Prosegue l’abuso di propaganda di Emma Bonino

By 1 Marzo 2018Attualità

Emma Bonino non si smentisce. Ha litigato con la legalità e non accetta i limiti imposti dalla legge ai cittadini italiani.

Anni fa affermava platealmente di aver eseguito, in violazione della legge penale che lo vietava, oltre 10.000 aborti con una pompa da bicicletta (anche se si può ritenere che il numero fosse decisamente esagerato a scopi propagandistici della immonda pratica). Non è mai stata punita perché il reato di procurato aborto previsto dal codice penale fu abrogato e sostituito dal reato di aborto punito dalla legge 194/78, che essendo fattispecie differente rispetto a quella prevista dal codice, non era applicabile retroattivamente.
Oggi, come allora, platealmente e impunemente pare continuare a violare la legge.
Stavolta però si limita all’art. 6 della Legge 04/04/1956, n.212, che vieta espressamente “ogni forma di propaganda elettorale luminosa o figurativa, a carattere fisso in luogo pubblico, escluse le insegne indicanti le sedi dei partiti. È vietato, altresì, il lancio o il getto di volantini in luogo pubblico o aperto al pubblico e ogni forma di propaganda luminosa mobile.” nei trenta giorni precedenti le competizioni elettorali.
Ed oggi, 16 febbraio 2018, ad esattamente 16 giorni dalle votazioni politiche, ancora si possono ammirare nella stazione di Roma Termini, come alle fermate degli autobus e del metrò cartelloni luminosi che alternano la foto della candidata Emma Bonino con l’invito a votare il suo partito il 4 marzo 2018.
In particolare a Roma Termini se ne trova uno di almeno m. 10 x 3.
Mi dicono che oltre ai cartelloni luminosi vi siano anche moltissimi manifesti (che rientrano nella definizione di propaganda elettorale figurativa) in giro per tutta la città.
Forse Emma non sa che il terzo comma dell’art 6 (che dichiarava punibile esclusivamente chi venisse “materialmente è colto in flagranza nell’atto di affissione” ed escludeva la solidarietà con il committente) è stato abrogato nel lontano 2007 e che dunque rischia l’arresto fino a sei mesi e con l’ammenda da lire 100.000 a lire 1.000.000.
Ci sarà qualcuno a Roma che abbia il fegato di denunciarla e di chiedere che la propaganda illegittima venga rimossa?
Monica Boccardi
La Croce Quotidiana, 17/02/2018