EDITORIALE – Abbiamo smarrito il “buon senso”

By 23 Novembre 2018Attualità

Ormai da troppo tempo nel nostro Paese il “buon senso”, cioè la “capacità naturale e istintiva di giudicare rettamente le cose” come afferma l’Enciclopedia Treccani, o la “capacità di comportarsi con saggezza” come attesta il Dizionario Zangarelli, si è ecclissato non tanto nella popolazione ma in coloro che si presentano come opinion leader o che devono assumere decisioni riguardanti il bene comune. Appellandosi al “politicamente corretto” hanno cestinato sia il sentire comune che fenomeni inconfutabilmente congiunti alla natura umana. Allora, ci si meraviglia, che il Presidente degli Stati Uniti D. Trump affermi che una persona è di genere maschile e femminile a seconda che abbia l’apparato genitale maschile oppure femminile. Ci si stupisce che il nuovo Presidente brasiliano M.Bolsonaro lanci una battaglia contro “ideologie dannose” nell’educazione. O che il nostro Ministro degli Interni M. Salvini chieda di rimuovere dalla carta d’identità dei minori e da altri documenti la dicitura “genitore 1 e genitore 2” ripristinando la dicitura “padre” e “madre” com’è da sempre.

Personalmente queste prese di posizioni non mi stupiscono poiché è come affermare che “l’acqua è bagnata”. Ma, purtroppo, questo non è il pensiero del Garante della Privacy Antonello Soro, ex deputato del Partito Democratico, che ha rifiutato la proposta di Salvini, scordando evidenti fondamenti naturali e societari.

Primo. Un bambino nasce unicamente dall’unione di un uomo e di una donna che dovrebbero essere per lui il “papà” e la “mamma”. E’ un suo “diritto” se vogliamo offrirgli una crescita regolare, globale e armonica. Affermano gli psicologi R. Lafrate e G. Tamanza in un articolo pubblicato sul bimestrale dell’Università Cattolica “Vita e Pensiero” : “Tutta la letteratura psicologica metta da sempre in evidenza il ruolo differenziale delle due figure genitoriali, mostrando come madri e padri giochino ruoli e funzioni diversi e complementari nell’educazione dei figli e nella trasmissione di competenze e valori”. Per crescere, un individuo ha bisogno di fare esperienza della differenza, ossia di essere in grado di mettersi in rapporto, confrontarsi e imparare dall’altro, la non omologabilità delle funzioni del maschile e del femminile appare decisiva”. Argomento approfondito da Tamanza nel testo: “Il disegno congiunto della famiglia. Uno strumento per l’analisi delle relazioni familiari”.

Secondo. Non siamo così ingenui da non comprendere che la presa di posizione del Garante è una chiara scelta ideologica dettata dalla presenza nel nostro Paese delle unioni civili che riguardano una porzione limitatissima della popolazione ma molto rumorosa.

Ma, con questa scelta, il Garante ha commesso almeno due errori.

1.La normativa italiana non riconosce l’omogenitorialità. Ma, purtroppo alcuni giudici e sindaci andando “contra legem” hanno autorizzato la registrazione nei registri di stato civile di piccoli nati dalle unioni civili anche mediante l’obbrobrioso metodo dell’utero in affitto.  Di conseguenza, il nostro Garante, ha dato ragione a chi è nel torto.

2.Nuovamente interpretando erratamente il concetto di “non discriminazione”, si è voluto favorire un’infinitesima parte della popolazione danneggiando la maggioranza e soprattutto il sentire comune, volendo sdoganare l’idea che “padre” e “madre” non esistono ma tutti sono “padri e madri” cioè genitori. E’ la stessa logica che sta alla base della decisione di alcuni dirigenti scolastici che per riverenza agli alunni mussulmani decidono di eliminare i segni del Natale.

Questo continuo e ripetuto smarrimento del “buon senso” che possiamo definire anche colonizzazioni ideologia distrugge le famiglie e le società.

Il mio è un pensiero omofobo, fascista o oscurantista? Assolutamente no!

E’ il pensiero di chi faticosamente s’impegna a ragionare ogni giorno “con la propria testa” e vorrebbe poter chiamare le cose con il loro nome. Poter ancora affermare che “due più due fa quattro” o che “le foglie in estate sono verdi”.

Don Gian Maria Comolli