I figli della white working class nuova specie “protetta”

By 12 Marzo 2019Gender

In Inghilterra i ragionieri dell’egualitarismo hanno un problema: proteggere dalle discriminazioni i ragazzi del mondo più inviso al politicamente corretto.

Dal diario dei cortocircuiti inglesi: il servizio per la parità del settore pubblico, creato dall’Equality Act 2010 e attivo dal 2011 in Inghilterra, Scozia e Galles allo scopo di «combattere le disuguaglianze tra diversi gruppi etnici», non funziona. Basta farsi un giro nelle scuole del Regno Unito: non sono ricchi, non appartengono alle élite, sono i figli della working class, sono bianchi e hanno un grado di scolarizzazione così bassa rispetto ai compagni di classe di altri gruppi etnici e sociali da rendere necessaria un’azione di governo per affrontare la crisi.

BIANCHI E POCO SCOLARIZZATI

La questione degli operai bianchi della piccola e media industria, che vivono nelle aree urbane e con un basso indice di scolarizzazione non è certo nuova. La novità sta nell’allarme lanciato dalla Commissione per l’uguaglianza e i diritti umani (Ehrc): colmare il gap tra gli studenti della working class e i coetanei, spiega un portavoce della Commissione al Telegraph, sta diventando così difficile che non possiamo stare più a guardare. I dati ufficiali mostrano che al momento dell’inizio della scuola il grado di alfabetizzazione e delle abilità di questi ragazzi che si qualificano per beneficiare dei pasti scolastici gratuiti è inferiore di ben 13 punti rispetto a quello degli studenti neri a loro coetanei e in condizioni di svantaggio sociale. All’età di 16 anni, il punteggio Gcse medio (General Certificate of Secondary Education, l’esame che chiude gli anni di studio presso la scuola d’obbligo) di questi ragazzi è del 29,5, contro il 40,5 ottenuto dai ragazzi asiatici, sempre in condizioni di svantaggio. E per quanto riguarda il genere, oggi le studentesse hanno il 35 per cento in più di probabilità di andare all’università rispetto ai loro coetanei maschi, ma il divario si sta allargando: se le tendenze attuali saranno confermate, una bambina nata nel 2016 avrà il 75 per cento di possibilità in più di iscriversi a una facoltà.

UNA NUOVA CATEGORIA PROTETTA

Insomma, secondo la Commissione questi ragazzi bianchi e non abbienti e pure ignoranti avrebbero tutte le caratteristiche per essere considerati una categoria protetta e dovrebbero poter godere dello stesso trattamento “speciale” riservato ai ragazzi disabili, ai rom, i nomadi, alle categorie più fragili della società.  La Commissione esorta pertanto il governo ad introdurre nuovi regolamenti che impongano ai ministri e agli enti pubblici di stabilire obiettivi chiari e piani d’azione per invertire il trend delle disuguaglianze nelle loro aree di competenza. Nell’educazione in particolare, chiedono che siano messi a disposizione anche dei figli della white working class ulteriori supporti didattici (oggi disabili e “travellers” hanno diritto a sussidi per beneficiare di ore di insegnamento extra e ad uno staff di aiuto alla famiglia che li aiuti a frequentare le lezioni) e che gli insegnanti vengano adeguatamente formati per affrontare le differenze sociali.

È SEMPRE GUERRA AGLI STEREOTIPI

E come? Come al solito, come da dieci anni a questa parte nel Regno Unito: per esempio svolgendo lezioni per sfidare gli stereotipi di genere o per introdurre autori maschili quali potenziali modelli di comportamento che incoraggino i ragazzi a leggere.  In altre parole, dopo aver trasformato in «obbligo» il «dovere generale di uguaglianza» in ambito di età, disabilità, sesso, riassegnazione di genere, gravidanza e maternità, razza, religione o credo e orientamento sessuale, i ragionieri dell’egualitarismo devono prendere atto che il loro orientamento burocratico può inaugurare nuove forme di discriminazione. E invece di considerare ogni differenza incomparabile a un’altra differenza, cercando di rapportarsi ad essa come tale, allarga le maglie delle “categorie protette”, minaccia sanzioni, promette benefici. Ma pari opportunità non significa pareggiare i conti. E che a ricordarcelo siano i ragazzi della tanto vituperata white working class, da sempre bollati come rozzi, poveri, bifolchi, razzisti, sessisti, che mai hanno goduto della protezione del politicamente corretto, è una strana eterogenesi dei fini.

Caterina Giojelli

26 febbraio 2019

I figli della white working class nuova specie “protetta”