Il sacerdote accusato in Campania. Il dolore degli abusati grida al cospetto di Dio

By 9 Novembre 2019Notizie Chiesa

Ci sono giorni in cui ti senti come svuotato dentro. Raccogli le idee, studi, rifletti, preghi, ma quel senso di gelo e di angoscia che ti accompagna, rimane. Venerdì mattina, nel Casertano, viene arrestato don Michele Mottola, un sacerdote sessantenne del clero di Aversa, la diocesi che ci è madre e maestra, indagato per presunti atti di pedofilia. Solo pochi giorni prima il noto porgramma ‘Le Iene’ aveva raccontato la triste storia di una bambina che sarebbe stata da lui molestata e mandato in onda una sua intervista. Nel giro di poche ore i giornali si scatenano, il web impazzisce, i commenti si fanno feroci, pericolosi.

La gente è scandalizzata, e questo è un grande bene. I bambini non si toccano, i bambini vanno tutelati e difesi, i bambini sono sacri. I bambini vanno amati. Come tutti, anche don Michele è da considerare innocente fino a condanna certa. I casi di pedofilia, o di presunta pedofilia nel clero, alla Chiesa stanno facendo più male di una spietata guerra di persecuzione. E, purtroppo, arrivano a minare la fiducia anche nei suoi ministri più limpidi, che sono la grande maggioranza, e persino in quelli che per i diritti e la difesa dei bambini stanno consumando la loro vita. Un danno incalcolabile, il sospetto che si abbatte su tutti. Una ferita aperta nel cuore della Chiesa e della gente. Il Papa, in questi anni, è corso ai ripari con decisione. Sta facendo di tutto perché questa zizzania velenosa venga estirpata. Per il bene dei bambini, innanzitutto. Occorre guardare a loro, al loro equilibrio, al loro futuro. Alla loro vita. Alla loro fede. Il male derivante dalla ferita inferta da un nemico è niente se paragonato alla lacerazione immensa che deriva dalle ferite che ti vengono da una persona cara. I bambini al centro.

Dobbiamo mettere i bambini al centro delle nostre case, delle nostre chiese, delle nostre scuole, della nostra società. Gesù ce lo disse a chiare lettere: «Se non diventerete come bambini, non entrerete nel regno dei cieli». Ai bambini, innanzitutto a loro, vogliamo chiedere perdono, poi alle loro famiglie, infine, ma non ultimo, alla santa madre Chiesa. Chiesa, sposa di Cristo, popolo di Dio, «colonna a fondamento della verità ». Quanto male abbiamo arrecato a lei e allo stupendo e incommensurabile messaggio che deve trasmettere. Chiesa di Dio, chiamata a perdonare tutti i tuoi figli, perdona oggi coloro che al riparo della talare, della stola, dell’Altare hanno tradito. Preti pedofili, preti attratti dai bambini, preti pericolosi per i bambini. Bambini da salvaguardare, tutelare da chi avrebbe dovuto dare la vita per la loro salvezza.

Terribile dover difendere i bambini da chi ha scelto di servirli e di amarli. Che peccato. Che vergogna per l’intero presbiterio di una diocesi, di una regione, di una nazione, della Chiesa tutta. No, a nessun prete è dato il diritto di dire: io non c’ entro. Non c’entro, è vero, da un punto di vista penale, sociologico. Ma da un punto di vista squisitamente teologico, ecclesiale, c’entriamo tutti, eccome. Perché? Perché siamo un corpo solo, il corpo di Cristo. Un corpo che soffre quando un membro soffre e gioisce quando un membro gioisce. Un corpo che risente del peccato e della santità dei suoi membri. Per questo motivo, pur sapendo che sarebbe più comodo fingere di non sapere e aspettare che il tempo, in qualche modo, lenisca lo scandalo e il dolore, vogliamo invece farci avanti e assumerci le nostre responsabilità davanti alla nostra coscienza, alla Chiesa, al mondo.

Ognuno, a cominciare da chi sta scrivendo, deve avere il coraggio di mettere a nudo la sua coscienza davanti a Dio e chiedersi se ha fatto tutto, ma proprio tutto quello che avrebbe potuto fare, perché quel bambino quella bambina non finisse nella trappola. La salvezza anche di un solo bambino vale bene qualche piccolo problema. Occhi negli occhi, fratelli. «Con la coscienza non si scherza», ammoniva il grande don Primo Mazzolari. Nemmeno con i bambini si scherza. I bambini abusati muoiono dentro. Muoiono lentamente. Muoiono atrocemente. Il dolore dei bambini abusati grida vendetta al cospetto di Dio. Occorre osare di più. Per amore dei bambini. Per amore della Chiesa. Per amore dell’umanità.

Maurizio Patriciello

9 novembre 2019

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