George Pell di nuovo indagato per pedofilia. «Un tempismo che puzza»

By 14 Aprile 2020Attualità

Altra accusa di abusi sessuali su minore nei confronti del cardinale australiano. Il commento del giornalista Andrew Bolt: «Va aperta un’inchiesta sulla polizia».

Il cardinale George Pell è di nuovo nel mirino della polizia australiana per un altro presunto caso di abusi sessuali su minori. Lo scrive, tra gli altri media, il Guardian riprendendo la cronaca dell’Herald Sun.

Come sanno bene i lettori di Tempi, questa nuova accusa di pedofilia contro l’ex “numero tre del Vaticano” (Pell infatti era prefetto della segreteria per l’Economia della Santa Sede quando ha deciso di lasciare l’Italia per difendersi in tribunale a Melbourne) salta fuori dopo un processo che diversi osservatori non hanno esitato a paragonare alla «caccia alle streghe».

Nonostante la contraddittorietà delle accuse e la sostanziale mancanza di prove a sostegno (a differenza delle testimonianze a sua discolpa, che abbondavano), il cardinale australiano è stato condannato in due gradi di giudizio e chiuso in carcere per oltre 400 giorni, finché l’Alta Corte del paese ha demolito le precedenti sentenze restituendo la libertà al prelato.

UNA STRANA COINCIDENZA

In un clima comunque tutt’altro che pacificato – lo stesso che ha accompagnato tutta la vicenda, influenzando non poco giurie e giudici – proprio oggi è andata in onda su Sky News Australia l’intervista esclusiva concessa da George Pell a Andrew Bolt, celebre giornalista tv australiano che fin da subito aveva messo in dubbio il castello accusatorio costruito intorno al cardinale (qui una sua intervista a Tempi). Coincidenza vuole che nello stesso giorno l’Herald Sun sia uscito con la notizia secondo la quale, sintetizza il Guardian, «Pell è sotto indagine da parte della polizia per un episodio degli anni Settanta, quando serviva come sacerdote nella città di Ballarat».

CI VORREBBE UN GIUSTO PROCESSO

Scrive il quotidiano britannico:

«L’articolo [dell’Herald Sun] non lascia intendere che l’accusa sia vera, e Pell ha sempre negato con decisione ogni accusa di abuso sessuale nei propri confronti. 

Un portavoce della polizia dello Stato di Victoria dice: “La polizia di Victoria non intende rilasciare dichiarazioni in merito a queste accuse”.

Il Guardian ha chiesto un commento all’arcidiocesi cattolica di Sydney. 

L’Herald Sun cita le parole della portavoce di Pell, Katrina Lee: “In qualunque vicenda di polizia dovrebbe esserci un giusto processo svolto attraverso i canali appropriati”. 

Pell potrebbe anche trovarsi ad affrontare diverse cause civili».

UNA «PERSECUZIONE»

Commentando con un collega di Sky News Australia la notizia delle nuove indagini per pedofilia sul conto del cardinale Pell, Andrew Bolt spiega di aver trovato il prelato fin troppo sereno per quello che ha subìto («una delle più incredibili cacce alla strega che si siano mai viste»). Nell’intervista esclusiva, il giornalista aveva giusto finito di discutere con Pell della possibilità che la polizia continuasse a «perseguitarlo».

L’INDIGNAZIONE DI BOLT

Commenta Bolt in merito alla nuova indagine:

«Non ho idea di che accusa sia questa, trovo curioso che non ci sia alcun dettaglio. Chi lo accusa? Perché? Niente di niente. Se si tratta di un’accusa credibile, beh, certo che bisogna indagare. Io non ho modo di sapere se sia falsa o credibile. Ma devo dire questo: la tempistica puzza.

Si tratta di una fuga di notizie che non abbiamo modo di valutare, che si verifica proprio nel giorno in cui va in onda l’intervista a George Pell, quando nei giorni scorsi qualcuno – compreso io stesso ieri – ha chiesto che sia aperta un’inchiesta sulla caccia a George Pell da parte della polizia.

Tenete in mente questo: la polizia ha provato a incarcerare George Pell per 26 volte, utilizzando 9 diverse presunte vittime, per le quali aveva chiesto pubblicamente di venire allo scoperto».  

«INDAGARE SULLA POLIZIA»

Ciascuna di quelle accuse, prosegue il giornalista di Sky News Australia, è caduta nel vuoto non per qualche stratagemma difensivo, ma perché si sono rivelate tutte «talmente ridicole, talmente raffazzonate, talmente deboli che si sono sgretolate fra le mani della polizia».

«In un caso ci sarebbero stati 50 testimoni nei paraggi mentre Pell perpetrava il presunto abuso su un ragazzo. Ebbene, la polizia non ne ha interrogato neanche uno. Ha preso per vera l’accusa, l’ha portata a processo, ed è per questa accusa che George Pell è stato incarcerato. Tutto questo puzza fino al cielo. Bisogna aprire un’inchiesta sulla polizia dello Stato di Victoria».

Redazione 14 aprile 2020

George Pell di nuovo indagato per pedofilia. «Un tempismo che puzza»