriche sono liberi solo formalmente, vivendo una condizione di totale fragilità esistenziale, psicologica e emotiva. Si pensi, esempio, alle sollecitazioni a “togliere il disturbo” che potrebbero essere esercitate su questi sofferenti colpevolizzandoli per i loro costi sociali. Sa, caro don, con questa metodologia quanti risparmi si ipotizzano?
Interessante è la storia di Francois e Anne Schiedts. Nel maggio 2015, questa coppia di ottantenni belgi, Francois (anni 89) e Anne (anni 86), dopo 63 anni di matrimonio decisero di darsi insieme una “buona morte preventiva” dopo aver salutato famigliari e amici. Così commentò la morte dei genitori uno dei tre figli, Jean-Paul: “Capisco perfettamente l’atteggiamento dei miei genitori. Li sostengo. Sia per loro che per noi, loro figli, questa è la soluzione migliore. Se uno di loro dovesse morire, chi resta sarebbe così triste e totalmente dipendente da noi, diverrebbe per noi un grosso problema” .
Questi sono solo due casi ma ne può trovare decine tutti documentati.

Cordialmente.

don Gian Maria Comolli

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