CORRIERE DELLA SERA – Covid in Italia, Sileri: «Ora arriva anche l’influenza, la situazione si complica. Ai primi sintomi fate i test»

By 27 Settembre 2020Coronavirus

Il viceministro della Salute: «Dobbiamo evitare che le persone siano costrette a casa per giorni a causa di un raffreddore. E per farlo bisogna triplicare i tamponi e i test, e usare quelli rapidi»

Viceministro Pierpaolo Sileri, il Comitato tecnico scientifico ha detto no all’apertura degli stadi al 25%, è deluso?

«No e sono d’accordo con gli scienziati. Io avevo detto sì all’aumento degli spettatori ma solo con un rispetto rigidissimo delle regole e con la garanzia di controlli rigorosi: mille persone in uno stadio sono poche, ma anche così va fatto rispettare il distanziamento, va indossata la mascherina e ovunque vanno vietati gli assembramenti, all’interno e all’esterno degli impianti. Un’apertura con più pubblico è certamente auspicabile ma con molta gradualità, quindi è bene aspettare e vedere come evolve l’epidemia».

Da viceministro della Salute ma anche da medico, lei cosa prevede?

«Io credo che ci sarà un aumento dei contagi: entro i primi 10 giorni di ottobre potremo vedere gli effetti dell’apertura delle scuole, ma se riusciremo a tenere sotto controlli i focolai e l’aumento sarà graduale, il sistema sanitario non sarà sotto pressione. Non bisogna mollare la presa, con la stagione invernale arriveranno anche le sindromi influenzali e dobbiamo stare attenti a non intasare i pronto soccorso».

Come distinguere un raffreddore dai sintomi di infezione da Covid-19?

«Tamponi e test rapidi. Ne stiamo facendo molti ma dobbiamo triplicarli: dobbiamo migliorare e aumentare la diagnostica. E ai primi sintomi sospetti restare a casa e chiedere di fare i test: in questa situazione è sbagliato pensare “è solo un raffreddore”».

Al primo starnuto, ci si deve rinchiudere in isolamento?

«No, questo va evitato assolutamente: non dobbiamo lasciare le persone in casa ma far sì che abbiano una risposta in brevissimo tempo: oggi per il risultato di un tampone ci vogliono anche più di due giorni, con il rischio di intasare gli ospedali anche in caso di negatività».

Quindi?

«Quindi oltre ai tamponi ci sono i test salivari che si usano già negli areoporti e ora anche a scuola: sono più economici, danno il risultato quasi in tempo reale ed evitano una quarantena inutile».

È d’accordo nel ridurre la quarantena?

«Lo sono per chi ha avuto solo contatti indiretti con un positivo: oggi conosciamo di più il virus, e sappiamo che l’incubazione è tra i 4 e i 6 giorni, quindi già al settimo giorno si può fare un tampone e sapere se si è positivi. In caso negativo, isolarsi per altri 7 giorni è inutile, oggi vengono messe in quarantena troppe persone. Diverso il discorso per chi è positivo per cui la quarantena di due settimane è giusta».

Come si stanno comportando gli italiani?

«Sono bravissimi, ma bisogna continuare a rispettare in maniera rigida le 3 regole: mascherina, distanziamento, pulizia delle mani».

Perché in Francia e Spagna la situazione sembra fuori controllo?

«Forse hanno capito tardi l’importanza di rispettare le regole, all’estero non sono mai stati così rigidi come in Italia».

Claudia Voltattorni

Corrirere della Sera

27 Settembre 2020