Il Rapporto Censis fotografa un popolo incattivito e depresso

By 9 Gennaio 2019Attualità

Dal 52° rapporto Censis 2018 sulla situazione sociale ed economica dell’Italia, reso noto in questi giorni, emerge la fotografia di un popolo incattivito, depresso, privo di ideali, composto da individui che sempre meno si sposano e sempre più divorziano.

Dal 2006 al 2016 i matrimoni sono diminuiti del 17,4%, passando da 245.992 a 203.258. A diminuire sono soprattutto gli sposalizi religiosi (-33,6%), mentre quelli civili sono aumentati del 14,1%, fino a rappresentare il 46,9% del totale. Le separazioni sono aumentate dalle 80.407 del 2006 alle 91.706 del 2015 (+14%), mentre i divorzi, anche per impulso della legge sul “divorzio breve”, raddoppiano letteralmente, passando dai 49.534 del 2006 ai 99.071 del 2016 (+100%). E cresce la “singletudine”: le persone sole non vedove sono aumentate del 50,3% dal 2007 al 2017 e oggi sono poco più di 5 milioni.

Tutta colpa della crisi economica? La maggioranza dell’opinione pubblica pensa di sì, compresa la Chiesa dell’attuale Pontificato, molto attenta ai discorsi pauperisti e poco sollecita alle miserie spirituali.

L’Italia ha conosciuto tempi di grande povertà materiale nell’Ottocento e nel Novecento, tuttavia, grazie ai valori cattolici, la cattiveria veniva socialmente contenuta perché la priorità era la coscienza personale che si imponeva, almeno nei principi, rispetto alle ambizioni economiche. La Chiesa raccomandava l’esame di coscienza ogni sera per elencare e vagliare azioni malevole e mancanze commesse durante il giorno, non quelle degli altri, ma le proprie.

I giovani italiani di 50 anni fa, rivendicatori di “libertà” dalla famiglia (quella con le regole) e dalla scuola-università (quella che formava le persone oltre che istruirle), vivevano ancora in un tessuto cattolico; la collettività giovanile odierna, adagiata sulle “no regole” degli adulti (figli della noia), sul loro “vietato vietare!”, vive la trasgressione non come tale, in quanto essa si compie come violazione di una norma etica, bensì come un fatto normale dell’attualità in corso. Essa non ha più ideali, neppure quelli fallaci e negativi, in quanto tutto il moralmente disdicevole è divenuto lecito e quotidiano: dal modo di esprimersi, al modo di vestirsi, al modo di comportarsi in privato e in pubblico.

Il divertimento viene concepito come tempo da dedicare allo “sballo”, ovvero al privarsi di quell’attività che nobilita l’uomo rispetto a tutti gli esseri dell’Universo: la ragione, e nel compiere tale depennamento, il soggetto perde ogni dignità, ogni pudore, ogni senso del dovere verso se stesso e gli altri, e ogni difesa.

Così è divenuto normale che una madre ed un padre di quattro figli, come è accaduto nel fattaccio della discoteca di Corinaldo – il paese natale di Santa Maria Goretti, assassinata a 12 anni perché difese la sua integrità fisica e spirituale (questa è libertà!) – accompagnasse la sua bambina di 11 anni nella discoteca «Lanterna azzurra», perché la piccola si “divertisse” in un contesto fatto di alcool, droga e canzoni allucinogene, proposte dal rapper Sfera Ebbasta, classe 1992. E come Eleonora Girolimini, che qui ha trovato la morte per difendere la sua Gemma, anche altri genitori hanno accompagnato i propri figli in questo girone infernale, per non parlare di tutti gli altri minorenni, le cui madri e i cui padri sono rimasti a casa.

Sesso, demenza, droga sono i contenuti dei testi delle canzoni di Ebbasta, pseudonimo di Gionata Boschetti, pervertitore mentale di bambini e adolescenti: è sufficiente andarli a leggere su internet per rendersene conto… Tuttavia è diventato abituale che genitori ed insegnanti avvallino questo genere di “divertimenti” per i loro figli e i loro alunni… Sul macabro evento di Corinaldo la formula magica ed esorcizzante per tutti è: bisogna trovare i responsabili per avere giustizia! E la Chiesa laicizzata cosa ne pensa? Si adegua all’idem sentire comune. Nessuna autocritica è attiva: né da parte dei genitori, né dei docenti, né del clero.

La prima responsabilità è da ricercare proprio qui: nelle famiglie, nelle scuole, nelle parrocchie, prima ancora che negli accadimenti della «Lanterna azzurra», che non dovrebbe neppure esistere per come è concepita, come non dovrebbero esistere altre similari realtà. La Chiesa, che dovrebbe essere la prima ad essere maestra in formazione corretta delle persone e delle anime, la prima ad essere maestra di moralità, offrendo, come ha fatto per secoli e secoli, il sano e saggio vivere, è colpevolmente assente nel vuoto spirituale che nell’Occidente schizofrenico si è creato, procurando un malessere di proporzioni spaventose, dove i minori, privati di ragione e di innocenza, sono le prime vittime di coloro che permettono tali “divertimenti”, dandoli in pasto all’Ebbasta di turno.

Quali adulti e genitori si stanno forgiando per il domani? Se la frustrazione, depressione, solitudine, abbruttimento e cattiveria, come si evince dal rapporto Censis, sono i frutti della generazione sessantottina, i cui figli avallano i gusti perversi dei propri figli, che cosa sarà l’Italia fra 30-50 anni?

Il Concilio Vaticano II si era riproposto di avvicinare i “lontani” attraverso le concessioni agli erranti, ma tali concessioni hanno prodotto l’assenso agli errori del mondo, rinunciando sempre più ai principi cattolici ed ora ci troviamo in una condizione tragica, nella quale assistiamo a fenomeni di mercato, come il divismo concesso a personaggi perversi, che risucchiano l’età dell’innocenza per antonomasia. Ormai i bambini smettono di giocare a 9-10 anni perché a scuola, come nei locali, come sui social (scattano foto provocanti per pubblicarle sul web) devono atteggiarsi a spacconi e lucciole, e a volte anche a gay. Così i giovani, privati degli elementari diritti naturali di avere madri e padri autorevoli e saggi, privati della loro libertà di crescere in pace e in serenità, crescono spiritualmente deformi fra genitori conviventi, divorziati, adulteri.

Se da un lato i bambini non nascono perché uccisi a causa degli aborti, dall’altro, i superstiti, sono costretti ad avere “educatori” che assecondano la malapianta dei vizi (alcol, droga, sesso). Su tutto questo panorama sconcertante ha gettato benzina l’esortazione apostolica Amoris laetitia di Papa Francesco, che ha aperto le porte al sacrilegio, ammettendo, “caso per caso”, la comunione ai divorziati risposati.

Con la smania di rincorrere i “lontani”, i pastori si sono allontanati dai propri doveri, mentre le chiese sono sempre più vuote di sacerdoti, di fedeli, di Gesù Cristo.

Cristina Siccardi

12 dicembre 2018

Il Rapporto Censis fotografa un popolo incattivito e depresso