QUESITO – Accompagnamento alla morte: atto di profondo amore

By 20 Novembre 2018Pillole di saggezza

 

Alcuni pensano che accompagnare una persona nella parte terminale della vita significhi anche favorirne la morte. Personalmente ritengo errata questa interpretazione. Come accompagnare alla morte, con dignità, ad esempio,  un malato tumorale? Andrea.

L’ ammalato tumorale, anche nello stadio finale della sua esistenza, è una persona inguaribile ma non incurabile.

Il cancro è la seconda causa di morte dopo le malattie cardiovascolari, e nel 75% dei casi provoca dolorosi sintomi di difficile controllo, soprattutto quando è superata la fase di guaribilità. In questi casi, nell’approccio assistenziale, è prioritario l’obiettivo della «qualità di vita» del malato, procurandogli sollievo dal dolore, mettendosi in ascolto delle sue ansie ed interpretando le sue piccole o grandi esigenze.

Il vissuto psicologico del malato oncologico terminale.

Kubler Ross che condusse negli anni ’80 del XX secolo uno studio su questi pazienti, evidenziò cinque fasi psicologiche, percorse da tutti, pur con modalità soggettive diversificate: la negazione, la ribellione, il pat­teggiamento, la depressione e l’accettazione.

La negazione. Il malato rifiuta la verità sulla malattia tumorale; è incredulo sulla sua reale situazione.

La ribellione. Costatando l’evoluzione negativa dello stato di salute, il paziente comprende piano piano il suo stato, ma contemporaneamente subentra in lui una profonda ribellione che manifesta, a volte, con atteggiamenti di collera nei riguardi degli operatori sanitari, dei
familiari, e anche di Dio ritenuto ingiusto.

Il patteggiamento. Il sofferente ricerca un compromesso con la verità, augurandosi in una dilata­zione del tempo per realizzare alcuni obiettivi.

– La depressione. E’ la fase del lottatore sfinito, definitivamente sconfitto. In questo periodo è rilevante consentire al malato di manifestare i suoi sentimenti e contemporaneamente dimostrargli com­prensione e vicinanza affettiva.

L’accettazione. Il malato ben comprende che il suo destino è tracciato definitivamente e si rassegna. A volte con coraggio e serenità sostenuto dalla fede, ma spesso è unicamente l’amara constatazione del fallimento della sua lotta e della sua fine imminente (cfr E. Kubler Ross, La morte e il morire, Cittadella Assisi 2005).

Dunque, accompagnare alla morte, comporta la cura dell’aspetto fisico, psicologico e spirituale, aspetto quest’ultimo, a volte trascurato. Un articolo pubblicato nei primi mesi del 2012 sulla Rivista italiana di cure palliative, riportando uno studio dello psicologo A. Filiberti condotto presso l’ospedale di Verbania, indica che l’85% dei malati tumorali chiede un’adeguata assistenza spirituale. Lo studio conferma i dati di ricerche precedentemente divulgate. Pur non addentrandomi nella complessa tematica riguardante il termine «spiritualità» che concerne sia quella umana che quella religiosa e confessionale, è importante sottolineare che la cura di questa dimensione è un elemento fondamentale dell’assistenza considerando il tormento provocato dalla morte prossima. Ciò è ben compreso nei Paesi anglosassoni dove l’assistente spirituale, adeguatamente preparato, è componente dell’équipe terapeutica.

Come stimolo, ma anche come verifica, propongo il testo sui «diritti dei malati» redatto dalla Fondazione Floriani di Milano.

«Chi sta morendo ha diritto: 1. Ad essere considerato come persona sino alla morte. 2. Ad essere informato sulle sue condizioni, se lo vuole. 3. A non essere ingannato e a ricevere risposte veritiere. 4. A partecipare alle decisioni che lo riguardano e al rispetto della sua volontà. 5. Al sollievo del dolore e della sofferenza. 6. A cure ed assistenza continue nell’ambiente desiderato. 7. A non subire interventi che prolunghino il morire. 8. All’aiuto psicologico e al conforto spirituale, secondo le sue convinzioni e la sua fede. 9. Alla vicinanza dei suoi cari. 10. A non morire nell’isolamento e in solitudine. 11. A morire in pace e con dignità» (www.fondazionefloriani.eu).

don Gian Maria Comolli