Rapporto Astalli: più difficoltà per i migranti. Maggiore integrazione

By 24 Aprile 2018Migranti e povertà

È stato presentato a Roma il Rapporto Annuale 2018 del Centro Astalli che fotografa la condizione di migranti e rifugiati. L’integrazione resta la sfida più urgente.

Per l’Occidente “la sfida principale è quella di favorire l’incontro delle popolazioni e delle culture” quindi “trasformare la differenza in fonte di arricchimento reciproco”. Con queste parole si esprimeva il cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin in un colloquio con Ferruccio De Bortoli in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato, il cui testo integrale chiude il Rapporto Annuale 2018 del Centro Astalli, presentato questa mattina. Il documento rivela una fotografia della situazione dei richiedenti asilo e dei rifugiati che da gennaio a dicembre dello scorso anno sono entrati in contatto con uno dei servizi Astalli.

L’integrazione, la sfida più urgente da affrontare
Quello che emerge nel Rapporto 2018 del Centro Astalli – la sede italiana del Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati – è un incremento dei problemi di accesso alla protezione per chi chiede asilo e la difficoltà di raggiungere un sistema di accoglienza unico e standardizzato in tutto il territorio italiano, nonostante il calo degli arrivi registrato in Italia nel 2017 (circa 119 mila rispetto ai 181 mila dell’anno precedente). “I Centri di Accoglienza Straordinaria (CAS) – rivela Astalli – restano la soluzione prevalente, mentre la rete SPRAR (Sistema di Protezione per Richiedenti asilo e Rifugiati), a luglio 2017 copriva poco meno del 15% dei circa 205 mila posti disponibili. Si è cercato di razionalizzare il sistema, ma la situazione di molti territori non è in linea con quanto previsto e, in particolare – come denuncia il Rapporto – il passaggio tra la prima e la seconda accoglienza avviene con forte ritardo e per un numero limitato di persone, penalizzando la qualità dei percorsi di integrazione”.

Meno arrivi, ma storie drammatiche
Il documento presentato sottolinea poi che non necessariamente “il calo del numero delle persone che arrivano in Europa in cerca di protezione è una buona notizia”. Questo perché spesso la mancanza di sbarchi è la conseguenza della detenzione dei migranti nei centri in Libia. Crescono infatti, come testimoniano gli arrivi al Centro SaMiFo, che assiste vittime di violenza intenzionale e tortura, le persone traumatizzate in seguito ai viaggi e, soprattutto, alla loro incarcerazione nelle carceri libiche, spesso “in condizioni critiche” o altre volte dopo essere stati “intercettati in mare e riportati al porto di partenza”. Inoltre, la mortalità delle rotte è rimasta pressoché invariata: “sia nel 2016 che 2017 non ce l’hanno fatta almeno due migranti su 100”.

Accogliere per ricostruire
La nota positiva delle attività del centro Astalli è l’incremento delle persone che sono uscite dalle comunità di accoglienza e hanno raggiunto l’integrazione nella società. Il Rapporto evidenzia infatti che “nel 2017 è aumentato il numero di coloro che si sono rivolti al servizio di accompagnamento all’autonomia ed è cresciuto del 27% il numero delle persone accolte nelle Comunità di ospitalità”. Questo progetto, pensato per completare i percorsi di inserimento sociale, ha portato ad un 50% in più di persone (75 in numeri assoluti) che sono uscite dalle comunità “raggiungendo l’obiettivo che era stato definito con loro nel progetto di semi-autonomia”. Un’ulteriore conferma che, per migranti e rifugiati, una casa e la possibilità di un lavoro “continuano ad essere punti di partenza indispensabili per ricostruire una quotidianità in un nuovo Paese”.

Salvatore Tropea
VaticaNews, 9 aprile 2018