Centrafrica e Mozambico. Suora e missionario uccisi in Africa. Servivano i più deboli

By 3 Giugno 2019Libertà Religiosa

Suor Ines Nieves Sancho, 77 anni, insegnava a cucire alle ragazze povere che nonostante l’età non aveva voluto lasciare. Padre Landry Ibil Ikwel, 34 anni, si occupava di non vedenti.

Un missionario e una suora sono stati uccisi in Africa. Il primo è stato aggredito a colpi di machete in Mozambico: padre Landry Ibil Ikwel aveva 34 anni, membro della Congregazione Sacri Cuori di Gesù e Maria, era direttore dell’Istituto per persone non vedenti di Beira, nella regione centrale del Paese. Padre Ibil Ikwel, riporta il Sismografo, era originario della Repubblica Democratica del Congo ed era stato ordinato il 7 febbraio 2016 a Kinshasa. Per ora la polizia sta indagando e fino a questo momento non ha fornito nessuna informazione limitandosi a confermare la notizia. Si tratta del decimo sacerdote ucciso nel mondo dall’inizio dell’anno, di cui 7 in Africa e 3 in America Latina.

Si sono intanto celebrati questa mattina i funerali di suor Ines Nieves Sancho, uccisa barbaramente in Centrafrica, la notte tra domenica e lunedì scorsi. Lo riferisce l’Osservatore Romano. La religiosa, 77 anni, è stata trovata morta lunedì mattina nel villaggio di Nola, diocesi di Berberati, nella Repubblica Centrafricana, nei locali dove insegnava alle ragazze in primo luogo a cucire e a provare a farsi una vita migliore. Il suo corpo è stato orrendamente mutilato.

Suor Ines apparteneva alla piccola comunità locale delle Figlie di Gesù. Da molti anni era impegnata in questo grande agglomerato della prefettura di Sangha-Mbaerè, nel sudovest della Repubblica Centrafricana, al confine con il Camerun. Qui, in un contesto fatto di edifici e baracche tirati su approssimativamente, da decenni aveva prestato la sua opera fino all’età avanzata. Aveva voluto rimanere a tutti i costi, anche da sola, per continuare nella sua missione finché le forze glielo avessero concesso. Nella notte fra domenica e lunedì alcuni sconosciuti si sono introdotti nella sua stanza, l’hanno prelevata e l’hanno condotta proprio nei locali dove teneva le sue lezioni di cucito. Forse un luogo simbolico per i suoi aggressori. Qui l’hanno decapitata.

I motivi dell’aggressione sono ancora sconosciuti. Nessuno ha rivendicato l’azione. Sebbene la scelta del luogo dell’omicidio possa essere indicativa, fra le ipotesi c’è anche quella della turpe pratica del commercio di organi umani. Spesso questo tipo di azione viene considerata propiziatoria di fortune, in primo luogo di una buona riuscita nella ricerca dei diamanti. Accade anche che siano gli stessi genitori a uccidere qualche figlio o a indugiare in comportamenti contro natura per propiziarsi la fortuna anelata. Una pratica che viene dal vicino Camerun, non a caso meta preferenziale di questo tipo di commercio. Il deputato Jean Marc Ndoukou ha accusato le autorità locali di non voler fare la necessaria chiarezza su questi fatti.

Redazione Internet

21 maggio 2019

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